La notizia è di quelle forti, destinata a scuotere il mondo dello sport ma non solo, viste le pesanti implicazioni penali e politiche che si porta dietro: dopo la pubblicazione della seconda parte del rapporto WADA sullo scandalo del doping in Russia, la FIFA starebbe ridiscutendo l’assegnazione dei Mondiali del 2018. Lo riferisce la BBC, riportando come il delegato Damian Collins avrebbe espresso dubbi circa la buona fede e l’affidabilità dell’intera organizzazione russa alla luce di quanto emerso dall’indagine internazionale sulle sostanze vietate che coinvolgerebbe ben 1000 atleti di circa 30 discipline, calcio incluso.
È dell’altroieri la pubblicazione completa del rapporto stilato da Richard McLaren per conto della World Anti Doping Agency, i cui effetti avevano iniziato a farsi sentire già ad agosto di quest’anno: la diffusione della prima parte dell’inchiesta aveva messo sotto accusa l’intera federazione atletica russa fino ad arrivare alla decisione di squalificare 118 atleti che sono stati bloccati sulla strada verso Rio de Janeiro. Tra di loro alcune vere e proprie star come la saltatrice con l’asta e recordwoman Yelena Isinbaeva che decise per questo di ritirarsi dall’attività sportiva. Le parole della plurimedagliata in quella occasione non furono affatto tenere, quando tra le altre cose definì questa esclusione di massa senza precedenti una vera e propria “violazione dei diritti umani”.
Va detto che nel caso della Isinbaeva non fu riscontrata alcuna positività al doping, infatti la carriera stellare della saltatrice è sempre stata ufficialmente pulita: secondo il rapporto McLaren, però, questa apparente perfezione era da ascriversi all’interno di un vero e proprio sistema che dal 2011 caratterizzava il rapporto tra la Russia e la somministrazione di sostanze atte ad alterare i risultati sportivi. Un vero e proprio doping di Stato, che riforniva gli atleti delle sostanze e sistematicamente alterava poi i risultati dei controlli con i medici compiacenti che utilizzavano metodi tutt’altro che raffinati, mescolando le urine con sale e caffè solubile e graffiando le provette per renderle riconoscibili, e questo soltanto nel migliore dei casi. Non mancano infatti prove di scambi di materiali (agli atleti veniva richiesto di tenere una scorta di urine pulite “di riserva”, da utilizzare all’occorrenza) e addirittura utilizzo di urine “false”. È emerso come, durante i controlli di Londra 2012, in alcune analisi riconducibili ad atlete donne fosse stato rilevato DNA maschile.
Il risultato di tanta “raffinatezza” e metodicità è che praticamente ogni competizione sportiva dal 2011 avrebbe (sempre secondo McLaren) visto degli atleti russi dopati andare a medaglia. Le Olimpiadi di Londra del 2012, le Universiadi di Kazan del 2013 e soprattutto le Olimpiadi Invernali di Sochi del 2014 sarebbero, quindi, pesantemente da rivedere: in occasione della manifestazione organizzata “in casa” ad esempio, ben 33 risultati risulterebbero dubbi, con il CIO chiamato ad una decisione che appare più difficile che mai. Il tutto in nome di quella che il rapporto definisce “sete di vittoria”, diventata talmente forte da soppiantare qualsiasi concetto di etica e rispetto dei valori dello sport, in una catena di responsabilità il cui primo anello sembra essere il Ministro dello Sport e Presidente della Federcalcio russa Vitaly Mutko. Lo stesso Mutko (nominato alle sue funzioni direttamente da Putin, quindi uomo molto in vista nella vita politica del Paese) è ora chiamato a stilare una difesa che verrà presentata in forma scritta il prossimo 15 dicembre. Per il momento la versione ufficiale della Russia è che l’intero rapporto McLaren manchi di prove certe e che si tratti di un complotto volto a minare la credibilità di un paese che ha sempre fatto dell’eccellenza sportiva uno dei capisaldi della propria organizzazione sociale.
Parlare di carenza di prove tout court appare però incauto ed eccessivo: il rapporto è infatti molto preciso nel legare ogni illecito alle mail da cui partivano le istruzioni operative e molti dei 1000 atleti coinvolti sono, di fatto, già sospesi o squalificati per episodi lampanti già scoperti. I vertici internazionali CIO e FIFA si dicono “scioccati” e attendono risposte ufficiali per prendere dei provvedimenti che si teme possano apparire insufficienti: troppa è la paura di scivolare in uno scandalo internazionale. Intanto, i prossimi grandi eventi sportivi russi appaiono già a rischio. A febbraio 2017 sono in programma i mondiali di bob di nuovo a Sochi e gli americani hanno annunciato di stare seriamente considerando un boicottaggio. Tra poco meno di due anni, invece, i Mondiali di calcio: sarà la Russia in grado di mantenere la credibilità necessaria per non marchiare d’infamia una competizione così attesa?
30 Maggio 2017
24 Maggio 2017
17 Maggio 2017
5 Maggio 2017
28 Aprile 2017
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.