Franz Binder è uno dei più grandi e memorabili attaccanti del calcio tra le due guerre mondiali: bandiera del Rapid Vienna, centravanti di straordinaria efficacia e dalle statistiche mostruose (gli vengono attribuiti 1006 gol in 756 partite), è l’uomo simbolo della rinascita dello sport austriaco sotto il giogo nazista, il condottiero di un’impresa sportiva che possiamo solo sperare resti ineguagliata per molti decenni (ovviamente, di pace): grazie ai suoi gol il Rapid è l’unica squadra europea ad avere in bacheca dei titoli vinti nelle competizioni domestiche di un altro paese attualmente indipendente.
Soprannominato Bimbo per i lineamenti gentili del viso che facevano impazzire le donne, nasce nel 1911 a Sankt Pölten, dove inizia a giocare a calcio a livello giovanile. Nel 1930 veste la casacca del Rapid Vienna, a cui legherà tutta la sua carriera e la sua vita. Con i colori biancoverdi vince quattro campionati austriaci dal ‘34 al ‘48, ed emerge nelle cronache come un finalizzatore dal repertorio completo: fisicamente potente (era alto 1.90, ampiamente sopra le medie dell’epoca), titanico nel gioco aereo, dotato di un tiro micidiale con entrambi i piedi e di una tecnica raffinata che gli consentiva di essere anche un ottimo assistman per i compagni di squadra, insomma un fuoriclasse offensivo a tutto tondo secondo i dettami del calcio danubiano.
In nazionale soffre la concorrenza di Sindelar, la cui longeva presenza limita il contributo alle sorti del Wunderteam a sole 19 presenze, riempite da ben 16 gol. Come abbiamo narrato nell’articolo sul talento dell’Austria Wien, anche la vita e la carriera di Bimbo furono segnati dai tragici avvenimenti che avrebbero fatto cadere il mondo nel secondo conflitto mondiale: dopo l’Anschluss dell’aprile 1938, tuttavia Binder non si sottrae alla possibilità di giocare per la nazionale tedesca, a differenza del compagno di nazionale e rivale, partecipa ai mondiali della stessa estate e continua a giocare nel campionato tedesco. Con la maglia della Mannschaft segna dieci gol in nove partite, in un periodo in cui l’attività agonistica è drasticamente ridotta a causa della guerra. Nonostante le tragiche ombre del conflitto imperversino sull’Europa, il pallone continua a girare e le sue imprese nella Fußballmeisterschaft tedesca fanno notizia: il Rapid deve lottare duramente per sopravvivere in un regime politico avverso alla semplice idea dell’esistenza di una nazione austriaca, e le squadre austriache, che devono cominciare il loro cammino dal girone “regionale” della Gauliga Ostmark, si trovano a fronteggiare squadre scorrette, arbitraggi di parte e tifoserie ostili, ma quasi sempre riescono a far valere la superiorità della loro scuola calcistica. Nel 1938, pochi mesi dopo l’annessione, il Rapid Vienna vince la DFB Tschammer-Pokal contro il FSV Frankfurt, e nel 1939 l’Admira Vienna arriva in finale prendendo un clamoroso 9-0 dalla squadra dominatrice di quegli anni, lo Schalke 04.
Nel 1941, mentre in Europa la guerra non è ancora entrata nella sua fase più tragica, tutto sembra scorrere normalmente nel calcio tedesco. Il Rapid vince il gruppo dell’Ostmark e si trova a competere nel girone dei quarti di finale con le vincitrici delle Gauliga dei Länder meridionali (Baviera, Baden e Württemberg) Stuttgarter Kickers, Monaco 1860 e Neckarau. I biancoverdi vincono agilmente questo girone e arrivano ad affrontare il Dresdner SC in semifinale: è una vittoria per 2-1, che apre la strada alla finalissima di Berlino del 22 giugno contro i pluricampioni dello Schalke (vincitori di sei titoli nazionali dopo il 1933).
La sfida del 22 giugno a Berlino è già sulla carta durissima, davanti a un Olympiastadion riempito da 95000 spettatori con Hitler e molti gerarchi del Terzo Reich nella tribuna delle autorità. La squadra della Westfalia va in vantaggio al 5’ con Hinz e raddoppia tre minuti dopo con Eppenhoff: il match sembra già chiuso, il titolo va ai blaue un’altra volta. La sicurezza dei campioni in carica è rafforzata dal 3-0, segnato sempre da Eppenhoff al 58’. A quel punto, quando tutto sembra perduto qualcosa rianima la compagine viennese: Georg Schors segna l’1-3 e da lì “Bimbo” Binder mette in scena il capolavoro che lo farà entrare nella Storia del calcio dalla porta principale. Tre gol, ai minuti 62’, 65’ e 71’ della partita, che girano completamente le sorti del match, lasciano un solco profondo nella supposta superiorità sportiva della Germania nazista e danno una nuova speranza ai suoi connazionali. Il Rapid Vienna, squadra della capitale di un paese invaso e sottomesso, è campione, lo sport tedesco perde un po’ della sua sicumera. Per uno strano incrocio delle linee del tempo, quello stesso giorno sancisce l’inizio dell’Operazione Barbarossa, l’invasione dell’Unione Sovietica che inizierà a far scricchiolare la potenza militare nazista. Terminato il conflitto mondiale Franz Binder giocherà in biancoverde fino al 1949, per poi dedicarsi a una lunga carriera da allenatore, che lo vedrà girare l’Europa tra club tedeschi e olandesi e tornare per ben tre volte sull’amata panchina del Prater Stadion raccogliendo diversi successi fino alla stagione ‘75/’76.
29 anni, da Trieste, educatore, appassionato di sport (da spettatore), videogames, e altre cose, devo controllare la presentazione che ho scritto su Tinder.
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