Può esistere un cartone animato, dall’umorismo particolarmente spinto, che nonostante l’esagerazione progressiva rimanga sempre interessante e non diventi mai imbarazzante? Qual è la ricetta per poter realizzare un progetto così originale, senza infangarsi in cliché scaduti da anni? La risposta, a quanto pare, la conoscono molto bene Justin Roiland e Dan Harmon, e questa risposta si chiama Rick and Morty. Stiamo parlando dell’ormai piuttosto nota serie televisiva animata – appartenente al genere cosmic-horror ma rivestita di ampie tinte umoristiche – che segue le vicende della famiglia Smith-Sanchez.
La prima TV di questo nuovo pilastro di Adult Swim è andata in onda il 2 dicembre 2013, mentre in Italia Rick and Morty è stato distribuito – grazie a Netflix – solamente nel maggio del 2016. Mentre proprio oggi, 26 ottobre, il nostro Paese ha potuto godere della versione italiana della seconda stagione, oltre oceano hanno già annunciato che la premiere della terza avverrà durante i primi mesi del nuovo anno. L’origine di questo progetto deriva da un corto animato di nome The Real Animated Adventures of Doc and Mharti, dove i personaggi sono la rappresentazione parodistica di Doc Brown e Marty Mcfly di Ritorno al futuro. Dopo varie vicissitudini, queste due macchiette finiranno per divenire i complessi personaggi che conosciamo oggi, ma con l’aggiunta dei loro parenti.
L’eccentrica famiglia, che costituisce il centro da cui ogni avventura di Rick and Morty parte, è un vero e proprio minestrone di rimpianti, che non sembrano però intaccare lo scienziato di casa: Rick Sanchez. Scienziato famoso in tutte le galassie – e caratterizzato da un connubio di cinismo e intelligenza fuori dal comune – per tutta la serie Rick dimostrerà di avere qualche problema di alcolismo, unito a una depressione pressoché cronica. A questo personaggio farà da spalla il nipote Morty, un ragazzino insicuro che sarà molto spesso sfruttato come cavia dal nonno, senza che gli siano date tante spiegazioni. Il primo impatto, nell’assistere alle vicende di questa coppia, riguarda probabilmente l’enorme differenza intellettuale, anche se a lungo andare non sarà solamente Rick a risolvere le situazioni più disparate. Invidiosa dello strano – ma senz’altro anche esclusivo – rapporto fra Rick e Morty è Summer, la sorella maggiore del ragazzo, che dalla seconda stagione inizierà a partecipare attivamente alle (dis)avventure dello strano duo. Ultimi, ma non meno importanti, sono i due genitori, Beth Smith e Jerry Smith, rispettivamente un chirurgo per cavalli e un agente pubblicitario disoccupato. Per tutta la serie, il loro rapporto sarà caratterizzato da una crisi matrimoniale con molti alti e bassi.
Sempre presente, nel corso delle puntate, è uno strano tipo di malessere esistenziale, dovuto probabilmente agli svariati contesti di infinitamente grande e smisuratamente piccolo, attraverso cui si giunge a realizzare la semplice inutilità – spesso colmata dalle imprese di Rick – dell’uomo rispetto a tutto il resto dell’universo. Questo miscuglio di emozioni può essere spiegato dalle molte – e in certi casi fin troppo stravaganti – teorie che si sono venute a costruire attorno questa serie, semplicemente grazie all’attenzione compulsiva che alcuni fan hanno dedicato a Rick and Morty.
Una fra tante, probabilmente non la più incredibile ma sicuramente la più esaustiva per quanto concerne il mood del duo e dunque lo spirito dell’intera serie, è quella che riguarda la depressione del nonno. Questo personaggio, secondo i sostenitori di tale teoria, sa perfettamente d’essere in un cartone animato, e il suo costante distacco – che sembra provare per qualsiasi cosa salvo rare eccezioni – è dovuto proprio a questa coscienza. Le dimostrazioni addotte sono molteplici, ma la quasi totalità si può trovare durante la prima stagione. Due sono i punti chiave per comprendere quello che Rick sa. Di questi, il primo si colloca esattamente alla fine della prima stagione, quando lo scienziato fa qualcosa di assolutamente esplicito e diretto, ovvero parlare con il pubblico. Per il secondo, invece, bisogna avere l’occhio più attento durante le scene che si svolgono all’interno della camera di Rick, dove si trova il letto: sopra di esso, infatti, sono presenti decine di fogli, collegati l’uno con l’altro da fili rossi, e uno in particolare rappresenta una foto di Dan Harmon, uno dei co-creatori di Rick and Morty.
Degno di nota, per concludere, è un personaggio di mitiche reminiscenze, poco presente ma memorabile al pari di un Boba Fett. Questo mirabile soggetto si chiama “Persuccello” – Birdperson nell’originale – e riesce a entrare nelle menti di qualsiasi spettatore in modo semplice ma efficace. Grande amico di Rick, e con un passato estremamente oscuro, sarà un personaggio chiave per comprendere determinati meccanismi della trama, ma soprattutto ci farà conoscere la propria lingua nativa attraverso una frase che contiene in sé tutto il significato della serie: «Wubba lubba dub dub». Detto questo, poche altre cose si possono aggiungere per descrivere l’originalità di questa serie, che, nonostante sia tratta da una delle trilogie più famose di sempre, ha in sé il potenziale per diventare qualcosa di mai visto.
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