C’era una volta un tempo leggendario (per definirlo chiaramente, il tempo compreso tra la terza e la sesta era dei videogames) in cui sul mercato videoludico uscivano più di due titoli calcistici all’anno, e in cui gli appassionati potevano scegliere qualcosa di diverso dal duopolio d’acciaio Pes (o Iss Pro a quei tempi)/Fifa. In quel tempo si poteva scegliere tra almeno due sottogeneri (arcade e simulazione), con decine di titoli in ognuna di queste categorie, e ogni titolo aveva le sue peculiarità: magari qualche squadra sbloccabile particolarmente originale, magari qualche misspelling sui nomi dei giocatori, qualche modalità assolutamente inedita, o addirittura qualche bug, ma in ogni caso tutti i titoli sportivi (e nella fattispecie calcistici nel Bel Paese e nell’Europa amante del pallone), riuscivano a farsi ricordare. E poi? E poi ci siamo svegliati nella seconda metà degli anni duemila, con dei costi di produzione sempre più alti che solo pochi producer potevano affrontare e un pubblico sempre più tracotante, le cui richieste di realismo e simulazione si trasformarono presto nell’assordante borbottio di una massa recalcitrante che ogni settembre ripeteva “LICENZELICENZELICENZE” e “ONLINEONLINEONLINEONLINE”.
Per fortuna, un po’ di luce viene dall’oceano del gaming indipendente, ma lì vi è un’essenziale dispersione tra i cloni di Kick Off (va segnalato l’italiano Active Soccer 2 per Android e iOs), seguiti spirituali di Sensible Soccer e altri titoli che si rifanno vagamente al glorioso passato arcade (come Pixel Cup Soccer 17, degli uruguayani Batovi Games). Proprio da questa “parrocchia” è partito il lavoro dei polacchi Merixgames, che a metà 2015 hanno portato sulla piattaforma Greenlight un titolo già promettentissimo dai primi filmati: Kopanito All Star Soccer. Lanciato su Steam il 17 settembre del 2015 come Early Access, è nella sua forma 1.0 dal 16 novembre 2016, e ad ora (dopo diverse tribolazioni dovute soprattutto all’implementazione di un online stabile e affidabile) è indubbiamente il miglior indie calcistico in vendita su Steam.
La giocabilità è semplice ed essenziale, forse fin troppo. Brutale e velocissima, fa correre dita e sinapsi a perdifiato per tenere il ritmo dei dodici giocatori in campo (sei per squadra). Il gameplay omaggia abbastanza fedelmente quello degli arcade calcistici che spopolavano tra la fine degli anni ’80 e i primi anni ’90 prima che Kick Off ci costringesse ad imparare come accarezzare e schiaffeggiare quei palloni: fa rivivere le emozioni di quella scuola calcistica dei videogiochi che andava sui campi pixellosi di Kick’n’Run, Tecmo World Cup ’90 e Taito Power Goal, con un pizzico di Nintendo World Cup. In parole povere: poche finezze, dribbling infiniti, palle lunghissime e appostamenti al limite dell’area o sulla trequarti e far partire tiro violentissimo da “swervare” al massimo coi tasti dorsali RB e LB del pad Xbox 360.
Il tiro è il momento topico del gioco: appena premerete il tasto X inizierà un bullet time che farà rallentare l’azione in corso fino al rilascio del tasto. In questo tempo potrete mirare alla porta con una specie di puntatore che vi permette di scegliere l’angolino più preciso in cui scodellare il pallone con una sassata ben assestata, ma attenti, dovrete essere veloci: prolungare la pressione per più di tre secondi farà finire la vostra legnata sulla traversa, provocando bestemmie, profanità assortite e frustrazione specialmente alle difficoltà più alte. Giocare bene, vincere contrasti e ovviamente segnare farà riempire la barra dei potenziamenti sulla HUD, che porterà all’attivazione di un power-up a caso tra sei: supertiro, teletrasporto, una ventola gigante da sistemare dietro la porta, calamita per rubare il pallone dai piedi dell’avversario, il congelamento degli avversari vicino alla palla e un drone dotato di stun gun.
I tornei in cui impegnarsi sono ben sedici e variano tra coppe internazionali e campionati, da disputare con ben 114 squadre (ma all’inizio potremo giocare solo con Isole Salomone, Samoa Americane, Isole Cook, Guyana, Belize, Zambia, Bahrain e Lussemburgo, le altre sono da sbloccare con una severità inusuale per un gioco contemporaneo). Inoltre sono stati aggiunti gli achievement, le trading cards e delle classifiche online da scalare vincendo partite e tornei e/o portando a termine dei “compiti” che ci vengono assegnati prima di ogni partita. L’online è stato a lungo il punto dolente del gioco: implementato a marzo 2016, per diversi mesi ha vegetato in un limbo fatto di connessioni inaffidabili, partite instabili e lag, coi server immersi in un piattone di pierogi. Da qualche settimana funziona bene e, anche se il matchmaking resta abbastanza lungo, le partite scorrono via senza problemi.
La grafica si presenta in un 2D colorato e grazioso, che rinuncia alla pixel art e alle scanlines diventate quasi d’obbligo per ogni indie game che voglia darsi un aspetto retrò, e si avvicina di più all’aspetto di certi giochi bidimensionali a cavallo tra quinta e sesta generazione di console (avete presente Alien Hominid o Agent Armstrong?), o più prosaicamente, al look del 90% dei flashgames di metà anni 2000. Omini mascelloni, tracagni, senza nome e dalle gambe corte, che tuttavia hanno un aspetto variegato e simpatico, con almeno 25 combinazioni diverse tra capigliature, occhi e bocca. Purtroppo però è proprio la grafica a cedere di fronte alla velocità del gameplay: nei momenti più concitati si registrano dei rallentamenti, e nelle parate mancano almeno due o tre animazioni che le renderebbero più realistiche e credibili.
La curva di apprendimento è ripida, ma la cattiveria dell’i.a non diventa mai frustrante nelle prime ore di gioco. I problemi iniziano quando ci si approccia alla difficoltà “professional”: la cpu diventa piuttosto scorretta e le nuvole dello script si addensano all’orizzonte di questo gioioso quadretto arcade polacco. Certe partite sembrano proprio impossibili da vincere, e spesso sale la voglia di fare ragequit. Inoltre, può accadere che alcuni incontri siano interrotti da bug che mandano in crash tutto il programma, ma per fortuna i developer rispondono abbastanza tempestivamente ad ogni segnalazione di questo tipo.
L’unica grande mancanza del gioco è l’assenza delle più minime opzioni tattiche: basterebbe poco per gestire meglio il risultato e leggere meglio gli incontri più complicati senza perdere la calma a pochi istanti dal fischio finale (succede spesso). Secondo chi scrive, l’ideale sarebbe un comando per spostare il centrocampo a seconda delle nostre necessità (un po’ come accade in un altro indie edgy come FootLOL) o per cambiare schema in velocità come sul caro vecchio Virtua Striker 2. Ma al di là di ciò, già così Kopanito è un must per gli appassionati dei giochi di calcio e degli arcade veloci e brutali, ha una community molto attiva con degli sviluppatori sempre attenti alle issues del pubblico (elemento fondamentale per ogni videogioco in Early Access: Steam è pieno di bei progetti abbandonati a metà). Dopo un solo anno sul mercato ha già un promettente futuro come pietra miliare dei videogiochi sportivi indipendenti. “Chi non ci gioca è un burfaldino!” (cit.)
29 anni, da Trieste, educatore, appassionato di sport (da spettatore), videogames, e altre cose, devo controllare la presentazione che ho scritto su Tinder.
30 Maggio 2017
17 Maggio 2017
5 Maggio 2017
28 Aprile 2017
18 Aprile 2017
29 anni, da Trieste, educatore, appassionato di sport (da spettatore), videogames, e altre cose, devo controllare la presentazione che ho scritto su Tinder.
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