È passato ormai quasi un mese da quell’otto di agosto in cui la dirigenza dell’FC Internazionale Milano ha annunciato, tramite un tweet, di aver interrotto consensualmente il proprio rapporto di lavoro con Roberto Mancini, avendo rilasciato anche un comunicato sul sito ufficiale della società. Le richieste esplicite e decisamente esasperanti dell’allenatore di Jesi sul calciomercato, non soddisfatte dalla nuova società cinese, sono state il fattore scatenante di questa rottura con l’Inter, arrivata quasi a ridosso della prima giornata di Serie A.
Comunicato di F.C. Internazionale: https://t.co/GvSujGOUJp #FCIM
— F.C. Internazionale (@Inter) August 8, 2016
Nella mattina seguente, la stessa dirigenza interista, via social media, ha annunciato l’olandese Frank de Boer come nuovo allenatore della prima squadra nerazzurra. L’ingaggio dell’ex Ajax è stato fortemente voluto dalla società, specialmente dal presidente Erick Thohir, che già in tempi non sospetti aveva visto in Frank de Boer l’identikit dell’allenatore perfetto della propria squadra. Considerato che l’olandese ha interrotto il proprio contratto di lavoro con la società dei lancieri di Amsterdam, è stato facile per la beneamata trovare un accordo per ingaggiarlo come nuovo tecnico della prima squadra.
Frank #deBoer è il nuovo allenatore dei nerazzurri. Conferenza alle 14: https://t.co/awSrJzYGqw #WelcomeFrank #FCIM pic.twitter.com/I2uBo9FGHU
— F.C. Internazionale (@Inter) August 9, 2016
Ex difensore centrale ad altissimi livelli, nazionale olandese, classe 1970. Cresciuto nel settore giovanile dell’Ajax, debuttò in prima squadra a 19 anni come terzino sinistro, per poi venire spostato in seguito nel ruolo in cui più fruttò, ovvero il difensore centrale/libero. Sempre nel primo anno, dopo essere uscito dalla Primavera dei lancieri, vinse il suo primo titolo Eredivisie, a cui ne sono seguiti altri tre durante i dieci anni di permanenza nella squadra di Amsterdam. Ma Frank de Boer fece parte di un team, assieme al fratello gemello Ronald, di giocatori del calibro di Clarence Seedorf, Marc Overmars, Patrick Kluivert, Edgar Davids, e altri notevolmente importanti come Edwin Van der Sar e Jari Litmanen, nomi di spicco a livello mondiale. Negli anni ’90 l’Ajax conquistò prima La Coppa UEFA nel 1992, (l’ultimo trofeo che mancava tra i maggiori titoli continentali) e nel 1995 la Champions League, terzo tassello di un treble (o triplete) già vinto dall’Ajax una prima volta con Stevan Kovàcs in panchina, con una squadra che divenne più famosa però per quel giocatore inarrestabile che vestì il numero 14, Johan Cruijff.
Frank de Boer nel 1999 lasciò l’Ajax, e assieme al fratello gemello Ronald decidette di accasarsi al FC Barcelona, per seguire il vecchio allenatore con cui vinse tutto all’Ajax, Louis Van Gaal. In Catalogna vinse il titolo spagnolo sempre nello stesso anno. Dopo l’esonero dell’olandese dal Barça, Frank de Boer visse un momento particolare nella sua carriera, in cui venne trovato positivo al nandrolone, sostanza dopante che lo tenne lontano dai campi per più di un anno. Nel 2003 l’esperienza catalana volse al termine, e dopo un anno senza infamia e senza lode al Galatasaray, si trasferì nella squadra dei Rangers per raggiungere, guarda caso, l’inseparabile fratello Ronald, e sempre con l’adorato gemello andò a finire la carriera professionistica in Qatar, nell’Al-Rayyan. Si ritirò nel 2006 per poi cominciare a muovere i primi passi come allenatore. Ah, poi si fece parare un rigore decisivo ad Euro 2000 contro l’Italia, i tifosi ancora lo ringraziano per questo.
Dopo essersi ritirato dal calcio giocato, nel 2007 ritornò all’Ajax dove cominciò a studiare per diventare allenatore, nel 2008 ricoprì un doppio incarico come tecnico della primavera dei lancieri e come allenatore in seconda della nazionale del proprio paese. Fece parte dello staff di Bert van Marwijk che sfiorò l’impresa nel mondiale 2010, inchinandosi solo alla Spagna di Del Bosque, che poi vinse il torneo. Sempre nel 2010, in seguito alle dimissioni di Martin Jol, l’Ajax comunicò che fino alla pausa natalizia, l’allenatore della prima squadra sarebbe stato proprio Frank de Boer. L’ex-nazionale olandese debuttò in panchina contro il Milan, vincendo in trasferta per due reti a zero, proprio in quello stadio che, al tempo che fu, mai avrebbe immaginato come stadio di casa. In quella stagione, partendo dal ruolo di traghettatore della squadra, riuscì a trionfare in Eredivisie, costruendo passo dopo passo il record assoluto nel campionato olandese di quattro titoli nazionali consecutivi, mettendoci in mezzo anche una supercoppa nazionale. Rinus Michels e Louis Van Gaal si fermarono a tre.
Il quinto titolo consecutivo sfumò per mano del De Graafschap, che fermò i quadricampioni d’Olanda sul risultato di 1-1 e che consentì il sorpasso da parte degli acerrimi rivali del PSV Eindhoven, guidati da Philip Cocu, ex-collega di de Boer nello staff degli Oranje di Sud Africa 2010. A fine campionato, l’allenatore dell’Ajax, probabilmente per evitare di prendersi a schiaffi in faccia, rassegnò le dimissioni, rimanendo senza lavoro fino a quell’otto di agosto di cui si è parlato all’inizio, quando venne annunciato come nuovo tecnico dei nerazzurri.
Sin dall’inizio della carriera da allenatore, Frank de Boer si è distinto per avere una filosofia di gioco diversa da quella che ci si aspetta da un allenatore olandese, specialmente se di scuola Ajax. Grazie all’attenzione alla difesa, che durante la sua permanenza sulla panchina dei lancieri è stata la meno battuta grazie a lavori specifici richiesti espressamente per migliorarne il coordinamento. Lavorò su una duttilità di modulo, discostandosi dal classico 4-3-3 e sfiorando quel quinto titolo olandese che, come detto, è sfumato solo sul più bello. Altro marchio di fabbrica del nuovo tecnico interista è la volontà di puntare sui giovani, proprio questa probabilmente è la caratteristica più interessante che ha convinto la società nerazzurra a scommettere su di lui. Basti pensare che nel 2011, quando vinse il primo campionato olandese, la squadra aveva un’età media di 22 anni, il record assoluto nella Eredivisie. Durante la carriera da giocatore, de Boer è stato un fedelissimo di van Gaal, e infatti molte delle caratteristiche del nuovo tecnico interista rispecchiano l’idea di calcio che costruiva il suo allenatore durante i tempi all’Ajax e al Barcellona, come il 4-3-3 e l’uso degli esterni nel proprio modulo, ma anche la stessa mentalità offensiva tipicamente olandese. Durante i sei anni di permanenza sulla panchina dei lancieri, il gioco per quanto diverso e distaccato da quello che ci si aspettava dall’allenatore dell’Ajax, venne criticato spesso per essere noioso, con una costruzione di gioco molto ragionata, al fine di allargare gli spazi per consentire ai propri interpreti di marcare a rete tra le maglie difensive allargate. La mancanza di un piano B a volte, la diversa intensità di gioco e la diversa aggressività da parte di altre squadre hanno reso il lavoro molto difficile all’Ajax, specialmente nelle competizioni europee.
Da quando l’Inter ha annunciato il nuovo allenatore, ha giocato due partite di Serie A e un’amichevole contro il Celtic. Nella prima uscita contro gli scozzesi già si è vista la mano del tecnico, con un 4-2-3-1 completamente diverso da quello di Roberto Mancini, esaltando una manovra di gioco molto più fluida, organizzando la difesa e coordinandola con gli altri reparti. E considerando l’ultima partita dell’ex-tecnico dell’Inter, quella persa contro il Tottenham per 6-0, il tutto è stato un grande passo avanti. Durante il match si sono viste già alcune caratteristiche tipiche dell’olandese, come il gioco sugli esterni, la preferenza di attaccare la fascia più che il centro del campo. Infatti il gol del 2-0 finale è proprio il leitmotiv del calcio di de Boer, palla a Candreva che scappa sulla fascia destra, pallonetto, ed è rete.
Sempre nella prima partita già si è visto un miglioramento nella forma di Kondogbia, che sembra già essersi calato a pieno nel ruolo che de Boer gli ha costruito attorno, andando spesso al tiro, come lo stesso Banega, leggermente più avanzato che ha fornito spunti per conclusioni di Icardi. Anche se il giocatore determinante in questa partita è stato Perisic, che è riuscito ad esaltarsi nel ruolo d’esterno d’attacco propiziando assist e giocate pericolose, come indicato dal tecnico interista.
Con il Chievo invece tutto è stato più difficile. La squadra di Maran è una formazione che ha giocato con lo stesso modulo e con la stessa idea di gioco da anni, quindi l’avversario in assoluto più difficile per un debuttante in campionato con una squadra praticamente ancora in costruzione. Avendo impostato la squadra con il 3-5-2, de Boer ha rimosso le poche certezze precedentemente ottenute dalla partita giocata in Irlanda contro gli scozzesi del Celtic. Nella partita di Verona, oltre ad aver utilizzato un modulo mai usato prima, ha fatto scalpore l’esclusione di Perisic dalla lista dei titolari. L’Inter si è ritrovata a giocare una partita nella quale ha fatto fatica ad offendere e a tenere palla, e alla fine ne ha pagato le spese, dal momento che nel secondo tempo Walter Birsa ha portato in vantaggio il Chievo, per poi ribadire con la doppietta personale il risultato finale.
Contro il Palermo i nerazzurri, all’esordio casalingo nella nuova stagione di Serie A, hanno fatto vedere qualcosa in più con il ritorno al 4-2-3-1, sebbene in maniera abbastanza casuale e poco organizzata. L’Inter è riuscita a riprendere in mano una partita che la vedeva perdere per una rete a zero, dopo il tiro deviato di Rispoli. Con l’ingresso di Candreva dalla panchina, la squadra ha cambiato completamente volto. Lo stesso azzurro ha fornito l’assist vincente per il capitano Icardi, e dopo il pareggio, l’Inter ha rischiato di ribaltare il risultato più volte, sia con Eder che con lo stesso Candreva, decisivo nel ridare morale ai nerazzurri. Lo stesso de Boer si è definito soddisfatto del risultato, aggiungendo che potevano vincere la partita, con dei miglioramenti rispetto alla partita giocata contro il Chievo Verona una settimana prima.
Come già ribadito, è un tecnico che adora il gioco sugli esterni, e in questo momento l’Inter vanta un pacchetto di esterni offensivi mica male. Già con Candreva e Perisic il reparto è competitivo e con l’arrivo di João Mário, che può ricoprire gli stessi ruoli, il tasso qualitativo della rosa è destinato ad aumentare, dando motivo di riflessione al tecnico. Oltre a João Mário, l’Inter è riuscita a prelevare anche Gabriel Barbosa, detto Gabigol, dal Santos, attaccante di prospettiva e fresco vincitore della medaglia d’oro olimpica con il Brasile a Rio2016, seguito a lungo da Barcellona e Juventus.
Oltre ai movimenti di mercato, bisogna ricordare che il tecnico olandese ha lanciato tanti giovani durante la sua permanenza all’Ajax e visto il periodo in cui bisogna fare attenzione al Financial Fair Play, anche considerata la nuova regola per la registrazione delle rose in Serie A, è lecito aspettarsi di vedere giocare giocatori giovani cresciuti nel vivaio. Come ad esempio Miangue, che ha giocato molto bene come terzino sinistro nel secondo tempo durante Inter-Palermo. Visto che de Boer è all’Inter da meno di un mese e che ha ereditato la squadra da Mancini a meno di due settimane dall’inizio della Serie A, non ci si poteva aspettare che l’Inter facesse sfaceli. Sicuramente c’è margine per migliorare, fortunatamente per de Boer il presidente dell’Inter non si chiama Maurizio Zamparini, perciò il tecnico olandese potrebbe avere tempo di lavorare in pace senza rischiare costantemente la testa. La speranza per i tifosi interisti è che anche durante la pausa per le nazionali, seppure a ranghi ridotti, de Boer possa affinare l’intesa della squadra a breve termine, e che a lungo termine possa riportare la beneamata ai piani alti della classifica.
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