I sorteggi di venerdì di Nyon ci hanno dato ulteriori conferme. Conferme su come, sia in Champions League, ma in particolar modo in Europa League, la stagione 2016/2017 sia stata l’ennesima opportunità sprecata per le squadre italiane. Perché a parte la Juventus, che si troverà ad affrontare sul cammino per Cardiff il Barcellona, le squadre italiane cadute in Europa durante questa stagione, Sassuolo, Inter, Fiorentina, Napoli e Roma hanno diverse ragioni – sia la squadra, sia i tifosi – per recriminare e manifestare del disappunto per l’occasione mancata. Dopotutto parliamo di società con una rosa quantomeno decente e, sulla carta, in grado di affrontare l’impegno infrasettimanale, e visto il tasso tecnico di quest’anno delle qualificate ai quarti nelle competizioni europee per club non possono che recriminare, perché forse il 2017 poteva essere l’anno buono per scrivere il proprio nome sull’albo d’oro delle competizioni, senza cercare troppi alibi.
Intendiamoci, la nostalgia per gli anni passati, quando i club italiani incutevano timore in tutte le competizioni europee, dà adito all’orgoglio, portando con se retoriche un po’ fuori luogo. Però è innegabile che stiamo vivendo stagioni su stagioni senza che le squadre italiane riescano a dare qualcosa di concreto in Europa. Le Coppa Uefa dell’Inter e del Parma negli anni ’90, così come le Champions League portate in Italia da Juventus, Milan e Inter iniziano a diventare ricordi un po’ troppo appannati, lasciando le bacheche delle società che si qualificano per l’Europa vuote e senza scrivere il proprio passaggio nella storia, lasciandola fare ad altre società come il Siviglia, che con ben tre Europa League conquistate consecutivamente si può fregiare del multi-badge winner già in uso per i pluri vincitori della Champions League. Qualcosa che a Firenze, Napoli o Roma non sanno nemmeno com’è fatto. Perché negli ultimi anni è così difficile per le italiane andare avanti in Europa quando il gioco si fa duro? Cosa è mancato al Napoli rispetto a Monaco, Borussia Dortmund o Leicester? Cosa è mancato a Fiorentina e Roma rispetto a Schalke 04, Celta Vigo o Genk?
Già l’anno scorso i quarti delle competizioni europee fecero scattare un grosso allarme. Di sei squadre italiane a settembre, nessuna qualificata ai quarti. Ciò non capitava da quindici anni, ed Eurosport puntò il dito verso alcuni errori mascherati da alibi delle squadre italiane che si sono riproposti puntuali quest’anno. Perché rispetto all’anno passato delle sei squadre in Europa soltanto (salvo intoppi) la futura squadra Campione d’Italia, la Juventus, è arrivata ai quarti di finale, dove affronterà il Barcellona. Ma le altre cinque che si sono perse per la strada non hanno di certo imparato la lezione della stagione passata, anzi, per come è stato il loro cammino sono cascate nuovamente negli stessi errori dell’anno scorso.
Partiamo dalla fase a gironi. Il Sassuolo e l’Inter salutano l’Europa da ultime classificate dei propri gironi eliminatori, rispettivamente con 5 e 6 punti. Se per il Sassuolo è stato un sogno l’approdo sui palcoscenici europei, per i nerazzurri nonostante Frank De Boer era lecito aspettarsi un po’ di più. Sia per la storia della società, sia per i proclami e i soldi investiti, è idea di tutti che la qualificazione alla fase ad eliminazione diretta fosse l’obiettivo minimo per la squadra milanese, che ha disatteso le aspettative dando la colpa all’allenatore, arrivato a mercato già concluso e male integrandosi con la società. Chissà se Pioli per la stagione che verrà avrà più fortuna anche nelle notti europee. Il cammino delle squadre italiane superstiti ha lasciato poi per strada la Fiorentina ai sedicesimi di finale di Europa League, perdendo complessivamente 4-3 con la partita di ritorno giocata a Firenze nonostante la vittoria in terra tedesca nella tana del Borussia Mönchengladbach (o German Team), subendo una rimonta a tratti imbarazzante con quattro gol subiti su azioni fotocopia, incapace di controbattere le azioni della squadra tedesca, peccando di superficialità. Infine, se il Napoli ce l’ha messa tutta contro il Real Madrid, subendo però in tutto 6 reti dai campioni d’Europa in carica, il Lione ha fatto della Lupa un boccone tra andata e ritorno, bloccandone la remuntada che avrebbe dovuto fare la squadra di Spalletti dopo la batosta presa in Francia. Il risultato alle porte dei quarti di finale delle competizioni europee sarà anche meglio dell’anno passato, ma resta sconfortante: su sei squadre, soltanto una qualificata, la Juventus.
Questo non vuole essere l’articolo che punta il dito sugli errori che hanno compiuto i vari Sarri, Sousa e compagnia bella. Né vuol dare loro degli alibi. Sono innegabili un paio di cose: La superficialità con cui alcune squadre hanno preso l’impegno europeo, quasi come se fosse una scocciatura al pari della vituperata Coppa Italia. Una scocciatura dettata da problemi nello spogliatoio o nella società, panchina corta, giocatori o allenatori poco motivati incapaci di portare a casa qualcosa di buono, buttando via l’ennesima stagione. Quello che ci vuole è un cambio di mentalità, la vera e propria voglia di vincere, e senza questi elementi fondamentali difficilmente le cose cambieranno. Dopotutto il cammino in Europa non è così improbabile come si pensi, perché solo due anni fa, nel 2015, Fiorentina e Napoli arrivarono in semifinale di Europa League, così come la Juventus arrivò in finale a Berlino contro il Barcellona in Champions League.
Spesso si fa un gran parlare del famigerato ranking UEFA, di come l’Italia possa arrivare al tanto ambito terzo posto che aumenterebbe gli slot per le squadre nelle coppe europee. Ma viste le figuracce subite in ogni dove negli ultimi due anni, siamo certi di meritarci ciò? Non sarebbe meglio ambire a un cambio di mentalità che possa portare qualche successo e qualche trofeo nelle bacheche polverose? Non sappiamo ancora il risultato del doppio impegno che aspetta la Juventus, che immaginiamo lo onorerà utilizzando tutte le risorse disponibili per continuare a sognare sulla strada verso Cardiff, sede della finale della Champions League 2017. Perché un’altra cosa che deve cambiare assolutamente è l’atteggiamento da “provinciale”, il tipo di atteggiamento che ti porta a sperare di pescare nell’urna la squadra più debole o più abbordabile, sperando di scansare le squadre di extraterrestri come le regine di Spagna Barcellona e Real Madrid. Un atteggiamento mediocre e irrispettoso, perché comunque vada, se la squadra vuole arrivare in Finale deve vincerle tutte le partite, che sia il Pizzighettone o il Bayern Monaco poco importa. L’importante è scrollarsi di dosso eventuali alibi che non aiutano la crescita della squadra. Inoltre, non è detto che la squadra debole sia più facile da battere rispetto alla squadra di extraterrestri di cui sopra. Tra closing e proprietà esotiche, tra cambi di logo e sbarchi di multinazionali nel campionato italiano, tra stadi fatiscenti e stadi di proprietà, riuscirà mai il calcio italiano a tornare grande in Europa? Alle future stagioni l’ardua sentenza.
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