Non è mai facile valutare un giovane calciatore durante i primi anni di carriera. C’è chi arranca, chi si brucia. Ma fortunatamente anche chi dimostra di valere la fiducia dei tifosi e della società in cui gioca. Con buona probabilità Paulo Dybala si colloca proprio in quest’ultima categoria: un giocatore dalle enormi potenzialità che esegue tocchi da fuoriclasse e magie degne dei suoi predecessori in camiseta albiceleste. Un ragazzo con un grande cuore e quella passionalità tipica dell’America Latina ma anche un killer spietato e cinico quando la porta incrocia i suoi occhi azzurri, patrimonio genetico del nonno Boleslaw, fuggito dalla Polonia in Argentina al termine della Seconda Guerra Mondiale in cerca di pace e lavoro.
Nelle sue vene scorre anche del sangue italiano (merito della nonna materna) grazie a cui Paulo ottiene il passaporto italiano fondamentale per il trasferimento dall’Instituto di Còrdoba al Palermo nell’agosto del 2012; ad individuarlo e convincerlo è Sean Sogliano, direttore sportivo esonerato dopo appena 5 mesi dall’assunzione in classico stile Zampariniano.
Il Presidente palermitano sborsa ben 12 milioni per il ragazzo che si trova catapultato in una realtà ben diversa da quella in cui era abituato a giocare: non arriva nemmeno vicino ai 17 gol della sua prima stagione da professionista, segnandone solo 3 nella sua annata d’esordio in A e vivendo in prima persona la retrocessione del club siculo. Ma è dopo l’avventura in B che Dybala dimostra perché Zamparini lo aveva voluto così tanto; realizza ben 13 gol, mettendo in mostra le sue grandi qualità. Non per niente l’estate precedente l’allora tecnico rosanero (nonché Campione del Mondo) Gennaro Gattuso, durante una conferenza stampa, aveva detto: «È un giocatore che è due pagine avanti nel manuale del calcio, […] lui è classe pura, non può non fare bene per i colpi che ha e per il calcio che può giocare. […] Paulo è un giocatore vero, uno coi colpi».
Sembra pensarla allo stesso modo la Juventus, che decide di acquistarlo nel 2015 per 32 + 8 milioni. La tifoseria bianconera è spaccata in due a causa del grande esborso economico per un ragazzo scelto col fine di rimpiazzare una certezza come Tevez, allontanatosi dopo la sconfitta in finale di Champions. Eppure Paulo lavora sodo a testa bassa, cercando di farsi scivolare di dosso le critiche. Comincia il campionato, la Juve arranca, Pogba è lo spettro di sé stesso e la fiducia sembra mancare. Eppure lui corre per il campo, da prima punta, da seconda punta, da esterno di centrocampo e soprattutto assume un ruolo che nessuno a 22 anni è chiamato a svolgere, ossia il perno ed il faro di una grande squadra come la Juve. Chiude la stagione con un bottino personale di 23 gol e 9 assist in 46 apparizioni ufficiali, legittimando lo sforzo economico compiuto dalla Juventus per portarlo a Torino.
Nonostante tutto, Paulo sorprende sia in positivo che in negativo: ad agosto infatti ben pochi avrebbero scommesso su un inizio di stagione così stentato da parte del 23enne argentino, soprattutto visti i risultati conseguiti nell’ultima stagione e la massiccia campagna acquisti estiva bianconera, mirata ad aumentare non di poco la qualità della rosa. Dybala non vede più la porta con costanza e fatica a trovare continuità nelle prestazioni, scomparendo letteralmente dal campo in più di qualche occasione. Quando sembrava potersi riprendere grazie ai primi gol contro Dinamo Zagabria, Empoli ed Udinese è arrivata la stangata definitiva con l’infortunio muscolare che lo costringe ancora oggi ai box.
Come già detto, fare valutazioni accurate su quello che può essere il suo futuro è veramente complesso e spinoso. Ovviamente anche i grandi campioni possono avere momenti di difficoltà, ed è particolarmente comprensibile che succeda ad un ragazzo a cui sono state affidate le chiavi della Juventus. Dybala ha la stima di tantissime personalità calcistiche e non a caso ha esordito con l’Albiceleste questo settembre. In partita ha dimostrato la sua affezione per la maglia e la voglia di giocare a calcio per la sua Nazione, sintetizzate nelle lacrime dopo la sciagurata espulsione. Eppure, per qualche motivo, sembra che abbia ancora il freno a mano tirato, sia in campo che fuori.
Se c’è una maglia veramente pesante da indossare nel calcio è la numero 10, quella del fantasista, del fenomeno, del giocatore estroso e magico. Paulo sembra avere quel 10 cucito addosso, ma quest’estate ha deciso di restare con la sua 21 nonostante il faraonico addio di Pogba l’avesse lasciata libera. A sua detta è stata una scelta puramente di cuore, avendo giocato sempre con la numero 9 (già occupata) e quindi mantenendo il numero che gli aveva portato fortuna nella sua prima stagione a Torino, eppure in tanti vorrebbero che il 10 bianconero fosse proprio il giovane ragazzo di Laguna Larga, anche dal punto di vista materiale. Dybala ha forse deciso di rimandare il fato a data da destinarsi, anche se si potrebbe vedere in questa scelta un eccesso di timore reverenziale nei confronti di un simbolo tanto importante.
Partendo dal presupposto che le sue caratteristiche sembrerebbero proprio quelle di un fuoriclasse, una domanda sorge allora spontanea: “la Joya”, come lo chiamano in patria, avrà mai il carattere di ambire, un giorno, ad indossare la Diès che fu del “Pibe de Oro” Maradona e che appartiene oggi alla “Pulga” Messi?
Laureato in Economia e Management, cestista e grande appassionato sportivo, scrivo per esprimere la mia passione nei confronti di una maledettissima palla rotonda, che sia in cuoio lucido o a spicchi
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