Domenica 30 gennaio del 1972 il primo battaglione del reggimento Paracadutisti inglesi della Royal Air Force guidato dal colonnello Derek Wilford aprì il fuoco su un gruppo di manifestanti cattolici nordirlandesi riuniti per protestare contro l’approvazione dell’Internment, il provvedimento varato dal governo di Belfast con l’approvazione del parlamento britannico. Tramite l’Internment le forze di polizia potevano imprigionare chiunque a tempo indeterminato. L’Internment venne approvato senza processo e soltanto con l’approvazione del ministro degli interni nordirlandese. Tutto questo sarebbe servito agli unionists nordirlandesi (che erano i protestanti fedeli alla regina) per reprimere le pretese dei nationalists (ovvero i cattolici che volevano riunire Irlanda del Nord con l’Irlanda). In quella domenica di sangue persero la vita 14 persone e ne furono ferite gravemente più di 25.
James McClean è nato a Derry in Irlanda del Nord il 22 aprile 1989 da una famiglia cattolica. Il ragazzo inizia a giocare come ala sinistra nel Derry City che milita nel campionato irlandese, nel 2008 diventa una presenza fissa dei “Candystripes” e viene anche convocato nella nazionale U-21 dell’Irlanda del Nord. Il 9 agosto del 2011 si trasferisce al Sunderland e firma un triennale con i “Black cats”: nel debutto contro il Newcastle segna il gol vittoria del 4-3 finale. Continua poi a fornire ottime prestazioni, come contro il Wigan Athletic, tali da guadagnarsi il 23 marzo 2012 un prolungamento del contratto. Il mese prima McClean aveva rifiutato l’invito di giocare per la nazionale maggiore a favore della nazionale Irlandese allenata dal Trap, che si apprestava alla preparazione per il campionato europeo. Quel giorno James scrisse sul proprio account di Twitter:” Sono onorato di essere stato chiamato a rappresentare il mio paese ai campionati europei”. Questo messaggio fece infuriare i suoi connazionali, convinti che il ragazzo avesse rifiutato per giocare in una Nazionale più forte. In realtà c’erano quattordici motivi per questa decisione. Quattordici persone con un nome e cognome che furono ingiustamente uccise quella fredda domenica di Gennaio. L’8 agosto 2013 il Sunderland cede le sue prestazioni allo Wigan. Il 7 novembre del 2014 James decide di inviare una lettera al presidente del suo club spiegando il motivo per il quale lui non indosserà il Poppy nella partita contro il Bolton: “I want to make that 100% clear. You must understand this. But the Poppy is used to remember victims of other conflicts since 1945 and this is where the problem starts for me. […] for me to wear a poppy would be as much a gesture of disrespect for the innocent people who lost their lives in the Troubles -and bloody Sunday especially- as I have in the past been accused of disrespecting the victims of WWI and WWII”. Nel 2015 McClean passa al West Bromwich Albion, con cui firma un triennale con un opzione per il quarto anno. Il 17 Luglio 2015 durante il tour Pre-Season negli USA vengono suonate le note dell’inno Inglese, “God save the queen”. Poco prima dell’inizio della musica James si volta e da le spalle a quell’inno che rappresenta, oltre alla nazione che occupò la sua amata terra, anche quella dei soldati che spararono sulla sua gente. James rifiuta di indossare il Poppy anche nella partita contro il Leicester City l’anno successivo e possiamo stare certi che lo rifiuterà anche in futuro perché, al contrario di tanti altri, vuole lottare per ciò in cui crede.
Proprio la settimana scorsa la FIFA ha deciso di bandire il Poppy dalle maglie delle nazionali d’Inghilterra, Scozia e Galles. Così facendo James ha vinto una delle sue battaglie. Ma dentro di sé si ripetono sempre le parole famose pronunciate in gaelico da Bobby Sands al parlamento inglese :”Tiocfaidh àr là”. Il nostro giorno verrà.
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