Durante il Natale si tende ad essere più buoni. Qualcosa che ci viene radicato fin dalla prima infanzia, dai disegni a scuola, dall’essere buoni per aspettare Santa Claus la notte del 24. Nel corso degli anni il 25 dicembre è diventato qualcosa di universale, e oltre ad essere più buoni e gioire per la nascita del Salvatore ha portato anche tradizioni nazionalpopolari che hanno radici in questo giorno di festa, come il film di Natale al cinema con tutta la famiglia o eventi sportivi giocati durante le festività, come il celeberrimo Boxing Day, tradizione calcistica anglosassone per Santo Stefano o l’ultima finale di Supercoppa Italiana giocata venerdì in quel di Doha, Qatar, che ha visto vincere il Milan ai calci di rigore contro la Juventus.
Stendendo un velo pietoso su questa finale giocata a 4000 km dai tifosi nostrani, il Natale non ha sempre portato giocattoli e spettacoli sportivi. A Ypres, nelle Fiandre, un centinaio d’anni fa circa, portò un regalo molto atteso dalle due nazioni che si stavano fronteggiando nella prima guerra mondiale. Il regalo fu la Tregua di Natale, e le nazioni erano la Gran Bretagna e la Germania, che per un paio di giorni smisero di spararsi per scambiarsi doni ed auguri e dare dei ben più sani calci a un pallone nella terra di nessuno.
La Tregua di Natale non fu esclusiva di quell’angolo di terra belga. La storia ci da notizie di tregue in buona parte dei fronti coinvolti nella prima guerra mondiale, ma Ypres è senza ombra di dubbio il luogo più celebre, raccontato perfino da Paul McCartney e da un film, Joyeux Noël. Raccontando in entrambe le opere questi fatti capitati a cavallo della vigilia di Natale romanzando, se necessario, la storia di questi ragazzi che, fregandosene della disciplina militare fraternizzarono con i propri nemici nella terra di nessuno merita di essere ricordata anche a distanza di un secolo.
Era consuetudine che via via ci fossero piccole tregue ed episodi di vivi e lascia vivere, utilizzati per recuperare i corpi dei caduti nella terra di nessuno e per riorganizzare le truppe nelle trincee, ma la Tregua di Natale di Ypres iniziò dal fronte tedesco come è di consuetudine iniziare oggi il periodo natalizio, posizionando candele nelle trincee e sugli alberi nelle vicinanze. Comportamento a dir poco suicida, visto che accendere un fiammifero in trincea poteva equivalere a diventare un bersaglio facilissimo ed andare verso morte certa.
I tedeschi non contenti iniziarono a cantare canzoni natalizie, come Stille Nacht. Furono quindi presto imitati in risposte canore dai soldati britannici, che intonarono infine all’unisono Adeste Fideles, unendo due popoli divisi da una lingua di terra e da una guerra tremenda in uno dei più celebri canti di Natale. Da lì a uscire dalle trincee e andare incontro al soldato Fritz per scambiare sigarette, salsiccie, grappa e formaggio fu questione di poco, finendo per stringere le mani a chi qualche ora prima dovevi uccidere per dover di patria.
Inghilterra – Germania è una delle classiche del calcio internazionale, è stata pure la finale del mondiale giocato in terra d’Albione che vide una nazionale asiatica far paura, ma la partita o le ammucchiate intorno a un pallone spuntato da chissà dove, che si giocarono in quel Natale del 1914 nella terra di nessuno forse hanno più importanza di molte partite che si sono giocate su di un campo da calcio. Le squadre erano ovvie, i britannici kaki da una parte e i grigi tedeschi dall’altra, il campo da gioco la terra di nessuno libera dai corpi dei caduti portati via nelle trincee grazie alla tregua, le linee del campo composte dai soldati/tifosi e le porte segnate con gli elmetti, lasciando via da parte l’essere nemici per tornare bambini e giocare insieme in un giorno di festa al gioco più seguito al mondo.
Per la cronaca, finì 3-2 per i tedeschi, ma i marcatori restano ignoti. La tregua, che nacque dal basso dei soldati impegnati sul fronte, non fu vista di buon grado dall’alto comando, che cercò di minimizzare l’accaduto. Ma la storia è riuscita ad arrivare fino ai giorni nostri grazie ai racconti dei testimoni oculari e alle lettere spedite dai soldati alle proprie famiglie, tant’è che l’ex presidente UEFA Michel Platini nel 2014 inaugurò una statua che celebra l’avvenimento e quei ragazzi che, cent’anni fa, misero da parte i fucili per scambiarsi regali e giocare a calcio, lasciando da parte i governanti che, per interessi o chissà cosa, la pace tanto decantata forse non la volevano a tutti i costi, mandando in guerra una generazione che fraternizzò tirando due calci a un pallone.
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