Che il 2016 sia stato un anno oltre ogni modo nefasto dal punto di vista musicale, è stato documentato da tutte le testate giornalistiche nazionali ed internazionali.
Un sentimento comune quello del dispiacere, caratteristico di quest’annata musicale. Guardando gli annali, dai ’50 ad oggi, l’anno che volge – fortunatamente da questo punto di vista – al termine ha ottenuto più vittime in assoluto.
La scena italiana non è stata esente da questo “fattore 2016”, anzi, esattamente il primo di gennaio – ironia della sorte – è mancato David Belardi, meglio conosciuto come Primo Brown dei Cor Veleno, gruppo rap famosissimo della scena romana.
Oltre al rapper della capitale, ci hanno lasciati (in ordine cronologico): Gianmaria Testa, famoso per aver scritto “Da questa parte del mare”, canzone dedicata ai migranti e ai problemi legati a questo fenomeno. A lui è succeduto Giorgio Calabrese, grande compositore di testi, a si sono aggiunti altri cantautori italiani del calibro di Carlo D’Angiò e Lorenzo Piani.
Senza nulla togliere agli artisti della nostra penisola, una delle notizie che più ha devastato i fans di tutto il mondo è stata senza dubbio la scomparsa di David Bowie. Specialmente per il fatto che il cantante, come confermato dal suo account twitter ufficiale, dopo una lunga malattia – tenuta appositamente segreta dalla famiglia – si è spento il 10 gennaio, due giorni dopo il 69° compleanno proprio di Bowie e dell’uscita del suo ultimo album Blackstar.
Purtroppo, come detto all’inizio, il 2016 si iscriverà alla storia come un anno musicalmente mortifero, e dopo il duca bianco ad averci lasciati sono stati molti altri, tra cui: Maurice White cantante degli Earth Wind and Fire, Glenn Frey, fondatore degli Eagles, passando poi per Keith Emerson e Greg Lake degli Emerson Lake & Palmer, oltre a Prince, Leonard Cohen e Phife Dawg degli A Tribe Called Quest.
Oltre a questi celeberrimi interpreti della musica popolare, sono sicuramente meritevoli di menzione altri tre artisti contemporanei, compositori importantissimi per il contributo dato alla musica classica: il francese Pierre Boulez, il finlandese Einojuhani Rautavaara e il ceco Karel Husa.
In conclusione, nonostante l’ecatombe di musicisti sparsi tra i vari generi, questo 2016 ci ha riservato un momento che ha fatto esultare gli amanti della musica, con l’assegnazione del premio Nobel alla Letteratura a Bob Dylan.
Un po’ come le brutte notizie caratteristiche di quest’anno, la nomina di Dylan – all’anagrafe Robert Allen Zimmerman – è stata un fulmine a ciel sereno, accolta tra opinioni miste tra gioia e sorpresa, ma anche disappunto perché non proprio letteratura di per sé.
Il prestigioso premio – non ancora ritirato, tra l’altro – a Bob Dylan può essere considerato uno dei pochi lati positivi di questo 2016 che volge al termine.
Sempre in quest’anno, c’è poi stato il venticinquesimo anniversario della scomparsa di un grande cantante andato via troppo, troppo presto, l’incredibile voce dei Queen Freddie Mercury. Ma proprio come lui stesso diceva in una famosissima canzone: “The Show Must Go On“.
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