Mentre il campionato di calcio volge verso il termine, con la Juventus capolista della classifica in finale di Coppa Italia e Champions League, continua a far parlare di sé il giocatore simbolo della Roma, Francesco Totti, il quale, dichiarazioni sibilline a parte, dovrebbe terminare la carriera nel calcio giocato il 28 maggio 2017. E con il ritiro del Pupone si apre quindi un dibattito, lanciato da testate come Il Corriere dello Sport e in contrapposizione con il pensiero dell’allenatore Luciano Spalletti: È giusto ritirare il numero 10 dell’AS Roma? È giusto ritirare un numero di maglia per onorarlo? Da cosa nasce questa consuetudine?
Questo modo di onorare l’atleta divenuto un simbolo con il numero sulle spalle deriva dagli USA, dove il sistema di numerazione delle maglie nelle maggiori leghe ha sempre permesso una maggiore identificazione di un numero con un determinato giocatore, come il 23 dei Chicago Bulls per Michael Jordan o il 12 dei San Francisco 49ers di John Brodie. Sistema di numerazione esteso adottato anche nel mondo del calcio solo dagli anni 90, importando con esso anche l’eventuale ritiro del numero di maglia. In Italia la fu Lega Calcio approvò ai tempi la direttiva che sancì la liberalizzazione dei numeri e alle ormai due leghe nazionali maggiori si è aggiunta quest’anno pure la Lega Pro, che ha permesso per la prima volta l’adozione di un numero di maglia fisso per il giocatore tesserato in una delle squadre del campionato. Il ritirare un numero di maglia è sempre stato presentato come un modo per onorare il giocatore che a sua volta ha onorato la società sportiva con le sue prodezze sportive, lo spirito di squadra e l’attaccamento alla maglia.
Per esempio in Italia a Milano i numeri 3 e 6 rossoneri non si possono utilizzare, ritirati per omaggiare Paolo Maldini e Franco Baresi. Alla Pinetina invece non si vedono più il 3 e il 4, che resteranno associati a Giacinto Facchetti e Javier Zanetti. Numeri e cognomi divenuti simboli delle proprie società sportive. È inoltre un modo per omaggiare giocatori purtroppo deceduti, come nel caso di Vittorio Mero o Piermario Morosini.
Da quando la pratica del ritirare il numero di maglia è divenuta consuetudine sono decine e decine le società sportive che hanno voluto omaggiare il giocatore che si è contraddistinto con il numero sulle spalle.
1- Miguel Calero, Pachuca
Miguel Calero è stato il portiere della Colombia vincitrice della Copa America 2001 e, dal 2000, del Pachuca, squadra messicana con cui ha vinto diversi trofei, fino al ricovero in ospedale del 2012 per una trombosi cerebrale e al coma che lo ha stroncato a 41 anni.
2- Frode Lafton, Hønefoss
Frode Lafton è stato un difensore della squadra norvegese, ed è stata l’unica società della sua carriera, collezionando tra il 1994 e il 2013 523 presenze e 19 gol. Non contento dei quasi vent’anni passati insieme ne è divenuto l’allenatore dal 2016.
3- Paolo Maldini, Milan
Paolo Maldini ha lasciato ottimi ricordi in casa Milan, omaggiando non solo la società ma anche il padre Cesare, già bandiera rossonera negli anni 50/60. È un numero ritirato con riserva, ed è pronto a tornare in campo sulle maglie rossonere solo nel caso che uno degli eredi della dinastia Maldini (Christian o Daniel) venga tesserato dalla società.
4- Javier Zanetti, Inter
Javier arrivò a Milano nel 1995, primo colpo di mercato dell’era Moratti assieme a un altro giocatore argentino, Sebastián Rambert. Se dell’avioncito si persero le tracce in tempi brevi, Zanetti fece invece la storia della società nerazzurra, culminata con il Triplete del 2010 da capitano dell’Inter fino al ritiro del 2014.
5- Peter Schöttel, Rapid Vienna
Peter Schöttel, attuale allenatore del Grödig, ha giocato tutta la carriera con solo due maglie: quella della nazionale austriaca e quella del Rapid Vienna, dal 1986 fino al ritiro del 2002, restando nel cuore dei tifosi che lo hanno inserito nella formazione ideale per il centenario della società. Società che ha ritirato il suo numero 5 nel 2011.
6- Gianluca Signorini, Genoa
Gianluca Signorini è ricordato con affetto dai tifosi del Grifone, per i suoi sette anni in rossoblu e le 207 presenze, diventando non a caso il Capitano. Si è spento nel 2002 a causa della sclerosi laterale amiotrofica a soli 42 anni, e per questo la maglia numero 6 fu ritirata immediatamente dal Genoa per rendere omaggio al Capitano. A Pisa invece, città dove Signorini nacque nel 1960, è stata dedicata una gradinata dello Stadio Arena Garibaldi – Romeo Anconetani.
7- Raúl, Shalke 04
Raúl Gonzales Blanco, uno dei giocatori dell’era dei Galácticos del Real Madrid, fu ingaggiato dallo Schalke 04 nel 2010, e dopo due anni di militanza in Germania ha ricevuto l’onore del numero di maglia ritirato, fino alla riassegnazione del 7 della società della Renania Settentrionale a Max Meyer nel 2013.
8- Karel Poborský, Dynamo České Budějovice
Al giocatore ceco, autore di una buona carriera internazionale tra Manchester United e Benfica, ma ricordato con terrore dai tifosi interisti per la doppietta messa a segno con la Lazio nello sciagurato 5 maggio 2002 dell’Olimpico che spazzò via lo scudetto dalle maglie dell’Inter, è stato ritirato il numero di maglia dalla società con cui ha iniziato e concluso la carriera da giocatore professionista.
9- Giorgio Chinaglia. New York Cosmos
Il giocatore citato da Rino Gaetano in Mio fratello è figlio unico, segnò ben 231 reti in 234 presenze nella squadra militante nell’allora NASL. Morto nel 2012, la società newyorchese ha ritirato il numero 9 nel 2014.
10– Roberto Baggio, Brescia
La città del Leone, la città che ha visto gli ultimi 4 anni di attività agonistica di Baggio ritirò il numero di maglia più celebre del calcio al termine dell’ultima stagione giocata dal Divin Codino, nel 2004, terminando la carriera da professionista con una standing ovation di tutto lo stadio San Siro e l’abbraccio con il capitano rossonero Paolo Maldini sul finale di Milan-Brescia.
11- Gigi Riva, Cagliari
Rombo di Tuono. Soprannominato così dal giornalista Gianni Brera, per la potenza di tiro dell’attaccante che nei 13 anni in terra sarda portò lo storico scudetto del 1970. Nel 2005 il Cagliari ne ha ritirato la maglia numero 11, omaggiando così le 315 presenze e le 164 reti della punta.
Oltre agli undici citati, l’elenco è molto ampio e ci sono giocatori rimasti fuori dall’elenco che hanno fatto la storia non solo della società sportiva, ma anche del calcio in generale. È d’obbligo menzionare il 10 di Maradona e Pelé, ritirati da Napoli e New York Cosmos, o il 14 di Johan Crujiff ritirato dall’Ajax. Giocatori che hanno scritto il loro nome nella storia dello sport e delle squadre per cui hanno giocato, che hanno deciso così di omaggiarne la storia sportiva.
Se questo da una parte impedisce alle nuove leve di scrivere nuove pagine sportive con il numero del loro idolo che ha fatto la storia, dall’altra permette loro di poter costruire la propria carriera e lasciare un’impronta nella società senza dover affrontare il peso di un paragone troppo ingombrante. Il 10 di Del Piero fu raccolto da Paul Pogba per esempio, e nella stagione in corso è rimasto vacante. Guardando al futuro ormai prossimo, sulla sponda giallorossa del Tevere c’è da chiedersi chi possa prendere la maglia di Francesco Totti, o se sia giusto ritirarla per gli anni passati insieme e metterla assieme ai 10 di Baggio e di Maradona. Una domanda da troppo tempo rimandata a cui la società di James Pallotta dovrà rispondere nel delicato tentativo di non scontentare nessuno.
2 Giugno 2017
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