È mezzanotte in punto quando la star della serata compare sul palco ed è subito il delirio: Cristina D’Avena infiamma il Parco Gondar di Gallipoli esattamente al pari dei grandi nomi che la precedono e seguono nel ricco cartellone degli eventi estivi della località più in del Salento.
Inizia sulle note di Lady Oscar lo spettacolo che da sette anni la vede protagonista insieme ai Gem Boy su e giù per l’Italia, ma che per la prima volta è arrivato a Gallipoli mercoledì 17 agosto. Andare a vedere lo show appare un’esperienza catartica fin dai primi minuti. La scaletta è serratissima, le sigle più famose scorrono via una dopo l’altra, alcune in medley, eppure il vero spettacolo non è sul palco ma davanti: il pubblico, letteralmente in visibilio, urla, canta tutto a memoria, si abbraccia, balla, qualcuno persino piange. Ogni tipo umano è presente, dalla mamma che ha portato i figli all’uomo tranquillo che a metà set si toglie la maglietta come invasato, dal cosplayer in “tenuta da lavoro” al gruppo di amici in serata goliardica; ognuno con la sua storia di vita che, inevitabilmente, si è sviluppata in compagnia della voce della “regina dei cartoni”. E lei, più che una regina, sembra una fatina: uguale all’immagine che da sempre abbiamo di lei, minuta, sorridente, dolce, sa di toccare le corde dell’emozione quando dice «so che siete cresciuti con me, è come se foste tutti miei figli e io vi porto nel cuore, uno per uno».
Una gran fetta dell’infanzia dei nati dagli anni ’80 in poi, si è consumata al ritmo dei cartoni animati che passavano su quella che si chiamava tv commerciale, con gli appuntamenti scanditi da quelle sigle che, giorno dopo giorno, entravano nel cuore. In un’epoca lontana dai moderni tormentoni e con Internet di massa ancora nella testa dei suoi inventori, i cartoni animati erano un mondo in cui rifugiarsi, un’evasione quotidiana, un argomento di cui parlare. Così come ora si è così in fissa con i vari Breaking Bad e Game of Thrones, allo stesso modo (ma in un’altra epoca) erano Creamy e Sailor Moon a monopolizzare l’attenzione, al punto da collezionarne i gadget, impararne le puntate a memoria, immaginare i personaggi quasi come entità reali. Il pubblico di Cristina D’Avena è questo, quello dei figli di Bim Bum Bam, quello che alle prime note della sigla di Holly e Benji lasciava tutto e correva davanti alla tv e non si alzava finchè non era finita la sigla di Tazmania; crescendo sono diventati dei nostalgici. Hanno voglia di emozionarsi con cose semplici, hanno voglia di cantare la propria sigla preferita per chiudere gli occhi e sentirsi ancora lì, nel salotto, con la merenda, gli amici e i compiti da finire. Hanno voglia di dimenticare di essere grandi, sono dei moderni Peter Pan con un gran bisogno di spensieratezza. Per questo, forse, bastano poche note iniziali di ogni sigla per provocare il boato e i ragazzi cantano a memoria Magica Magica Emy così come le ragazze conoscono perfettamente Ken Il Guerriero. Partecipare attivamente a una festa dal sapore così retrò è quasi liberatorio, è lasciare gli anni e le responsabilità fuori dalla porta, è semplicemente e straordinariamente ritornare bambini.
La nostalgia sembra essere il filo conduttore della serata, tra una Rossana e un Piccoli Problemi di Cuore (che, in uno strampalato duetto-mashup con Carlo dei Gem Boy diventa Piccoli Problemi di Daitarn III), ma non mancano i momenti d’intrattenimento, con la band che si traveste, indossa parrucche, interpreta ruoli e sketch e si esibisce con i suoi cavalli di battaglia (Orgia e Feccia Cartoon su tutti), ma quando c’è Cristina gli occhi sono solo per lei. Le due ore di concerto si chiudono con One Piece e un “ciurma all’arrembaggio forza” urlato forte al pubblico e dal pubblico. Si esce con una sensazione di “comunione” totale e per un attimo viene il dubbio: avrò fatto i compiti per domani?
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