Nel mondo della musica, a volte gli artisti prima di scoprire il loro talento nel comporre, suonare, o molto più genericamente creare pezzi musicali, sono passati da una fase di transizione che li ha visti nel mondo dello sport quando ancora non godevano della fama che hanno. In questo caso per alcuni di questi artisti che sono stati citati, la fase sopracitata è stata più che un breve passaggio, e alcuni di questi hanno fatto scalpore, dal momento che avrebbero potuto essere famosi per le loro gesta eventuali più che per quello che effettivamente hanno fatto. Ecco una lista:
Bassista e membro fondatore degli Iron Maiden, gruppo simbolo del genere heavy metal degli anni ’80 e soprattutto, fonte d’ispirazione per molte band che poi sono nate negli anni successivi. Stephen Percy Harris, meglio conosciuto come Steve Harris, giocò per club dilettantistici e durante l’adolescenza venne seguito dagli scout del West Ham United, che proposero al giovane di allenarsi con la squadra di cui è tifoso da sempre, ma lui non si vedeva come calciatore professionista. A 17 anni comprò il suo primo Fender Precision Bass, e intraprese così la carriera musicale, diventando una delle leggende del genere Heavy Metal. Very clever, Steve. Sotto, il video di un rigore calciato dal leggendario bassista degli Iron Maiden, commentato da Giampiero Galeazzi durante una “partita del cuore” giocata a Firenze. Tiro dal dischetto messo a segno, celebrato con “Run to The Hills“, brano indimenticabile della band inglese.
Cresciuto in una famiglia di amanti del calcio nella Londra post-bellica, Rod Stewart non poteva essere da meno e fin da quando era piccolo giocava a pallone, ruolo difensore centrale. Dopo che finì la scuola, Rod prende parte ad un provino con il Brentford, squadra di terza divisione inglese, senza mai riuscire però ad ottenere un contratto. Come scritto nella sua biografia: “La vita di un musicista è molto più semplice, posso ubriacarmi e fare ugualmente musica, mentre se fossi calciatore non potrei fare entrambe le cose“. Dopo questo avvenimento, Rod decise di lanciarsi nella musica, con cui si è levato parecchie soddisfazioni. Rimane ugualmente un grandissimo fan del calcio ed è un grandissimo tifoso del Celtic, squadra della parte protestante della città di Glasgow.
Prima di divenire l’artista che ha venduto 300 milioni di dischi solo nel continente europeo, Julio Iglesias alternava gli studi in giurisprudenza con il calcio giocato. Era portiere della squadra B del Real Madrid, ma poi a seguito di un grave incidente d’auto che interessò la spina dorsale, Julio dovette rinunciare alla carriera sportiva. Dicono che quando lui era all’ospedale, un’infermiera portò lui una chitarra, e da lì Julio capì i suoi talenti musicali.
Nel 2013, il membro degli One Direction venne tesserato dal Doncaster Rovers FC, squadra dell’omonima città, di cui è tifoso. Giocò anche alcune partite con la squadra riserve, per poi cercare di acquisire anche la proprietà della stessa squadra con l’impegno di mettere soldi anche per migliorare i servizi della comunità di Doncaster. Alla fine l’acquisizione della società saltò, ma lui è riuscito ugualmente a coronare il sogno di giocare nella squadra per cui ha sempre fatto il tifo. Un fatto curioso è stato quando Tomlinson, durante una partita amichevole al Celtic Park di Glasgow, venne contrastato in maniera ruvida da Gabriel Agbonlahor, calciatore professionista, che non andò proprio per le leggere, costringendo Louis a chiamare il cambio. In seguito all’infortunio, le tante fan della band hanno quasi scatenato una rivolta sui social, arrivando perfino a minacciare di morte l’autore del fallo.
Il leggendario chitarrista dei The Smiths, cresciuto nel panorama di Manchester, dove si è sempre respirato calcio ad alti livelli, giocò per diversi anni a livello giovanile nutrendo l’ambizione di diventare un calciatore professionista, arrivando a sostenere provini per il Nottingham Forest e per l’altra squadra di Manchester, per cui tra l’altro fa il tifo: il Manchester City. Non avendo convinto nessuna delle due squadre, si dedicò interamente alla musica e a 13 anni formò la sua prima band, per poi arrivare a fondare i The Smiths nel 1982.
Un’altra storia particolare è quella del rapper americano Nelly. Cornell Haynes Jr., prima di diventare famoso sotto lo pseudonimo di Nelly, giocò a baseball durante la sua permanenza nelle high school americane dove vinse il titolo di MVP della lega amatoriale di baseball di St. Louis, città dove da piccolo si trasferì. Venne seguito da squadre di MLB come i St. Louis Cardinals e Pittsburgh Pirates. Preferì lanciarsi nella musica, fondando i St. Lunatics, muovendo i primi passi verso la carriera solista per cui è effettivamente famoso.
Sempre parlando di baseball, MC Hammer, fece più o meno lo stesso percorso di Nelly. Cresciuto nella Bay Area, zona di San Francisco, da piccolo Stanley Burrell ebbe esperienze da Major League, andando sempre al campo da baseball degli Oakland A’s, facendo loro da “batboy“, ovvero assistente portamazze degli atleti della squadra. Proprio durante questa esperienza il giovane Stanley si guadagna il soprannome di Hammer, per una somiglianza con Hank Aaron, giocatore di baseball che a sua volta era soprannominato “Hammer” o “Hammerin’ Aaron“. Stanley durante il suo periodo di high school giocò a baseball, guadagnandosi un provino con i San Francisco Giants, e dopo essere stato scartato dalla squadra, si arruolò in marina, per poi diventare famoso come MC Hammer e rilasciare quella hit che tutti ricordano: CAN’T TOUCH THIS!
E ora, signore e signori… Mr. Conway Twitty! No, non è un intermezzo dei Griffin, dal momento che l’icona della musica country ebbe più opportunità di giocare a baseball a livelli professionistici. Quando i Philadelphia Phillies offrirono un contratto a Harold Lloyd Jenkins, che era il suo vero nome, egli fu costretto a rifiutare quell’opportunità dopo essere stato chiamato alle armi durante la guerra di Corea. Nonostante il sogno negato di giocare a baseball a livello professionistico, Conway Twitty non fece alcun mistero del fatto che fosse la sua seconda grande passione, e contribuì assieme ad altri grandi della musica country, a fondare la franchigia dei Nashville Sounds, squadra di Minor League.
L’artista italiano, prima di dedicarsi interamente alla musica, aveva una passione molto più grande, quella per i motori. È stato un pilota che ha corso anche ad alti livelli, cominciando dai kart, passando per la formula 3000, arrivando a competere nei campionati GT con cui ha partecipato con i team di Ferrari, Porsche e Maserati. Ma come detto da lui stesso: “Ho dovuto smettere, era diventato un grande impegno che richiedeva determinate rinuncie a quella che poi sarebbe diventata la mia vera attività“. La sua passione per i motori è rimasta e spesso prende parte ad eventi di corse automobilistiche, anche solo per sentire l’emozione di provare una macchina da corsa.
Percy Miller, meglio conosciuto come Master P ha quasi rischiato effettivamente di avere un passato da professionista in NBA. Durante il lockdown della stagione 1998/99 venne contattato dagli Charlotte Hornets, che lo invitano a prendere parte al pre-season. Durante un match di allenamento, dagli spalti gridavano a gran voce il suo nome “We want P! We want P!“. Alla fine i tifosi vennero accontentati e in 16 minuti di partita, Master P mette a segno 9 punti, 4 assist e 2 rimbalzi che portano alla vittoria la sua squadra. Nonostante ciò, alla fine con gli Hornets non riuscì a giocare neanche un minuto in NBA e venne tagliato dal roster poco prima dell’esordio in regular season (seppur accorciata) contro i Philadelphia 76ers. Ma Percy Miller non si fermò e andò a sostenere provini con i Toronto Raptors, che lo ingaggiarono sempre per il pre-season della franchigia, ma purtroppo con stesso esito, tagliato dalla squadra. Successivamente il rapper della No Limit Records cercò di fare un tryout con Denver Nuggets e Sacramento Kings non riuscendoci. Anche se ha fatto una fortuna con le sue rime, Master P era convinto e lo è fermamente ancora, che poteva ritagliarsi uno spazio nella NBA, specialmente nella sua prima esperienza agli Hornets.
22 Maggio 2017
17 Maggio 2017
7 Maggio 2017
5 Maggio 2017
28 Aprile 2017
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.