Il recente pagamento della seconda tranche della caparra fissata questa estate certifica la vendita del Milan ai cinesi. Dopo 30 anni Silvio Berlusconi lascia i rossoneri con parecchi trofei in più rispetto a quelli che aveva prima della sua venuta. Ma c’è un personaggio che è legato a questa epopea almeno quanto l’ex cavaliere: il geometra (attenzione: non è “dottore”, come viene abitualmente chiamato con deferenza dai media, non avendo conseguito nessuna laurea) Adriano Galliani.
L’attuale AD del Milan è nato a Monza nel 1944 da una famiglia normale e dopo il diploma ha lavorato 8 anni nel Comune della stessa città, per il quale è stato anche candidato sindaco nelle file della DC. Dal 1976 riceve una pensione sociale dall’INPS di €223,83 (ciò significa che in 40 anni il sistema pensionistico italiano gli ha versato più di 107mila euro). Dopo questa esperienza compra la società fornitrice di apparecchiature televisive “Elettronica Industriale” grazie alla quale, nel 1979, incontra Silvio Berlusconi; il resto è storia. Appena Berlusconi acquista il Milan lo juventino Galliani, forte di due anni di vicepresidenza nel Monza, ne diventa l’amministratore delegato, carica che ricopre tutt’ora. Le vittorie del Milan fino al 2007 sono ben presenti nella mente di tutti, non c’è bisogno di soffermarvisi, basti ricordare due numeri: 7, come i campionati vinti, e 5, come le Champions League e Coppe dei Campioni.
C’è solo un episodio negativo, oltre al leggero coinvolgimento in Calciopoli, di cui Adriano Galliani si rende protagonista in questo glorioso ventennio: il celeberrimo ritiro della squadra a Marsiglia. Il 20 marzo del 1991 si stava giocando il ritorno dei quarti di finale di Coppa dei Campioni Marsiglia-Milan: a 3 minuti dalla fine, sul punteggio di 1-1 che avrebbe decretato l’uscita dei rossoneri dalla competizione, un riflettore smise di funzionare e l’arbitro Bo Karlsson interruppe la partita. Dopo qualche minuto il riflettore fu parzialmente riparato, quanto bastava per avere una luce sufficiente per terminare l’incontro e le squadre si disposero in campo pronte a riprendere. A questo punto un signore entrò in campo e con ampi gesti fece rientrare il Milan negli spogliatoi, con la speranza di presentare ricorso a fine partita e ribaltare il risultato del campo: quel signore era Adriano Galliani. L’esito di questa discutibile azione si rivelò un tantino diverso da quello previsto: 3-0 a tavolino per i padroni di casa e rossoneri squalificati da qualsiasi competizione UEFA nell’anno successivo: per un club che veniva da due vittorie consecutive nella Coppa dei Campioni non fu un danno non da poco.
L’estate 2009 rappresenta la fine del Milan come potenza europea: Maldini si ritira, Ancelotti lascia venendo sostituito da Leonardo e Kakà, dopo la pantomima di gennaio, quando si parlò di una stratosferica offerta del Manchester City superiore ai 100 milioni di euro, viene ceduto al Real Madrid per 64 milioni. Gli unici acquisti notevoli sono Thiago Silva e Huntelaar (che durerà un solo anno). A gennaio 2010 arriva invece uno dei primi giocatori finiti che hanno ammorbato il Milan negli ultimi anni: Amantino Mancini e Dominick Adiyiah, giovane che non manterrà le promesse (a proposito: nel mercato estivo hanno salutato Mattioni, Cardacio e Viudez) . Nell’estate 2010 il presidente decide di tornare ad investire e va tutto bene. Nel 2011 invece una follia che costerà carissima: si decide di non rinnovare il contratto ad Andrea Pirlo, sostenendo che non si vogliono fare rinnovi pluriennali agli ultratrentenni. Il bresciano va alla Juventus vincendo il campionato e creando la base sulla quale i bianconeri costruiranno i successi degli ultimi anni.
Il 2012 costituisce invece la fine del Milan anche come potenza italiana: lasciano Inzaghi, Nesta, Zambrotta, Van Bommel e Gattuso e vengono letteralmente svenduti Thiago Silva e Ibrahimovic: il difensore e uno degli attaccanti più forti al mondo venduti per un totale di 63mln. Da segnalare l’arrivo di uno dei giocatori più scarsi ad aver indossato la maglia rossonera: Bakaye Traoré. La stagione 2013/14 è la prima veramente disastrosa, causata anche da un mercato orrendo, iniziato con l’indegno addio al capitano Ambrosini, annunciato dallo stesso in solitaria durante una surreale conferenza stampa sulla nave da crociera che ospitava il Milan, che porta il ritorno di un Kakà bollito, Matri per 11mln che sembra essere un altro regalo alla Juventus, in quanto disputerà solo pochi mesi in rossonero prima di iniziare una lunga girandola di prestiti che lo riporta anche agli stessi bianconeri. Ma l’acquisto più clamoroso, passato in sordina come spesso accade in questo genere di manovre, è Stefan Simic dalla primavera del Genoa: un giocatore valutato al tempo da Transfermarkt 125mila euro viene pagato 10 milioni. Dal Milan al Genoa, tra il 2007 e il 2015, sono transitati 129 milioni di euro, di cui 20 milioni per giocatori di nessun valore tecnico: oltre al già citato Simic, sono Chinellato, Pelè, Ferretti e Beretta. Al lettore le conclusioni.
A fine 2013 lascia anche Ariedo Braida, lo storico DS.
Nel mercato 2015 è interessante la faccenda Rodrigo Ely: il giocatore fino all’anno prima era di proprietà del Milan, poi è stato venduto all’Avellino e lì è giunto a scadenza del contratto. Per prenderlo “a costo zero” Galliani ha sborsato 8 milioni di euro di commissioni all’agente del calciatore, Mino Raiola (Transfermarkt in quel momento lo valutava 1,8mln). Nel 2016, attualità quindi, Galliani cede Ménez e De Jong, valutati sempre da Transfermarkt rispettivamente 9,5mln e 4mln, gratuitamente. Rinnova poi il contratto a Montolivo per 3 anni (ma come? La regola dei rinnovi annuali agli ultratrentenni valeva solo per quello scarsone di Pirlo?) e nel mercato estivo tocca il fondo facendosi accompagnare da Pablo Cosentino. L’agente argentino, inibito 4 anni per calcioscommesse nel 2015, si rende protagonista nell’assurdo trasferimento di Mati Fernandez, arrivato l’ultimo giorno di mercato grazie proprio all’ingerenza di Cosentino, come denunciato dal DS del Cagliari Capozucca.
Con l’arrivo dei cinesi sembra (parlando di questo personaggio il condizionale è d’obbligo) che si concluderà la carriera nel mondo del calcio di un geometra monzese, un’epopea che ha toccato le più alte vette del calcio mondiale ed è finita all’opposto, tra incapacità sportiva, commissioni varie e amicizie discutibili.
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