Prologo
Weber: “Giovine in calendario ci sei tu domani.”
Farth: “Avoja. Ho la struttura pronta. Articolo sugli anni ’90 e le letture del periodo (Animorphs, Brutte Scienze, De Agostini, fumetti, etc).”
Weber: “PICCOLI BRIVIDI OR GTFO”
L’articolo
Come Frullo giustamente ci ricorda da sempre, gli anni ’90 sono una decade che vale davvero la pena sviscerare (e a questo proposito, fatevi un favore e spendete 99 centesimi per l’apposito ebook) e nello specifico ritengo che le letture disponibili all’epoca abbiano avuto un impatto significativo su quello che leggiamo/guardiamo/scegliamo ancora oggi. Il motivo di questa mia affermazione richiede un percorso preciso.
La mia entrata a gamba tesa nella redazione di IMDI risale al periodo in cui stavo facendo uno stage presso un’azienda di consulenza. Uno dei progetti di marketing a cui partecipavo, riguardava la cosiddetta “generazione y“. Uno dei dati qualitativi emersi dalle varie interviste e studi etnografici svolti, era il fatto che per questa generazione (la nostra, vi ricordo) la conoscenza e la cultura fossero degli status symbol, anche in un contesto squisitamente pop: facendo questa osservazione ci possono venire in mente gli hipsters e la loro fierezza del “…before it was mainstream” o la preoccupante diffusione del fenomeno dei finti nerd o anche il senso di comunione e, spesso talvolta, di superiorità dei veri nerd nei confronti del resto del mondo grazie alla loro passione ed infinita conoscenza e cultura (ecco) su una particolare serie di film, fumetti, telefilm, libri, generi musicali, etc.
La domanda che mi sono posto di conseguenza è stata: questo amore per le proprie conoscenze da dove nasce?
Al che ho pensato all’infanzia e/o alla preadolescenza della generazione Y, avvenute proprio durante gli anni ’90 e mi sono reso conto che in un’epoca dove internet doveva ancora diffondersi, ciò che leggevamo era ciò che ci forgiava nel diventare i nerd/appassionati/”precisini della fungia” (cit.) delle decadi successive. Ripensando ai vari Piccoli Brividi, librogame, Battelli a Vapore, riviste di videogiochi tipo PSM o TGM, Ragazzine, collane della Hobby & Work e della De Agostini, Animorphs, fumetti Marvel editi dalla Panini, serie di fantascienza e horror della Junior Mondadori, etc. ho osservato alcune caratteristiche che penso abbiano influenzato tantissimo le utenze contemporanee.
La cosa principale che salta all’occhio è l’elemento di serialità che caratterizza le letture citate: sono tutte collane composte da numerosi titoli e/o uscite periodiche. Noi siamo la generazione che attende pazientemente l’uscita del nuovo episodio subbato della nostra serie preferita, l’update della pagina/blog che seguiamo da sempre, il nuovo numero del nostro fumetto preferito, il nuovo capitolo della saga che seguiamo da eoni. Credo ci sia una correlazione in tutto questo: durante l’infanzia e la preadolescenza ci siamo abituati o imposti degli autentici rituali, composti da letture scandite da periodi di tempo più o meno predefiniti. Il passare del tempo e la ciclicità di queste letture degli anni ’90 ci hanno reso i nerd/appassionati che siamo oggi: ogni volta che una serie finisce o un’uscita salta ci sentiamo un pochino più vuoti, perché siamo abituati e affezionati alla serialità dell’opera. Per me da bambino ogni 20 del mese DOVEVA uscire il nuovo numero di PKNA: adesso provo la stessa sensazione ogni volta che esce un capitolo di One Piece o un nuovo articolo di Imdi o dei 400calci.
Parlando di serialità delle letture anni ’90 il collegamento più immediato è con la narrativa. Se volessi analizzare il discorso fino in fondo, non basterebbero nemmeno dieci articoli, per cui cercherò di essere sintetico: gli anni ’90 sono l’epoca delle serie/saghe, dello sdoganamento di horror, fantasy e fantascienza, dei ragazzi come nuova vacca da mungere per l’editoria. Sono tutti elementi fortemente interconnessi perché quando parlo di serie mi vengono in mente i sopracitati Piccoli Brividi, i librogame di Lupo Solitario, gli Animorphs, Harry Potter, i libri Battello a Vapore: che si trattasse di saghe o di storie singole, c’era sempre un concetto di appartenenza ad una collana ben precisa e di un target altrettanto specifico, ossia noi piccoli ammassi di merendine in grembiulino o tute sintetiche della Fila, che non potevamo fare a meno di leggere un libro e chiedere subito ai nostri genitori di comprarcene un altro appena lo avessimo finito.
Questo si traduceva in profitti certi di lungo corso per gli editori e lo sdoganamento definitivo per i più prolifici generi letterari: i Piccoli Brividi per esempio hanno reso un’intera generazione assuefatta alle storie di mostri, fantasmi e scienziati pazzi e se questo da un lato ha significato introiti di un certo livello per la Mondadori, dall’altro ha gettato i semi di coloro che negli anni 2000 e 2010 sarebbero diventati fan incrollabili (vale a dire NERD: giusto per tornare a monte di questo sproloquio articolo) di Lovecraft, Poe e compagnia bella. Un’altra importante conseguenza culturale della serializzazione della narrativa anni ’90 fu la successiva saturazione nel corso degli anni 2000 del concetto di “young adult fiction” o di “teen drama”: il mercato infantile degli anni ’90 diventa adolescente, quindi cerca storie più mature o almeno autoproclamatesi tali (si pensi alle allegorie adolescenza/formazione/misonoarrivateorasonounasignorina dei vari Twilight o Hunger Games).
La serializzazione delle letture anni ’90 è un processo che si riflette anche sui libri di manualistica e sulle uscite da edicola del periodo: io personalmente ricordo con affetto e lucciconi agli occhi i libri delle collane Brutte Scienze e Brutte Storie della Salani e la serie “Dinosauri” della De Agostini. Di nuovo: ci sono la voglia di capitalizzare da parte dell’editore e la curiosità, la voglia di imparare da parte dei mocciosetti degli anni ’90, con conseguente relazione di medio-lungo corso tra le due parti.
Non ho prove per dimostrarlo, ma sarei pronto a scommettere che buona parte degli studenti di materie scientifiche o storiche dei giorni nostri abbiano letto da piccoli più di un manuale o una rivista per ragazzi edita nel corso dei 90s: era pura divulgazione, forse semplificata e ormai datata, ma comunque in grado di incuriosirci ed appassionarci e di gettare semi poi germogliati nel corso degli anni 2000 e 2010. In particolare se puntiamo la nostra lente di ingrandimento esclusivamente sulle uscite da edicola, c’è solo l’imbarazzo della scelta: lo strapotere e il successo delle uscite della De Agostini e della Hobby & Work ha fatto sì che i giornalai si riempissero nel corso degli anni ’90 di titoli a sfondo più o meno scientifico o storico che contenessero in aggiunta oggetti da collezionare o da costruire (lo scheletro di T-Rex fosforescente della De Agostini, i minerali o le navi da guerra della Hobby & Work ,etc.) in maniera da risultare ancora più appetibile nei confronti del target preadolescente a cui miravano.
Sempre parlando di uscite in edicola degli anni ’90 vorrei ricordare che gli anni ’90 coincidono anche con la massiccia e definitiva diffusione di fumetti americani e giapponesi in Italia grazie ad eventi come la nascita della Panini Comics: io non rientro in questo discorso (il mio primo fumetto risale al 2o02), ma credo che i più grandicelli tra noi possano aver iniziato a leggere i fumetti proprio nel corso degli anni ’90 (la nascita nel 1994 della Panini Comics appunto) o già addirittura alla fine della decade precedente (l’epopea della Star Comics di Perugia dal 1987 in avanti): se penso all’enorme successo che l’immaginario fumettistico sta assaporando proprio negli ultimi tempi grazie ai film dei Marvel Studios, della Sony, Fox e della Warner Bros o all’ancora più impressionante diffusione di immagini e archetipi presi dai fumetti e dall’animazione giapponese, mi viene da pensare a tutto questo come un coronamento di quanto iniziato negli anni ’90, quando questo tipo di immaginario è diventato un prodotto di massa grazie ad una rinnovata diffusione in tutto il territorio italico.
Come avete appena avuto modo di vedere, ho toccato millemila aspetti e probabilmente ne avrò lasciati da parte almeno il doppio: se avete precisazioni o aggiunte da fare, commentate e discutiamone. Quello che mi prefiggevo di fare con questo articolo era nulla più di quanto detto all’inizio: siamo una generazione di individui ferocemente attaccati alle proprie passioni. Ci sono personaggi, storie, argomenti, materie per le quali sacrificheremmo volentieri tempo, energia e denaro in quanto nerd e/o appassionati folli e ritengo che questo derivi dalle nostre letture nel corso degli anni ’90.
E ora se permettete vado in cantina a cercare i vecchi numeri di PK.
Non molto tempo fa uno studente specializzando operante a Milano venne ingiustamente condannato da un tribunale militare. Evaso da un carcere di massima sicurezza iniziò a spacciarsi per studente Erasmus. E' tuttora ricercato, ma se Spina, Frullo e Weber hanno un argomento di nicchia che interessa a quattro gatti, forse, ogni tanto, ingaggiano il famigerato... COLIN FARTH.
30 Maggio 2017
16 Aprile 2017
6 Aprile 2017
3 Aprile 2017
22 Febbraio 2017
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