Benvenuti in questa nuova rubrica di IMDI, Destroy Hit, in cui verranno proposte alcune delle hit del momento che stanno dominando le classifiche e che vengono suonate a ripetizione sulle principali trasmissioni radiofoniche italiane.
La musica commerciale viene molto spesso ignorata dalla critica, ma i vari tormentoni pop, anche se brutti e inutili, ci accompagnano per tutta la vita e fanno inevitabilmente parte della memoria collettiva. Per fare un esempio, se si pensa alla musica di fine anni ’90, sarà nostro malgrado più facile che vengano in mente prima le Spice Girls o i Backstreet Boys che i Radiohead o Aphex Twin. Quindi ci pare giusto setacciare le varie playlist pop di Spotify e vedere se riusciamo a capire quali canzoni resteranno nelle nostre orecchie per anni diventando dei classici evergreen e quali, invece, verranno dimenticate in fretta.
Vi ricordate J-Ax ai tempi degli Articolo 31? Ormai il rapper milanese è l’ombra di sé stesso. Già sembrava una persona totalmente diversa con il sodalizio ormai consolidato con Fedez e con i tormentoni come Maria Salvador, ma questa collaborazione con Nek è forse il chiodo definitivo sulla bara del rapper che fu. Freud è la classica canzonetta d’amore abbastanza ritmata da entrare in testa e al tempo stesso particolarmente irritante, con Nek che usa ogni suo trucchetto per scalare le classifiche e J-Ax che lancia parole a caso sulla traccia, sopratutto nel ritornello. Si parla di amore adolescenziale con vari riferimenti scolastici, come i graffiti sul muro e la citazione allo psicologo tedesco, ma il fatto che i due cantanti non siano più ragazzini rende il tutto abbastanza ridicolo. Una canzone pessima, che riesce a mettere in imbarazzo entrambi e che contiene la seconda peggiore citazione di Freud in una canzone italiana dopo Luca era gay di Povia.
I Linkin Park sono stati un simbolo degli anni 2000 e dopo tantissimo tempo sembrava necessario puntare sul cambiamento del loro sound. E per forza, uno può continuare a cantare Crawling all’infinito? Cercare nuovi percorsi è quindi giusto, ma in questo modo diventa deleterio: potevamo aspettarci di tutto dai Linkin Park dopo anni di carriera ma non che si mettessero a copiare i Chainsmokers. Heavy risulta essere blanda come poche canzoni ascoltate recentemente e con ogni cliché pensabile della canzone pop moderna, e anche gli altri singoli non promettono bene. Non ha senso questa loro inspiegabile involuzione nel 2017, visto che hanno allargato l’audience puntando a un pubblico composto da mamme, come hanno detto loro in un’intervista a Rolling Stone, ma dimenticando i loro fan dei primi tempi e attirando il loro odio. Una mossa del genere avrebbe potuto avere senso dieci anni fa, dopo il grandissimo successo di In the End, ma non oggi. Se questo è solo un assaggio del loro nuovo disco, il resto non promette nulla di buono.
Tutti stanno parlando male di Despacito, l’ennesima hit latino-americana di Daddy Yankee e del sosia di Nick Miller di New Girl Luis Fonsi, ma non la vedrete su questa lista perché sarebbe stato come sparare una Moab sulla croce rossa. Abbiamo invece scelto un altro brano che imperversa nell’etere in questo ultimo periodo: You Don’t Know Me. Terribilmente ripetitiva e con sound irritante, in particolare l’ossessivo “oh na nae”, questa hit riesce a far desiderare la perdita di udito in anticipo. Come se non bastasse, c’è il concreto rischio che possa diventare uno dei successi di questa estate. Di questa canzone vi ricorderete solo di quel orribile verso , che dovrebbe essere simpatico ed invece porta allo sfinimento l’ascoltatore.
Come vediamo da queste canzoni, nell’attuale scena pop stanno succedendo cose strane, che sembravano impossibili fino a qualche anno prima. Una tra queste è Ed Sheeran che si crede il nuovo Justin Timberlake con questa che dovrebbe essere un brano sexy senza però riuscirci, visto che il povero Ed non è particolarmente credibile nel ruolo di casanova. Pure nel video, in cui interpreta un pugile, si cerca di dare un’immagine da macho al cantante britannico, ma il risultato pare solamente una forzatura. La canzone ricorda molto gli ultimi lavori di Sia e si poggia su un ritmo preso in prestito dal reggaeton. Di sicuro non è uno dei migliori brani di Ed Sheeran, a differenza di un altro singolo dall’album ÷, Castle on the Hill.
Ad un primo ascolto, Chained to the Rhythm può sembrare la classica leggera e spensierata canzone a cui Katy Perry ci ha abituato, ma quando si dà una letta al testo, ci si rende conto di essere davanti a un brano politico. In questo brano infatti, la cantante critica una società fatta di zombie che non riescono a pensare con la propria testa e che si muovono a ritmo di canzoni pop. Un brano prettamente commerciale che, allo stesso tempo, vuole criticare l’America dei social e di Trump: può sembrare veramente ipocrita che a fare questo sermone sia la quintessenza delle canzonette da radio e della presenza sui social. E, in effetti, lo è.
Questa, forse, può diventare la canzone dell’estate italiana: Fabri Fibra sembra essere tornato in grande forma e la collaborazione con la band indie Thegiornalisti, anche se inaspettata, porta i suoi frutti. Un pezzo nettamente estivo, allegro e con una leggera critica sociale, tipica dei testi di Fabri Fibra. Di sicuro non il pezzo migliore dell’ultimo album di Fibra, Fenomeno, ma una perfetta canzone pop che avrà un forte passaggio in radio. Interessante è come abbiano mescolato i due diversi generi in maniera omogenea, in modo che nessuno offuscasse l’altro. Pamplona, una canzone dal ritmo furioso come i tori della città spagnola, è la prova che anche dalle idee più folli e apparentemente insensate possano uscire delle canzoni discrete.
Quando una boy band si scioglie, i vari membri hanno davanti una scelta difficile: o tornare alle proprie vite o buttarsi sulla carriera solista. Quando scelgono la seconda opzione, i vari cantanti cercano di fare lo stesso genere di canzoni ma in maniera più sexy, per far capire di essere più maturi rispetto al passato fatto di fan urlanti, messaggi di purezza e copertine di Cioè. Molti hanno fatto così, basti pensare a Robbie Williams, a Justin Timberlake e a Zayn Malik degli One Direction. Anche Harry Styles viene dai One Direction, ma compie un percorso diverso dal suo ex-compagno, visto che stravolge il suo genere d’appartenenza e si avventura in territori da lui inesplorati. In questa ballad sulla fine del mondo, pubblicato nello stesso giorno in cui Trump ha dato l’ordine di bombardare la Siria, Harry dipinge una specie di calma prima della tempesta, facendosi influenzare, sia dal punto di vista musicale e di scrittura, da dei mostri sacri come Bowie o i Queen. Questa Sign of the Times è un’inaspettata ottima prova, che può provocare un inatteso effetto: trovarsi a voler ascoltare un album di un ex One Direction senza avere meno di 16 anni.
Ha cominciato a scrivere a 12 anni per il giornale della parrocchia. Poi per qualche strano motivo, è finito a scrivere su Imdi dopo la classica adolescenza complicata. Studente universitario, admin a tempo perso di Matthew Mr. Renzie e appassionato di cinema, musica, serie tv, fumetti, cultura pop e tante altre cose che non stiamo a dire che senno non è più una descrizione dell'autore ma diventa una biografia.
21 Gennaio 2017
23 Dicembre 2016
31 Ottobre 2016
30 Agosto 2016
5 Settembre 2013
Ha cominciato a scrivere a 12 anni per il giornale della parrocchia. Poi per qualche strano motivo, è finito a scrivere su Imdi dopo la classica adolescenza complicata. Studente universitario, admin a tempo perso di Matthew Mr. Renzie e appassionato di cinema, musica, serie tv, fumetti, cultura pop e tante altre cose che non stiamo a dire che senno non è più una descrizione dell'autore ma diventa una biografia.
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.