Molti avranno intuito che OS è l’abbreviazione familiare di “Operating System”. Alcuni avranno già capito dove voglio andare a parare, dato che da anni la mia scelta è caduta su GNU/Linux.
Era doveroso da parte mia dedicare un articolo all’esplorazione di questo sistema operativo prima di trattare qualsiasi altro argomento. Come un buon meccanico deve avere la sua officina attrezzata, come ogni bravo chirurgo deve poter operare in una sala operatoria sistemata a dovere, ogni smanettone che si rispetti deve avere a disposizione un ambiente dove potersi trovare a suo agio e poter avere a portata di mano tutti gli strumenti di cui necessita.
Per quelli che arrivati a questo punto inizieranno a pensare «ecco, di nuovo un altro che vuole convicermi a passare a linux con la solita solfa», dico subito che non voglio impolpare l’articolo con i soliti cliché e non voglio ridurmi alla stregua di questo tizio. Per una volta voglio provare a esporre il punto di vista di chi c’è già dentro fino al collo, che usa GNU/Linux come il pane quotidiano e non potrebbe immaginarsi una vita senza.
Innanzitutto avrete notato che uso sempre la locuzione “GNU/Linux” e non semplicemente “Linux”: la distinzione potrebbe sembrare una finezza, in realtà le due espressioni indicano due cose completamente diverse; ma dato che non voglio tediarvi con tutta la storia (che potete trovare in ogni angolo del web), vi basti sapere che un giorno di quasi 30 anni fa un giovane fisico del M.I.T. con la passione per la programmazione, tal Richard Stallman (conosciuto nel mondo hacker col nick “RMS”), decise di fondare il progetto “GNU“, con l’intento di creare un sistema operativo libero da brevetti software, disponibile per chiunque e modificabile liberamente secondo le proprie esigenze. All’inizio GNU era solamente un agglomerato di software: quello che mancava era un kernel, cioè il cuore vero e proprio del sistema, che pensa a dialogare con l’hardware e a creare una base per far partire il resto dei programmi. A colmare questa lacuna ci pensò un altro giovane studente, stavolta finlandese, un certo Linus Torvalds, che seguendo le direttive GNU creò il kernel mancante battezzandolo “Linux“.
Quindi il termine Linux indica il solo kernel, col quale da solo non ci fate nulla, mentre il vero sistema operativo è GNU/Linux. Purtroppo un po’ per pigrizia, un po’ per cacofonia (in inglese “gn” è gutturale, si pronuncia con la G dura di Gagnam Style), il solo termine “Linux” è stato preso per indicare l’intero sistema, rendendo GNU sconosciuto ai più quando invece dovrebbe essere il nome principale. Questa brutta abitudine ha reso RMS molto suscettibile sull’argomento e, a ragione, oggi gira per il mondo a mo’ di santone, con tanto di barba lunga, panza sferica, sandali e camicie hawaiane orrende cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica su questo fatto.
Chiudendo la digressione storica, vi cito ora un breve testo trovato su Internet che riassume al meglio la vera mentalità di ogni vero appassionato utente di GNU/Linux:
We tell people we use Linux because it’s secure. Or because it’s free, because it’s customizable, because it’s free (the other meaning), because it has excellent community support…
But all of that is just marketing bullshit. We tell that to non-Linuxers because they wouldn’t understand the real reason. And when we say those false reasons enough, we might even start to believe them ourselves.
But deep underneath, the real reason remains.
We use Linux because it’s fun!
It’s fun to tinker with your system. It’s fun to change all the settings, break the system, then have to go to recovery mode to repair it. It’s fun to have over a hundred distros to choose from. It’s fun to use the command line.
Let me say that again. It’s fun to use the command line. No wonder non-Linuxers wouldn’t understand.
The point with us Linux fans is – we use Linux for its own sake. Sure, we like to get work done. Sure, we like to be secure from viruses. Sure, we like to save money. But those are only the side-effects. What we really like is playing with the system, poking around, and discovering completely pointless yet fascinating facts about the OS.
Tralasciando l’omissione di “GNU/” con buona pace di RMS (inb4 ci hai scassato i gabbasisi), questo è il vero motivo di fondo per il quale un utente si affeziona a Linux e tende a non voler usare nient’altro. Linux non solo mette a disposizione un ambiente favorevole ad un’attività di hacking fornendo una serie spropositata di software per ogni evenienza e necessità, Linux è esso stesso un “aggeggio” con il quale potersi divertire, da scoprire, analizzare, personalizzare in ogni singolo particolare.
Ogni hacker considera un problema informatico non una scocciatura, bensì un’opportunità, quasi una sfida. Il bello è che la sfida può essere ardua quanto vuoi, ma con Linux la soluzione c’è sempre, indipendentemente da quanto può essere difficile raggiungerla… l’unico limite è la fantasia. Si può mettere le mani direttamente sui componenti fondamentali del sistema, come il boot (l’avvio), i moduli del kernel (fondamentalmente driver di periferiche), le comunicazioni di rete per apporre qualsiasi filtro immaginabile, maneggiare personalmente i pacchetti di dati in ingresso e uscita per fare mille giochetti, che ne so, impedire ad un’applicazione un certo tipo di comunicazioni con l’esterno, leggere pacchetti non destinati al nostro pc che normalmente vengono scartati, spacciarci per qualcun altro… tutto questo con dei facili software o semplici comandi da terminale.
Ecco, il TERMINALE. Questa parola che incute un po’ di timore e anche parecchio mal di testa le prime volte con cui ci si ha a che fare. Il terminale, chiamato anche “shell” o “riga di comando” (command line) è lo strumento più potente e polivalente con cui possiamo avere a che fare. La prima volta che lo si apre si viene presi da un senso di labirintite acuta, perchè tutto quello che si ha davanti è una semplice schermata nera con una strana scritta bianca e un cursore lampeggiante. Quindi si pensa: «…e ora? uhm, mi sa che vuole che scrivo qualcosa. Forse le mie memorie? Il testamento? La lista della spesa?»… magari anche no. Quello che vuole il terminale è un semplice input, un comando da eseguire, che di solito è il nome di un programma; posso scrivere “firefox” o “skype” e partono i relativi programmi. Ma posso fare molto di più: posso far partire programmi che la semplice interfaccia grafica non può far partire, dato che questi software non necessitano di un’interfaccia grafica; magari sono programmi che io chiamo apponendo dei flag (opzioni) in modo da indicare il file in input e il file da generare; posso combinare in sequenza più programmi, in modo da modificare in sequenza un certo file come in una catena di montaggio; posso far eseguire lo stesso programma su un certo elenco di file, in loop, in modo da effettuare la stessa operazione N volte con un solo comando; posso editare file di sistema, in modo da adattare al meglio i parametri dell’OS alle mie esigenze e al mio pc, così va tutto anche più veloce.
Scusate, mi sono fatto prendere la mano… ma è veramente troppo divertente giocare col proprio sistema, imparare com’è fatto “under the hood” e plasmarlo a proprio piacere. Questo è possibile proprio grazie al fatto che è tutto libero, open source, non c’è un angolo del sistema che non si possa non conoscere. Fare certe cose con Windows è semplicemente impensabile. Una conseguenza di ciò è che tutti possono usufruire del lavoro di tutti, online si trovano server appositi (repository) dove sono conservati la quasi totalità dei software disponibili per Linux e tutti possono aggiungerne uno scritto di proprio pugno o modificarne uno esistente. Il sistema operativo si collega poi in automatico a questi server, scarica il programma e lo installa.
La cosa stupenda è che non si è mai soli ad affrontare l’avventura dell’installazione di un nuovo programma, a capire come funzioni… il web pullula di forum in cui chiedere aiuto, di wiki dove trovare catalogati l’installazione e la configurazione passo-passo di ogni componente o software del sistema (in questo la wiki di ArchLinux la fa da padrone). Se proprio non sapete dove sbattere la testa o non avete al momento connessione internet (>2012) la quasi totalità dei software, soprattutto quelli a riga di comando, hanno la propria pagina di manuale, cioè una guida con la descrizione e l’uso del programma e di tutti i flag apponibili per modificarne il comportamento; per accedervi basta semplicemente scrivere nel terminale “man *comando*” (sostituendo a *comando* il nome del comando… ma và?). A proposito, è consuetudine talvolta nei forum rispondere con RTFM alle domande veramente banali: “Read The Fucking Manual!”, cioè “leggiti la pagina del manuale che trovi lì la risposta in 2 secondi prima di chiedere qui”… in effetti è inutile intasare forum con questo genere di richieste, è buona norma prima aver letto la pagina del manuale in cui di solito c’è scritto TUTTO.
L’apertura del sistema e il fatto che chiunque può contribuire a migliorarlo ha portato all’ideazione di diverse soluzioni per soddisfare le necessità dell’utente, in base al diverso gusto o bisogno di ognuno. Si può quindi scegliere fra un ventaglio di diverse interfacce grafiche, più veloci e leggere, più accattivanti, più personalizzabili; tra le più famose cito Gnome, KDE, Xfce o Lxde. Per una carrellata dimostrativa allego la gallery su Wikipedia.
Il vantaggio di questa versatilità è lampante: è letteralmente possibile “assemblare” un sistema per plasmarlo attorno all’utente che lo userà, quindi anche gente che di informatica non capisce una mazza potrà farne uso; il sistema che otteniamo alla fine dell’assemblamento è detto distribuzione. Vengono così fuori i nomi che più avrete sentito e di solito son distribuzioni, lasciatemelo dire, per n00b alle prime armi, o per chi non vuole sbattersi più di tanto, ma se vogliamo essere politically-correct diciamo “general purpose”: Ubuntu, Mint, Fedora, OpenSuSe. Le distro “serie” per chi vuole veramente divertirsi col sistema, costruendoselo da zero, ma che richiedono almeno un’infarinatura di base sono ArchLinux (la mia <3), Gentoo, Slackware. In mezzo c’è Debian, l’equilibrio giusto fra stabilità e gusto [semicit.]. Se queste già vi son sembrate tante, guardate la timeline di TUTTE le distro fino ad ottobre 2012, se ne contano più di 480, ce ne sono per tutti i gusti!
Insomma, l’universo Linux è tutto da scoprire e non si finisce mai di imparare. Avrei potuto dirvi subito che è gratis, che non esistono virus per Linux, che è nettamente più performante e sicuro di Windows e tuttecos’, ma ho preferito raccontarvi tutta sta pappardella per farvi capire che quelle sono solo caratteristiche secondarie rispetto alla marea di cose che si possono combinare con GNU/Linux, sempre se amate questo genere di divertimenti. I link per scaricarli ve li ho dati, potete provare i diversi sistemi da chiavetta USB o da CD prima di installarli nel pc, anche in parallelo a Windows. Pensate che l’ho installato anche alla Derpina, ne è entusiasta e non riesce più a tornare indietro… questo dimostra che è veramente alla portata di tutti, se si parte con il giusto spirito.
Sperando di non avervi annoiati più del dovuto, ci rivediamo alla prossima puntata!
Ingegnere Fisico specializzando in Ingegneria Nucleare, col pallino dell'informatica, nel tempo libero si diverte a fare l'admin e il developer di imdi.it. Aspirante hacker e profeta di GNU/Linux, non perde occasione di sponsorizzare l'Open Source.
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Ingegnere Fisico specializzando in Ingegneria Nucleare, col pallino dell'informatica, nel tempo libero si diverte a fare l'admin e il developer di imdi.it. Aspirante hacker e profeta di GNU/Linux, non perde occasione di sponsorizzare l'Open Source.
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