Che culo, eh? Fra esattamente una settimana sarà Natale, e a quest’ora voi vi sarete appena alzati da tavola, dopo un sontuoso pranzo consumato insieme ai parenti a casa di nonna. Già immagino la panza che cerca di liberarsi dallo stretto giogo imposto dai pantaloni delle feste, il bottone della camicia che sta per saltare, e le vostre mani gonfiate dal troppo vino che scendono fino alle chiappe, per grattarle rumorosamente. Insomma, siete il ritratto della bruttura. Meno male che a pranzo vi siete riscattati da tanta tristezza, rendendovi deliziosamente interessanti (e forse un po’ irritanti ai devoti occhi di nonna) snocciolando nozioni sulla festività in corso. Quali nozioni? Eh, un attimo. Intanto iniziate a farmi un bonifico, ché qui alla IMDI s.r.l. siamo a corto di idee per far soldi, e le magliette col kanker non vendono più come una volta.
Immagino che molti di voi lo sappiano già, o lo ricordino vagamente. Chi non l’ha mai saputo, di certo si è ritrovato ad interrogarcisi, almeno una volta nella sua breve vita: perché Natale si festeggia il 25 dicembre? Voglio dire, la nascita di Gesù è un fatto di 2000 anni fa, possibile che si sappia il giorno esatto? Sì, e no. Nel senso, il giorno esatto in cui è successa una cosa 2000 anni fa si può anche sapere, se qualcuno si è preso la briga di scriverlo da qualche parte. Però, siccome Gesù appena nato non se lo cagava nessuno, nessuno lo sa.
Come tutte le cose che vengono liquidate in due righe nei libri (e nel mio libro di Storia Romana del triennio questo argomento lo era), i fatti su cui vi sto per erudire sono dati pressapoco per certi, anche se chi si occupa di questi argomenti nello specifico certamente potrebbe dire che non c’è niente di sicuro, che sono solo ipotesi, bla bla. Sticazzi.
Di certo è parecchio verosimile che una religione (il Cristianesimo, appunto) che a un certo punto ha iniziato a piacere “a quelli che contavano” sia stata fatta assimilare a forza dalle masse tramite l’uso di mezzi e mezzucci vari, tipo, appunto, la forzata coincidenza tra il giorno scelto per festeggiare la nascita di Gesù e il giorno in cui l’Impero Romano festeggiava il Natalis Solis Invicti, letteralmente “la nascita del Sole invitto“. Il Sol Invictus è una divinità subordinata associata al culto di Mitra, e il termine Invictus compare anche riferito a Mitra stesso, con il quale, nella religione ellenistico-romana, si identificava la forza capace di causare il fenomeno della precessione degli equinozi e quindi responsabile della “rinascita” del Sole durante il solstizio d’inverno, fenomeno che, come sappiamo, si verifica in questi giorni dell’anno.
A tal proposito, è interessante osservare come Mitra fosse identificato con il figlio di Anahita, una dea con molti parallelismi con le divinità-madri del Vicino Oriente, e che il tempio più grande del culto mitriaco sia appunto dedicato ad “Anahita, l‘immacolata vergine madre del signore Mithras”. Coincidence? I think not.
A questo punto sarebbe interessante anche far notare come la Chiesa si stia battendo da anni contro la figura di Babbo Natale, sulla quale pende l’accusa di essere una cicciosa rivisitazione dell’immagine di San Nicola di Bari (il Santa Klaus dei nordici), rivisitazione sfruttata ad hoc dalle multinazionali (Coca Cola in testa) per spingere i fenomeni consumistici legati agli aspetti più secolari del Natale.
Tradotto in soldoni: alla Chiesa non ci va giù che si facciano i soldoni con l’immagine di un santo. Senza contare che ormai Babbo Natale è diventato un simbolo per coloro che vivono il Natale come una festa laica, ossia come l’occasione, verso la fine dell’anno, per celebrare (più o meno consciamente) la fine di quel ciclo mortifero che culmina con il solstizio d’inverno, come hanno sempre fatto i seguaci delle religioni pagane, su cui tutto si può dire, tranne che non ne sapessero a pacchi.
Be’, caro Benedetto, fattelo dire: rivisitare il mito di San Nicola/Santa Klaus, protettore dei bambini, per vendere giocattoli, panettoni e set dopobarba/crema idratante al profumo di sandalo non mi sembra così grave. Ecco, diciamo che non mi sembra per niente grave, se lo paragoniamo alle azioni di chi si è approfittato del calendario delle festività romane per imporre una religione che nell’impero romano quasi nessuno sentiva come propria. Proprio no.
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