Più volte nel mondo dello sport abbiamo assistito a clamorosi trasferimenti e cambi di maglia che hanno fatto andare su tutte le furie i tifosi, ed il panorama calcistico non ne è esente, anzi; è infatti uno dei principali luoghi dove la furia dei supporters verso gli ex-giocatori imperversa. Cerchiamo allora di evidenziare alcuni delle cessioni più clamorose di quelli che i fans chiamano spesso “traditori”.
10) Miralem Pjanic
La classifica non può che iniziare con uno dei trasferimenti più chiacchierati e contestati di questo calciomercato estivo. Il calciatore bosniaco ha deciso di passare alla Juve dopo 5 anni alla guida del centrocampo romanista. Il suo contributo si è dimostrato più di una volta fondamentale per la costruzione del gioco giallorosso, e in molti nella Capitale facevano totale affidamento alle sue qualità tecniche. Non era raro infatti che il talentuoso centrocampista balcanico risolvesse la partita con una magia su punizione o un assist con il contagiri. Passare ad una diretta avversaria per il campionato, dunque, è stata sicuramente una mossa particolarmente indigesta, soprattutto tenendo conto che va ad ingrandire una rosa particolarmente competitiva.
C’è anche da dire che già in passato i tifosi avevano avuto qualche scontro verbale con il giocatore a causa di alcune brutte prestazioni in campo, ma questo non aveva cancellato la stima che molti provavano. Con buona probabilità l’anno prossimo l’Olimpico sarà particolarmente infuocato al passaggio della Vecchia Signora.
9) Emmanuel Adebayor
Ci sono due cose che i tifosi di ogni squadra si augurano quando una loro stella viene ceduta: che non si unisca ad una squadra rivale e che porti rispetto nei confronti della maglia indossata. Emmanuel Adebayor però sembra essersene sempre fregato, e la sua presenza qui non è per nulla casuale. L’attaccante togolese, dopo essersi guadagnato il ruolo di punta titolare nell’Arsenal post-Henry si fece cedere al Mancester City durante finestra di mercato estiva del 2009.
I supporters dei Gunners non gradirono il cambio di maglia apostrofandolo come “Mercenario”, ed Emmanuel non si fece alcun problema a vendicarsi alla prima occasione utile. Durante City-Arsenal dello stesso anno, Adebayor segnò il più classico dei gol dell’ex, seguito da 80 metri di corsa per andare a esultare sotto il settore ospiti occupato dai suoi ex-tifosi, in uno dei gesti più controversi degli ultimi anni.
Come se non bastasse, dopo un breve prestito al Real Madrid, Adebayor finì al Tottenham, storici rivali e “cugini” dell’Arsenal, aggravando ulteriormente la sua reputazione. Ancora oggi quando si presenta all’Emirates Stadium piovono fischi come nelle peggiori serate nuvolose londinesi.
8) Carlos Tevez
Tevez è da sempre un personaggio controverso, sia per il carattere che per le scelte di vita. Prima di approdare alla Juve, l’Apache ha militato 7 stagioni nella terra d’Albione, dapprima con la maglia del West Ham, e successivamente con quella delle due squadra di Manchester, United e City. Proprio il suo trasferimento tra le due sponde della cittadina nel Nord dell’Inghilterra causò non pochi mal di pancia ai sostenitori dei Red Devils, traditi da Carlitos che tra le possibili mete scelse proprio i tanto odiati cugini.
Tevez ebbe un ruolo importante nello United vincitore della Champions League 2007/2008, che contava ancora fra le sue file un certo Cristiano Ronaldo, ma non ritenne sufficiente il suo utilizzo da parte di Sir Alex Ferguson: per questo decise di cambiare aria. Non si può fare lo stesso discorso per i suoi anni al City, dove giocò molto e bene nelle prima due annate, ma rimase per più di metà stagione in tribuna nel 2011/2012, complice un incidente diplomatico con Mancini.
Nonostante i Citizens, trascinati da Aguero, si aggiudicarono la vittoria di quel campionato nei minuti di recupero dell’ultima giornata proprio ai danni dei cugini dello United, più di qualche tifoso dei Red Devils deve aver tirato un sospiro di sollievo pensando di essersi levato dai piedi una mela marcia (considerazione peraltro da rivalutare alla luce dei suoi anni in Italia).
7) Cesc Fabregas
Fabregas è stato inopinabilmente uno dei migliori centrocampisti al mondo nei suoi anni all’Arsenal. Grande visione di gioco, piede educato e buona sostanza a centrocampo ne hanno fatto uno dei leader dei Gunners durante gli 8 anni di permanenza. Ma il giovane Cesc non aveva dimenticato i primi anni nella cantera del Barcellona, e vista la possibilità di far parte di una squadra veramente competitiva in Europa rispose al richiamo catalano nell’agosto del 2011.
Non fu però questa mossa ad aizzargli contro i suoi ex-tifosi, bensì la decisione di tornare a Londra, sponda Chelsea. I supporters dell’Arsenal non accettarono mai che il loro bimbo prodigio avesse scelto di vestire la casacca dei pomposi ed odiosi rivali, nonostante per molti la colpa sia stata prima del Club che del giocatore, visto che Wenger ammise di non aver bisogno di lui in una conferenza stampa raccolta dalla testata inglese Indipendent.
6) Gonzalo Higuain
Quest’anno l’estate a Napoli non è mai veramente arrivata. Quel senso di felicità che solo le vacanze al mare ti sanno dare, leggendo sul quotidiano sportivo preferito tutte le mosse di mercato della propria squadra del cuore, nel capoluogo campano non l’hanno provato. Al posto dell’emozione e della curiosità sono subentrate l’ansia e la preoccupazione, culminate in un vero e proprio disastro quando, dopo un eterno tira e molla, la Juventus ha ufficializzato l’acquisto di Gonzalo Higuain dal Napoli per la clamorosa cifra di 90 mln€.
L’attaccante argentino, dopo essere diventato la bandiera partenopea a suon di gol, ha abbandonato il Napoli per approdare a Torino, e i tifosi non l’hanno presa per niente bene: “el Pipita” aveva infatti dimostrato più volte attaccamento notevole alla maglia, salvo poi voltare le spalle a tutti e andarsene sbattendo la porta e senza salutare nessuno. State sicuri che al San Paolo la prossima stagione se ne ricorderanno.
5) Mario Götze, Robert Lewandowski e Matts Hummels
Stagione 2012-2013, il Borussia Dortmund guidato da Jurgen Klopp arriva da due vittorie consecutive del campionato tedesco e punta alla Champions. L’annata non è però delle migliori, il cammino europeo è travagliato (indimenticabile il ritorno dei quarti contro il Malaga) ma nonostante tutto i gialloneri arrivano in finale contro i grandi rivali nazionali del Bayern Monaco. I bavaresi hanno condotto un campionato quasi perfetto, regalando 25 punti di scarto al Dortmund, seconda classificata. La finale rappresenta quindi un momento di riscatto per la formazione della Rhur, ma le cose non vanno come sperato: dopo una partita equilibrata, segnata dai gol di Madzukic prima e Gundogan poi, Robben insacca il pallone in rete all’89 minuto, frantumando le speranze del Dortmund.
Il Bayern cannibale, però, non si limita ai trofei, andando a prelevare proprio dal Dortmund una delle sue stelle nascenti, il giovane Mario Götze, per 37 mln€. Cresciuto calcisticamente nelle giovanili giallonere, Götze viene subito additato come traditore dai tifosi, che si aggrappano all’attaccante polacco Robert Lewandowski, ormai da qualche anno vero e proprio trascinatore della squadra. Ma non passa nemmeno una stagione e anche “Lewa” decide di trasferirsi a Monaco, siglando un precontratto già a gennaio.
E, come se non bastasse, la ciliegina sulla torta arriva proprio durante questo mercato estivo, nel quale anche il capitano Matts Hummels, roccioso difensore della nazionale tedesca, torna in Baviera da dove era partito, salvo poi essere spedito a Dortmund dov’è diventato il giocatore che è oggi.
Il ritorno del figliol prodigo Götze è solo un piccolo contentino per i tifosi gialloneri, che negli anni si sono visti soffiare da sotto il naso le stelle più brillanti dai rivali.
4) Robin Van Persie
Nell’ultimo decennio i tifosi dei Gunners non hanno avuto particolare fortuna con le loro bandiere. In questo infausto elenco non ci si può dimenticare di Robin Van Persie, talentuosa punta olandese arrivata all’Arsenal dal Feyenoord nel luglio del 2004. Robin si fece largo pian piano nel cuore dei tifosi, prima come efficace sostituto della coppia da sogno Henry – Bergkamp, poi come compagno di merende del già citato Adebayor ed infine come perno e principale punto di riferimento del reparto offensivo.
Dopo una stagione da incorniciare, con 30 gol in 38 presenze da capitano (e il titolo di miglior giocatore della Premier League), nell’agosto del 2012 arrivò la notizia che nessuno a Londra avrebbe voluto sentire: “Robin Van Persie è del Manchester United!”. I due club si accordarono per la cifra di 30.7 mln€, ma i tifosi non la presero benissimo, anche perché da allora all’Emirates non si è più vista una prima punta di spessore come l’olandese (nonostante le più che discrete prestazioni di Giroud). Con lo United vincerà il titolo al primo tentativo, guadagnandosi la stima dei nuovi e l’odio dei vecchi tifosi.
3) Michael Owen
Se pronunciate le parole “Michael Owen” nel pub sbagliato del Merseyside, contea a Nord Ovest dell’Inghilterra, potreste veder volare qualche cazzotto da un decennio a questa parte.
Il “Wonder Boy”, come lo chiamavano affettuosamente i suoi fans, cominciò splendidamente la sua carriera da professionista diventando il più giovane marcatore nella storia del Liverpool a soli 17 anni e 143 giorni. Nonostante ad Anfield giocasse ancora il leggendario Robbie Fowler, quel ragazzino di Chester conquistò praticamente da subito un posto in campo e nel cuore dei tifosi. Piccolo ma estremamente agile, dotato di un fiuto del gol degno solo dei più grandi campioni, Owen si impose come uno dei talenti più brillanti del calcio mondiale, arrivando a conquistare il Pallone d’Oro nel 2001.
Più gli anni passavano, però, più Michael realizzava di essere una “One Man Band”, trascinando spesso da solo alla vittoria i Reds (come nella finale di FA Cup del 2001). Fu anche per questo che nel 2004 si fece tentare dal Real Madrid, lasciando la squadra che lo aveva cresciuto e reso grande per aggregarsi alle file dei Galacticos. Dopo un anno passato da comprimario del “Fenomeno” Ronaldo, seppur con un discreto bottino di reti, Owen cercò in tutti i modi di tornare in Premier. Il Real non aveva alcuna intenzione di venderlo ad un prezzo minore di quanto lo aveva pagato, ed il Liverpool stentava a presentare una somma adeguata: fu così che si sedette al tavolo delle trattative il Newcastle. Michael si trasferì nuovamente in Inghilterra, questa volta a Nord Ovest, ma una serie di infortuni lo tenne fuori dal campo per molto tempo e lo rese l’ombra del giocatore che era.
Incredibilmente nel luglio del 2009, da svincolato, il fu “Wonder Kid” trovò un estimatore in Sir Alex Ferguson, che lo chiamò al Manchester United. Il Liverpool si stava godendo le gesta di Fernando “El Nino” Torres, ma in questo momento ogni tifoso dei Reds rabbrividì nel suo piccolo: vedere Owen con la maglia dei Red Devils fu peggio di una pugnalata al cuore. Da allora, nella città dei Beatles, è meglio evitare l’argomento.
2) Ashley Cole
Il piccolo Ashley tifava Arsenal sin da bambino, ed il suo sogno di esordire in prima squadra con i Gunners si avverò nel novembre del 1999, in Coppa di Lega contro il Middlesbrough. Da lì in avanti Cole si affermò come uno dei terzini sinistri più forti al mondo, titolare fisso degli “invincibles” di Wenger che conquistarono la Premier League da imbattuti.
Ma di pari passo alla crescita calcistica crebbe anche il suo ego. Mourinho e il Chelsea cercarono di ingaggiarlo nel gennaio del 2005, prendendo accordi preliminari con il giocatore (che costarono una sanzione a tutte e tre le parti, come riportò la BBC), ma Cole rimase ai Gunners ancora per una stagione, nonostante risultasse chiaro che il rapporto di grande amore tra società e giocatore fosse ormai giunto al termine.
Tra le ragioni che portarono Cole ad allontanarsi dall’Arsenal vi fu anche la questione salariale, dove club e giocatore non riuscirono a far coincidere le proprie posizioni. Così, nell’estate del 2006, Ashley passò ai Blues con un contratto che prevedeva uno stipendio di 90.000£ a settimana; più volte dichiarò alla stampa di aver cambiato squadra per poter tornare a vincere, ma questo non impedì ai suoi ex-tifosi di affibbiargli l’appellativo di “Ca$hley” oltre, ovviamente, al timbro di traditore.
1) Luis Figo
Come può suggerire il nome, el Clàsico è una delle partite storicamente più delicate di una stagione calcistica. L’ambivalenza Barcellona – Real Madrid al comando della Primera Divisiòn spagnola è una costante, visto che nelle 85 stagioni de La Liga per ben 56 volte il titolo è stato assegnato ad una delle due formazioni (32 Real – 24 Barça). Viene da sé la rivalità secolare tra le due formazioni, così come tra le due città e le rispettive regioni rappresentate. Si perché Barça – Real non è una semplice partita di calcio, è anche l’espressione di due posizioni politiche e territoriali, Catalani contro Castigliani. Allora, quando si guarda al quadro generale, si capisce come tradire gli uni per gli altri sia di fatto un affronto ai tifosi in quanto appassionati di calcio, ma anche come persone.
Nell’agosto del 2000 Florentino Pèrez, presidente dei blancos, scatenò l’inferno quando decise di acquistare per la somma record di 140 Miliardi di lire il talentuoso esterno d’attacco Luis Figo, strappandolo proprio agli eterni rivali del Barcellona. Da quel giorno Figo diventò un bersaglio mobile per i tifosi blaugrana, che nel Clàsico del 2002 lo sommerso di oggetti lanciati dalla curva (tra cui una testa di maiale) mentre stava per battere un calcio d’angolo.
Anche anche a distanza di anni i toni sembrano non placarsi: basti vedere l’hashtag #NoAFigoEnBerlin, lanciato qualche giorno prima prima del match tra leggende di Barcellona e Juventus organizzato in occasione della finale di Champions 2015, che costrinse il Barcellona in prima persona a comunicare ufficialmente l’assenza di Figo tramite i social per calmare le acque. Once a traitor, always a traitor.
Laureato in Economia e Management, cestista e grande appassionato sportivo, scrivo per esprimere la mia passione nei confronti di una maledettissima palla rotonda, che sia in cuoio lucido o a spicchi
2 Giugno 2017
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Laureato in Economia e Management, cestista e grande appassionato sportivo, scrivo per esprimere la mia passione nei confronti di una maledettissima palla rotonda, che sia in cuoio lucido o a spicchi
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