Tutti, bene o male, conoscono GTO, riuscitissimo manga di Tooru Fujisawa in grado di fondere gli stereotipi degli shonen con umorismo, critiche alla società giapponese e un po’ di scene sexy che ci stanno sempre. Chi non ha mai sognato di avere come professore quel cazzone dal cuore d’oro di Eikichi Onizuka? Non tanti sanno però che GTO in realtà altro non è che uno spin-off di un Delinquent Manga popolare negli anni ’90 in Giappone… Shonan Junai Gumi, appunto.
Ambientato nella città costiera di Shonan (niente a che fare con il genere… anche se sì, è in effetti uno shonan!), SJG ci racconta le gesta del leggendario duo Oni-Baku nella sua epoca d’oro: ovviamente, il liceo. Gli Oni-Baku altri non sono che Eikichi Onizuka (Oni), fortissimo, fuori di testa, arrapato come un maiale ma sfigatissimo con le donne, e Ryuji Danma (Baku), vagamente più maturo e assennato della sua controparte, anche se altrettanto fuori di melone quando si tratta di fare a cazzotti, andare in moto o a caccia di donzelle. L’incipit è macchiettistico: i due decidono di mollare la vecchia scuola dove avevano fama di teppisti, per darsi un tono da bravi ragazzi (con tanto di permanente)e, secondo i loro piani, rimorchiare ignare ragazze come un petroliere russo in un night-club.
Ecco, chi conosce GTO sapra già che qualcosa in questo piano si rivelerà fallimentare, dal momento che Onizuka arriva vergine ai 22 anni: per una serie di circostanze i due tornano ad essere delinquenti di prima categoria, e nei 31 volumi del manga (15 nella versione italiana da 400 pagine) avranno a che fare con una ricca fauna di filibustieri, tipi loschi, aspiranti yakuza e amenità varie. Il copione è dei più stereotipati, e si ripete ciclicamente: una gang nemica appare, fa il culo a qualche sottoposto degli Oni-Baku, Onizuka e Danma litigano per qualche motivo, uno dei due affronta il capo e viene pestato a sangue per essere quindi vendicato coi fiocchi dal compare; alla fine il cattivone, puntualmente, si unisce in qualche modo al gruppo dei “buoni”. Una vera merda, eh?
Questa struttura narrativa ultra-stereotipata viene resa potabile dall’effervescente caratterizzazione dei personaggi: i cattivi hanno quasi sempre una motivazione, spesso legata al passato degli Oni-Baku o a qualche dramma famigliare, e dopo essere fatti a pezzi diventano dei comprimari a loro modo divertenti, vuoi perché sadici, fuori di testa, pervertiti, fighetti o quant’altro, spesso scadendo nell’assurdo con omoni di due metri appassionati di Sailor Moon, biker autolesionisti, surfer romantici e quant’altro. A rimescolare le carte, come nella vita, ci sono poi le donne: sappiamo già che Onizuka non puccerà mai il biscotto, ma si fa comunque la sua buona quantità di storie, tra ex-compagne di classe violente, stalker ninfomani (sì, come fa a non trombarsele, come per GTO, rimane un mistero), professoresse misteriose e, per non farsi mancare niente, trans (per ben due volte!). Altra storia per Ryuji Danma, che nonostante un discreto alone di sfiga ha una propensione meno tragicomica del suo compare per le love story, accompagnandosi prima con una professoressa dal passato problematico e poi con il suo grande amore, la bella e misteriosa Nagisa. Il successo del suo socio porterà poi il finto biondo a tutta una scena di siparietti comici che alternano una scazzottata e l’altra, con Onizuka che rosica, minaccia di scindere il duo e/o abusa di materiale pornografico: l’escalation avverrà quando i due andranno a vivere insieme in una topaia e si dedicheranno con passione alla nobile arte del voyeurismo.
Quindi, in sintesi: essendo di base un manga di scazzottate tra gang liceali con sfumature umoristiche e romantiche e una coppia affiatata di protagonisti maschili, Shonan Junai Gumi ha un debito d’ispirazione enorme da Kyo kara ore wa (Due come noi, per i meno giappominkia). Tuttavia, il gusto per l’assurdo di Fujisawa rende quantomeno tollerabili i primi volumi, quando il tratto è ancora piuttosto osceno e la trama alquanto puerile; andando avanti assistiamo gradualmente all’evoluzione degli Oni-Baku, che da liceali cazzoni arrapati e arroganti iniziano a crescere e a sentire il peso delle responsabilità… beh, sì, qualche cazzata continuano a combinarla, sono fatti così. Se nella seconda metà del manga la struttura narrativa inizia a denunciare la sua prevedibilità, emergono quindi tematiche più serie, tra la critica di certe storture della società giapponese degli anni ’90 (che saranno poi approfondite in GTO) alla nostalgia verso l’innocenza della giovinezza: sì, le solite menate del coming of age, ma dovreste averlo capito che Shonan Junai Gumi non si legge per l’originalità. Certo, il riuscito mix di generi lo rende gradevole, ma l’epicità sta tutta nell’amicizia tra Oni e Baku. Il dualismo e la complicità dei protagonisti, due amabili cretini con un insospettabile lato serio, rende sopportabile l’immaturità dell’opera e prepara il terreno a quella figata di GTO, dove pure Onizuka fa la parte del leone, ma si sente eccome la mancanza della follia benevola di Danma, relegato di fatto al ruolo di confidente passivo, e della loro epica bromance, tra le più celebri nell’universo giappominkia.
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