È il 15 maggio 2016, il West Ham ha appena perso 2-1 fuori casa contro lo Stoke City, risultato che sa di beffa sia per com’è venuto a maturare (2 salvataggi sulla linea dei Potters) sia per come incide sulla classifica: gli Hammers si vedono infatti costretti a fronteggiare le qualificazioni all’Europa League per un solo punto di distanza a conclusione della loro miglior stagione dal ritorno in Premier nel 2012. Seppur amareggiati, i supporters possono essere felici perché hanno potuto onorare al meglio l’ultimo anno di servizio del leggendario Boleyn Ground, casa del West Ham dal 1904, anche e soprattutto grazie alle gesta del mago di Saint-Pierre Dimitri Payet, autore di 15 gol e 16 assist nella sua prima stagione a Londra.
Fast forward al 3 dicembre 2016: gli Hammers ricevono un sonoro 1-5 in casa dall’Arsenal e si ritrovano in 17a posizione, appena fuori dalla zona retrocessione. In Europa League non ci sono nemmeno arrivati, uscendo in agosto ai preliminari contro l’Astra Giurgiu (piazzatasi poi seconda nel girone della Roma) e la stella Payet sembra aver prematuramente smesso di brillare. Lo spogliatoio si sgretola, i “mal di pancia” si diffondono tra i giocatori e la stagione sembra compromessa definitivamente. L’inaugurazione dell’Olympic Stadium non poteva andare peggio.
Una delle prime motivazioni su cui indagare sono sicuramente gli infortuni: indicativamente due terzi della rosa hanno subito almeno un infortunio da agosto a dicembre. Scendere in campo ogni domenica con un undici diverso non aiuta certamente a trovare solidi equilibri di squadra, soprattutto se non c’è un buon bilanciamento tra il nucleo dei veterani e i nuovi arrivati.
A tal proposito, anche gli acquisti estivi si sono rivelati dei buchi nell’acqua, soprattutto nel reparto offensivo. Sofiane Feghouli, dopo essersi ripreso da un infortunio alla coscia, non è riuscito ad inserirsi al meglio negli schemi d’attacco, finendo ai margini della squadra. Allo stesso modo Jonathan Calleri, corteggiato anche da Inter e Roma in estate, non è stato in grado di esprimere il suo potenziale, finendo più volte in tribuna. Infine il nostro Simone Zaza, chiamato a dimostrare di essere un giocatore cresciuto e in grado di avere un ruolo da protagonista, ha deluso le aspettative (finendo per essere girato in prestito al Valencia durante il mercato invernale)
Non è poi da sottovalutare la motivazione dei giocatori: in molti match la squadra è sembrata stanca e poco aggressiva, sintomo di uno scarso attaccamento alla maglia e alla causa, cosa che, ovviamente, i tifosi hanno poco gradito.
Proprio nel momento più delicato della stagione è arrivata quella che sembrava essere la mazzata definitiva: Dimitri Payet chiede poco cortesemente il trasferimento all’Olympique di Marsiglia, minacciando addirittura di procurarsi volontariamente degli infortuni nel caso la dirigenza non lo avesse ascoltato.
È un colpo durissimo per i fans, che si sentono completamente traditi, arrivando a utilizzare la sua maglietta come tappetino, così come lo è per i compagni di squadra, che lo escludono dal gruppo di Whattsapp.
Payet decide di abbandonare il club per incomprensioni con il mister Bilic, molto probabilmente legate anche agli scarsi risultati ottenuti dagli Irons nella prima metà di stagione. I risvolti di un episodio traumatico come questo sono molteplici, ma riassumibili in due gruppi: o si lascia affondare la barca, o si lavora il doppio per ritornare a navigare. Ed è proprio quello che sembra essere successo.
Nelle 9 gare successive arrivano ben 18 punti, 5 punti in più rispetto ai miseri 13 delle prime 15 gare di campionato. L’impressione è quella che i giocatori abbiano finalmente fatto gruppo, trovando nella perdita della loro stella le giuste motivazioni con cui scendere in campo.
Arriviamo quindi ad oggi. La cessione di Payet ha portato al club 25 milioni di sterline, subito reinvestiti negli gli acquisti di Josè Fonte, difensore centrale portoghese dal Southampton, e Robert Snodgrass, esterno sinistro dall’Hull City, due ottime addizioni al reparto difensivo ed offensivo. Oltre a questi innesti mirati, Andy Carroll sembra essersi svegliato dal torpore segnando 5 reti nelle ultime 7 apparizioni, anche se con il possente centravanti inglese non c’è mai da star tranquilli.
Michail Antonio e Manuel Lanzini sembrano i due giocatori su cui gli Hammers possono puntare per il proprio futuro, soprattutto il folletto argentino che ha già dimostrato di avere delle spalle da gigante in grado di portare il peso di una squadra che sembrava spenta e destinata alla retrocessione. Risaliti invece fino alla 9a posizione, nel prossimo turno di campionato dovranno affrontare il sorprendente West Bromwich Albion di mister Tony Pulis, capace di rimanere saldamente nella colonna di sinistra della classifica pur non avendo una squadra di fenomeni.
Sarà la prova del nove di questo West Ham post Payet e chissà che anche all’Olympic Stadium non tornino a soffiare le bolle di sapone.
Laureato in Economia e Management, cestista e grande appassionato sportivo, scrivo per esprimere la mia passione nei confronti di una maledettissima palla rotonda, che sia in cuoio lucido o a spicchi
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Laureato in Economia e Management, cestista e grande appassionato sportivo, scrivo per esprimere la mia passione nei confronti di una maledettissima palla rotonda, che sia in cuoio lucido o a spicchi
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