Lavorando nel mondo del calcio a livello giovanile, si ha la possibilità di conoscere tante realtà che militano nel calcio dilettantistico, potendo apprezzare e percepire un’atmosfera genuina, dove il divertimento e la crescita umana dei ragazzi conta più di tante altre cose. Purtroppo, non è tutto sempre rose e fiori. Capita anche di assistere a eventi che non dovrebbero appartenere al mondo dello sport, dentro e fuori dal campo di gioco. La cosa grave non è assistere a qualche genitore che sostiene la squadra del proprio figlio con troppa veemenza, lasciandosi scappare qualche parola fuori luogo nei confronti dell’arbitro o di altri genitori. La cosa grave è vedere ragazzi di 13 e 14 anni abbandonarsi a comportamenti estremamente antisportivi pur di prevalere sui loro “avversari”. Quello che segue, è il resoconto di una partita tra ragazzi di 14 anni alla quale chi scrive ha assistito per motivi di lavoro. Per ovvi motivi di privacy, non verranno fatti i nomi delle società o dei giocatori protagonisti di questo articolo.
LA PARTITA
L’ incontro inizia in maniera molto tranquilla. Un bel primo tempo, durante il quale l’atmosfera rimane tutto sommato tranquilla. Complici anche le lamentele di molte persone presenti a vedere la partita, il secondo tempo inizia in maniera molto nervosa, sul punteggio di 2-0 per la squadra di casa. La squadra ospite comincia a tenere nei confronti degli avversari e dell’arbitro un comportamento sempre più duro, anche se per una buona parte del secondo tempo comunque la situazione rimane ancora accettabile. Dopo il pareggio raggiunto dalla squadra ospite, la parte finale della partita è caratterizzata da continue interruzioni di gioco, complici anche alcuni interventi molto duri che hanno rischiato di fare molto male ad alcuni ragazzi in campo. Durante gli ultimi minuti del match si raggiunge l’apice: a causa di un’errata decisione arbitrale, il nervosismo sugli spalti raggiunge livelli preoccupanti, e in campo la situazione rischia di diventare insostenibile, con i membri di entrambe le squadre che discutono sempre più animatamente. L’ultimo episodio della partita chiude in “bellezza” quella che poteva essere una bella giornata di calcio: a gioco fermo, un ragazzo della squadra di casa prende il pallone con le mani e lo lancia contro il petto di un avversario, il quale si lancia a terra coprendosi il volto e cominciando a urlare e ingannando l’arbitro, che estrae il cartellino rosso diretto per l’autore del fallo.
UN CATTIVO ESEMPIO
Ma la colpa di questi atteggiamenti di chi è? Di alcune società che non insegnano certi valori ai propri tesserati? Dei genitori? Oppure dei ragazzi stessi? Secondo il parere di chi scrive, la colpa è del mondo del calcio stesso. Quante volte si è dovuto assistere a episodi di violenza tra tifosi come quelli avvenuti durante gli ultimi Campionati Europei ? Quante volte si è sentito parlare di giocatori e società che vendono le proprie partite, fregandosene della passione genuina con la quale milioni di persone seguono questo sport? Per non parlare dell’atteggiamento di alcuni dei massimi esponenti del gioco del calcio. Come si può sperare che dei ragazzi che sognano di diventare dei campioni, si comportino in maniera diversa da come spesso si comportano quegli stessi campioni tanto idolatrati? Quante volte giocatori professionisti ad alti livelli si sono resi protagonisti di gesti assolutamente antisportivi? Basti pensare a giocatori come Pepe, oppure Luis Suarez, giocatori di top club europei che in molte occasioni sono passati alle cronache sportive più per i loro comportamenti antisportivi che per le loro qualità di calciatori. Nemmeno alcune leggende del calcio di oggi sono estranee a comportamenti ben lontani dall’idea di fair play che la FIFA cerca da sempre di promuovere. Un esempio lampante è quello di Francesco Totti, uno dei più grandi calciatori italiani di tutti i tempi, che purtroppo nel corso della sua carriera si è reso protagonista di gesti decisamente antisportivi. Le cattive abitudini che molti ragazzi hanno non riguardano necessariamente atteggiamenti strettamente legati al gioco del calcio. Ormai è quasi diventato più importante avere le scarpe promosse da quel campione, oppure la pettinatura di quell’altro piuttosto che imparare alla perfezione gli schemi della propria squadra. Fino a qualche anno fa, si sognava di diventare calciatori dei più importanti club del Mondo per essere definiti campioni. Ora sembra che il sogno sia giocare nei top club per avere la villa e la macchina sportiva. Il calcio è lo sport più bello del mondo, ma fino a quando certi comportamenti non spariranno (o verranno ridimensionati), tutti i ragazzi che vi si avvicinano rischiano di essere influenzati nel modo sbagliato.
Videogiocatore di vecchia data, collezionista di vinili e accumulatore compulsivo di inutili cianfrusaglie.
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