Le presentazioni prima di tutto: chi sei? Da dove vieni? Cosa hai studiato e dove? Perché adesso ti trovi a Heidelberg?
Il mio nome è J. Griffith, ho ventiquattro anni. Sono un cittadino del Regno Unito, nato e cresciuto nel Galles meridionale e mai trasferito all’estero prima d’ora. Ho studiato all’Università di Oxford per cinque anni, il tempo necessario per conseguire il bachelor – e poi il master – in Classics. Mi trovo a Heidelberg da Ottobre 2015 per continuare i miei studi.
Come influisce l’Unione Europea sulla tua vita quotidiana? Senti le sue leggi e le sue politiche distanti da te, o addirittura inutili?
Ho vissuto nell’UE per tutto il corso della mia vita, così come molti altri votanti: probabilmente diamo per scontati i vantaggi che ci vengono riconosciuti. Per fare un esempio, la libertà di circolare all’interno dell’Unione senza visto, per uno studente e accademico, è un gran vantaggio. E sono proprio questi vantaggi che mi hanno aiutato nella scelta.
Economicamente parlando, da cittadino comune, hai percepito qualche cambiamento?
Va detto subito che il Regno Unito ha una delle economie più robuste al mondo, l’Euro è sempre stato più debole della Sterlina, più o meno in un rapporto di 1/1.5, ma ora è sceso 1/1.20. Il mio bilancio personale non è cambiato molto, visto che il mio stipendio è in Euro, quindi non avverto la differenza. Certamente però, se dovessi cambiare valuta, subirei una perdita.
Ora una domanda personale: hai votato per il “dentro” o per il “fuori”? Puoi motivare la tua scelta?
Ho votato “dentro” per voto postale, era consentito dal sito del Governo. Di interessante, sul voto postale, c’è che fuori dal Paese vivono due milioni di cittadini. Non molti in realtà, ma immagina che nel voto effettivo c’è stato un distacco di 1.6 milioni, e probabilmente i cittadini che vivono nei Paesi UE hanno votato tutti per restare.
E se invece gran parte di questi cittadini avessero votato per uscire, perché volevano lavorare nel loro Paese ma per qualche ragione non potevano?
Potrebbe essere un’eventualità, ma penso che, se vivi all’estero, sei tu a essere il migrante, o l’ospite se preferisci. Avendo vissuto qui in Germania come ospite, direi che il 70/80% delle persone all’estero ha votato per restare. Tornando alle mie motivazioni, come ho detto sono la mia professione e il fatto che voglio viaggiare e vivere dove preferisco, qui in Europa. Mi tratterrò un anno in più in Germania e poi tornerò in Inghilterra, ma dopo il PhD sto pensando di trasferirmi di nuovo in Germania. Per il futuro sono ben disposto a vivere in Francia o in Italia. Tuttavia la flessibilità in queste cose è a rischio: non è completamente andata, ma non sarà più come prima. Potrei decisamente affermare che questo voto e l’UE sono veramente importanti per me.
La tua carriera accademica ha plasmato la tua visione politica? La collaborazione dell’UE è stata importante o no?
Studiare a Oxford mi ha permesso di essere a contatto con molte persone differenti tra loro, provenienti da ogni parte del mondo. Non c’è dubbio che questo abbia forgiato il mio modo di pensare. Non sono sicuro che abbia anche plasmato la mia visione politica dell’Europa, ma sicuramente è un solido punto di partenza. Penso che non solo Oxford e Cambridge siano state dei forti Inners, ma che tutte le università in Inghilterra abbiano detto: «Dobbiamo rimanere dentro, perché se rimaniamo avremo denaro, risorse e accesso all’importante comunità di studenti e accademici di tutta Europa». Rimanere toccherà molti aspetti della vita delle persone dal punto di vista accademico e dell’istruzione. Direi che l’UE è una risorsa importante per l’istruzione superiore nel Paese.
Ora una domanda spinosa: cosa pensi dello scandalo del discorso di Amber Rudd, che pareva riprodurre una parte del Mein Kampf di Adolf Hitler?
Penso che i paragoni coi nazisti non siano positivi, perché il contesto e le persone sono differenti. Non credo che il 59% della popolazione sia razzista o che non voglia stranieri nel Paese. Potrebbe però essere una testimonianza dell’esistenza di sentimenti di paura e rabbia nei confronti di questi temi in gran parte della popolazione, e questa è una vergogna. Cosa possiamo fare? Ci vogliono generazioni per eliminare un problema simile. Di solito queste idee perdono forza per ogni generazione che passa. È chiaro che le idee della generazione di mio nonno sono meno forti in mio padre e ancora meno in me, ma sono comunque in qualche modo presenti.
E cosa pensi dell’omicidio prima del voto? Dicevano i giornali che omicidi del genere nella storia hanno mosso molti voti, ma questa volta non è avvenuto. Cosa ne pensi?
Si riferiscono a Jo Cox, parlamentare delle Midlands per il partito laburista. È stata accoltellata dopo un dibattito da un cittadino inglese chiaramente malato di mente. È avvenuto durante un periodo molto caldo, prima del voto. Nessuno avrebbe potuto prevederlo: i parlamentari inglesi non vengono accoltellati sotto alberi inglesi. La gente ha pensato che questo omicidio sia stato manipolato politicamente, l’assassino è un neo-nazista, razzista, sostenitore della Brexit, un pazzo. E rappresenta i sostenitori della Brexit, o almeno questo è ciò che dice.
Ciò che hai detto è abbastanza allarmante, non credi?
Lo è. Come ho detto, il referendum non è stato influenzato da questo omicidio, ma è un dato di fatto che criminalità e aggressioni di cittadini inglesi contro non-inglesi siano aumentate dallo scorso giugno. Questo è il problema reale, e l’incidente è solo il riflesso di un trend più generale, come ho già detto prima. Questo omicidio è come un inizio. Il che ci porta al problema dell’immigrazione. Dopo il voto, molte persone hanno creduto veramente di essere legittimate a urlare, a essere più difensive, chiuse, di poter far sentire forte il loro sentimento di nazionalismo. Molto più di prima. Harlow è solo l’ultimo, ma è un ambiente piuttosto tossico dopotutto, e poi le statistiche hanno mostrato che si verificano assalti del genere, fisici e verbali. Queste persone infatti hanno votato “Out” non per una Brexit, ma solo per razzismo.
In che modo la Brexit influenzerà la società inglese? Il sentimento generale nei confronti dell’uscita dall’UE è cambiato? I cittadini inglesi sono sicuri della propria decisione?
Durante la maggior parte del dibattito pre-voto io sono stato a Heidelberg, ma sin da quando i conservatori hanno vinto sapevamo che avremmo dovuto affrontare questa disputa “Dentro o Fuori”. Parlo del 2011/12, quando gli elettori non si preoccupavano di questo tipo di dibattito. Di sicuro non era in cima agli hot topics, si pensava piuttosto all’economia, all’immigrazione, alla sanità, all’istruzione. È interessante perché non conosco altri inglesi qui e i miei colleghi vengono da altri paesi europei, il che vuol dire che sono colpiti in maniera differente da come lo sono io. Dobbiamo volgere un attimo lo sguardo alle promesse che i politici hanno fatto. Una molto importante, per esempio, fu lo spostamento del denaro che il Regno Unito cede all’UE (350 milioni di sterline a settimana) verso il servizio sanitario nazionale. Poi Nigel Farage ha detto: «Il denaro non può essere garantito, e io stesso non avrei mai fatto questa promessa». Molta gente, tuttavia, ha votato in ragione di ciò. Purtroppo invece è stata solo una delle delusioni arrivate dopo.
Parlando invece di accordi tra Regno Unito e Unione Europea, nella maggior parte degli accordi comuni a tutti i Paesi dell’UE il Regno Unito era dentro, mentre Paesi come la Norvegia e la Svizzera erano fuori. Questi ultimi potevano accettare o meno l’accordo, senza possibilità di discuterne. Adesso il Regno Unito vuole uscire dall’UE mantenendo il diritto di parlare?
È una specie di partecipazione svincolata, non ti pare? Il problema è che l’unica cosa certa su questa situazione è la sua poca chiarezza. Per questo referendum molte persone sono andate a votare, questo vuol dire che le persone sono politicamente coinvolte, ma il risultato è stato il 52% contro il 48%, quindi il Paese è diviso. Il fatto è che, se vai a chiedere a un pro-Brexit cosa ne sarà in futuro degli accordi commerciali, non avrà nulla da dire: era tutto incerto. Non c’è stata quasi discussione sulla situazione economica successiva. E questo è dovuto a quei privilegi che la gente da per assodati. E i Paesi leader in Europa – Germania, Francia e Italia – sostengono che le negoziazioni saranno difficili. Angela Merkel ha detto che il Regno Unito non potrà avere tutto, citando ad esempio la libertà di circolazione. Adesso il dibattito gira attorno alla posizione del Regno Unito in Inghilterra e nel mondo. Molti slogan erano del tipo: «Riprendiamoci il nostro paese!» ed è triste perché è un’idea vecchia e anacronistica. Ma scommetto che è lo slogan di qualsiasi partito populista nel mondo. L’unica cosa positiva di questa situazione è che è stata doccia fredda per tutte quelle persone che non si aspettavano una tale forza del fronte Brexit. Con questo voglio dire che i leader europei dovrebbero ricordare ai propri cittadini l’importanza di essere dentro.
Gli scozzesi hanno qualcosa in mente per ostacolare il processo? Qualcuno ha una qualche idea di cosa fare con Scozia e Irlanda del Nord? Credi che la Brexit condurrà ad altri tentativi indipendentisti?
Possiamo separare il Paese in quattro pezzi: Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda del Nord. La Scozia ha spinto forte per rimanere dentro; l’Irlanda del Nord anche, seppure più moderatamente. Inghilterra e Galles, invece, hanno gridato forte “Fuori” all’unisono, nonostante in alcune grandi città, come Londra, sia prevalso il “Dentro”. La Scozia, da sempre molto unita, potrebbe effettivamente chiedere un nuovo referendum per l’indipendenza. Il problema tuttavia è che l’Europa non vorrà la Scozia da sola. Questo perché tutti i movimenti secessionisti in Europa sono contro l’idea di unità che l’Unione insegue.
Il Regno Unito ora è condannato a lasciare l’UE o pensi che ci sarà una qualche marcia indietro politica?
Beh, questo non è stato un referendum consultivo, tramite cui i politici sentono l’opinione del popolo e poi decidono. È stato un referendum deliberativo, quindi siamo tenuti a fare ciò che il popolo ha chiesto. Io credo che il popolo non dovrebbe votare su questioni del genere. Non sto dicendo che le persone non siano in grado di informarsi, ma questo è un argomento troppo importante. Purtroppo, molte persone votano sull’onda emotiva, e questo non è certo un bene. C’è da aggiungere che normalmente un Parlamento dovrebbe riflettere il popolo, ma così non è, perché praticamente tutti i parlamentari hanno votato per restare. Questo è interessante, perché vuol dire che il Parlamento attualmente non riflette il volere del popolo, o almeno di parte di esso.
Nato nel 1991, vivo in Germania, scrivo articoli su IMDI per passione.
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Nato nel 1991, vivo in Germania, scrivo articoli su IMDI per passione.
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