Pupazzetti. Pupazzoni. Bambolotti. Action Figures.
Una serie di modi di dire per definire la stessa cosa dopotutto, quelle stesse cose finite ad essere i protagonisti del Twisted Toyfare Theatre.
Chi non ci ha mai giocato, nel corso degli anni? Poter giocare con la rappresentazione in scala di uno o più dei tuoi personaggi preferiti del fumetto o della televisione, sognando e immaginando avventure nel proprio salotto di casa. Ma cosa succede quando, da adulto ormai disilluso dal mondo, con un senso dell’humour più raffinato e cinico, ti ritrovi a che fare con i pupazzetti che avevi lasciato nel box dei giocattoli della tua vecchia camera? Magari ci puoi fare una foto e condividerla sui social con hashtag imbarazzanti e nostalgici. Oppure puoi farci delle foto e inventarci una sorta di fotoromanzo in cui regali una personalità tutta nuova ai vari Spiderman, Thor, Iron Man e compagnia bella. Fu così che, a metà anni 90, nacque il Twisted Toyfare Theatre.
Basta poco per divertire i collezionisti…
Il Twisted Toyfare Theatre, in origine Twisted Mego Theatre, è stata una serie a fumetti pubblicata dal 1997 al 2011 all’interno del mensile ToyFare. Il mensile trattava di Action Figures e collezionismo in generale, e la Comic Strip che ogni mese veniva pubblicata tra una recensione e l’altra era decisamente appropriata con la linea editoriale della rivista: Infatti aveva come protagonisti le Action Figures della Mego Corporation, ditta che produsse svariate riproduzioni dei protagonisti Marvel e affini negli anni 70.
La realizzazione dei fumetti si basava naturalmente su di una sceneggiatura scritta da uno o più dei vari autori, alcuni di essi finiti a scrivere per Robot Chicken, show televisivo di parodie il cui umorismo deve molto alle storie con i Mego pubblicate su Toyfare. Dopo la sceneggiatura la parte realizzativa consisteva nel fotografare i pupazzetti protagonisti della storia nelle varie pose richieste nei set, che variavano dallo sfondo alberato alla casa deluxe della Barbie, ricorrendo a fil di lenza e simili per tenere in piedi lo Spider Man o il Thor di turno, dato che non è che fossero nati per stare in piedi da soli.
Nient’altro che pezzi di plastica e fascette di gomma!
La Mego Corporation fu fondata a inizio anni 50 da David Abrams, e per una ventina d’anni circa importò in particolar modo giocattoli economici per i cosidetti “dime store”, quello che in italiano si potrebbero definire “tutto a 99 centesimi”. Con l’avvicendamento del figlio Martin, ci fu un cambio di rotta nella politica aziendale: la produzione di action figures, dal corpo uguale per tutti, il che permetteva un notevole risparmio visto che per caratterizzare Batman, Mr Fantastic e tutti i vari personaggi prodotti su licenza bastava semplicemente cambiargli la testa e il costume. Il primo personaggio prodotto fu Action Jackson, soldato che doveva far concorrenza alla corazzata G.I Joe della Hasbro, e proseguì con le riproduzioni su licenza della linea World’s Greatest Super Heroes dove vi comparirono i vari personaggi Marvel e DC comics, da cui uscirono i principali protagonisti del Twisted Toyfare Theatre. Furono prodotti pure diverse action figures tratte dagli show televisivi dell’epoca, anch’esse finite all’interno del TTT, come Fonzie di Happy Days, Bo e Duke di Dukes of Hazzard o Spock e Kirk dalla serie tv di Star Trek.
Il declinio e la successiva chiusura della Mego è imputabile da molti a un grave errore di non lungimiranza: l’aver rifiutato di produrre, nel 1976, una linea di giocattoli dedicata a Star Wars, di imminente uscita nelle sale, adducendo al fatto che non avrebbero voluto investire soldi in un film di fantascienza di serie B. Occasione che fu presa al volo dalla Kenner a discapito della Mego, che, nonostante alcuni tentativi fatti con altre action figures su licenza, chiuse i battenti nel 1982.
Spider Man, Thor, Spock e altri personaggi del Pantheon
È indubbio che i Mego abbiano segnato in particolar modo i ricordi da ragazzi della generazione che ora si è ritrovata a scrivere su [adult swim]. La caccia ai Jawa, oltre a regalare ricordi legati a Star Wars Battlefront II, è solo una delle varie storie politically uncorrect che sono comparse nel Twisted ToyFare Theatre nel corso degli anni. Storie da poche pagine in cui l’amichevole Uomo Ragno di quartiere viene armato più che del senso di ragno di un più realistico “buon senso”, in cui Hulk non vedrà mai i fasti da gladiatore di Planet Hulk ma bensì verrà visto come l’Idiota Smeraldino e dove l’amichevole Cosa dagli occhi blu avrebbe avuto molto interesse per l’intimo delle universitarie del campus di Megoville. Una parodia in cui le caratteristiche e le prerogative dei nostri eroi della carta stampata vengono prese e riadattate a storie che difficilemente avremmo visto sugli spillati, con un solo obiettivo: far sganasciare dalle risate il lettore. E con 11 volumi che racchiudono tutta la produzione, di cui solo tre tradotti in italiano, direi che gli autori hanno centrato il bersaglio, con storie probabilmente migliori di diverse saghe apparse sugli spillati pubblicati dalla Casa delle Idee.
Ma se ne volessi delle altre? Magari italiane?
Il fumetto italiano è ricco di parodie, basti pensare a buona parte della produzione di Leo Ortolani, per esempio. Ma esistono tra noi alcuni esempi di vignette e storie opportunatamente parodiate, come Figures in Action o un doppio appuntamento ospitato sull’Antro Atomico del Dottor Manhattan: Il suo personale TTT con i tormentoni dell’Antro e i post dedicati ai fotoromanzi pubblicati su Barbie con protagonista l’Algida Str*nza [cit.].
Il mondo del fumetto è incredibilmente vasto, e oltre al collezionismo sfrenato, al cosplay selvaggio e alle critiche perché le storie non sono più belle come quelle di una volta, è bene fermarsi un momento e riderci sopra, svagandosi per quel lasso di tempo che richiede la lettura, che sia Il Ritorno del Cavaliere Oscuro o una storia con protagonisti i nostri cinici Mego. L’importante è leggere e farsi un gusto critico fondato.
Per IMDI, Riccardo Angori.
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