La più nota emittente satellitare italiana ha apostrofato questa estate come “l’Estate Mondiale”, grazie alla concomitanza in questo giugno 2016 di due tornei continentali per le nazioni, la Copa America del Centenario, vinta dal Cile in finale contro l’Argentina, bissando così la vittoria dell’edizione “ordinaria” dell’anno scorso e l’Europeo a 24 squadre in Francia, che ha visto trionfare il Portogallo con solo due partite vinte nei 90 minuti, la semifinale e la finale. Ma vedendo il livello tecnico di alcune nazionali in questi tornei continentali, qualche domanda è d’obbligo:
E se a posto dell’Islanda si fosse qualificata la Lapponia? La Padania? I Rom? L’Abcasia? Il Kurdistan? Rapa Nui?
Si potrebbero citare ulteriormente luoghi che sembrano uscire dalla plancia del Risiko. Ma a differenza della Kamčatka, queste entità territoriali e non hanno in comune una cosa: Una propria selezione di calcio. Una nazionale che non essendo iscritta agli organi internazionali come la FIFA, l’UEFA o la CONFMEBOL, non può partecipare alle qualificazioni per i campionati mondiali e continentali e non rientra nella classifica del Ranking FIFA e omonimi continentali. Oddio, per quel che valgono… [Belgio campione annunciato intensifies]
Ma facendo un po’ di filosofia del calcio spiccia, basta un pallone e un paio di segni per terra per giocare, e quindi queste selezioni, invece che fare tutta la trafila burocratica per poter essere riconosciute all’interno delle varie organi internazionali, si sono riunite all’interno di alcune federazioni, come l’IGA, la Island Games Association, ovvero la federazione che racchiude tutte selezioni espresse dalle isole di tutto il mondo, dalle Falkland all’Isola di Man. L’IGA organizza un torneo, gli Island Games, che nelle prime due edizioni videro vincere le Isole Fær Øer. Già, la nazionale formata da falegnami ed insegnanti che, dopo esser stata riconosciuta da FIFA e UEFA a inizio anni 90, per poco non pareggiava contro l’Italia campione del mondo nelle qualificazioni per gli Europei del 2008. Altre organizzazioni sono il CSANF, ovvero il Consejo Sudamericano de Nuevas Federaciones, che racchiude le selezioni nel Sud America, come l’Aymara, l’Isola di Pasqua e la Comunità Armena d’Argentina.
Degno di nota fu l’unico torneo organizzato nel 2006 dalla FIFI, la Wild Cup. Fu sponsorizzata da una società di scommesse e venne giocata ad Amburgo, nel distretto di St. Pauli. Vi presero parte Groenlandia, Tibet, Zanzibar, Gibilterra, Cipro del Nord (che vinse) e…la “Repubblica di St. Pauli”, ovvero proprio la squadra del distretto che attualmente milita nella serie B tedesca e che, nonostante non abbia vinto granché negli anni, è comunque conosciuta nel mondo per la propria tifoseria molto affettuosa. Ma d’altronde, una società che festeggia i propri gol con Song 2 dei Blur è da amare e basta!
Di fatto, nella jungla delle varie organizzazioni, ne spiccano due, più grandi e che racchiudono più selezioni: La N.F.-BOARD, ovvero la New Football Federation – Board e la ConIFA (Confederation of Independent Football Associations). Queste due organizzazioni hanno organizzato i propri campionati, come la Coppa del Mondo VIVA, di cui la Padania ha il record di vittorie (3) e la Coppa del Mondo ConIFA, che ha sostituito la VIVA dal 2012 e che ha come campione in carica la selezione dell’Abcasia, che ha vinto l’edizione del 2016 giocata come paese ospitante.
L’Abcasia, territorio de facto indipendente ma non riconosciuto da ONU e UE e rivendicato dalla Georgia, ha ospitato l’ultima edizione del mondiale in due stadi, a Sukhumi e a Gagra, entrambi con uno spazio per gli spettatori (6000 posti in tutto) che farebbe impallidire i direttori della Lega Pro nostrana, e, oltre ad alcune delle selezioni citate sopra, ha visto scendere in campo, tra le varie, la “Contea di Nizza”, campione dell’edizione 2014, la selezione dei “Coreani del Giappone”, nati da una costola del Corea FC, squadra che gioca nella Divisione Regionale del Kanto, quinto livello nell’organizzazione dei campionati in Giappone, la selezione del Cipro del Nord, nata dalla parte dell’isola occupata dall’esercito turco, e la selezione della Rezia, espressione calcistica di una storica provincia romana localizzata nelle Alpi.
La selezione della Padania, oltre ad aver avuto in campo il fratello del più noto Balotelli, ha avuto modo di schierare nelle passate edizioni vecchie conoscenze del campionato italiano di Serie A come Maurizio Ganz, andato in rete nelle edizioni 2009 e 2010, Alessandro Dal Canto e i fratelli Michele e Federico Cossato, quest’ultimo uno dei protagonisti della storica promozione in Serie A del Chievo Verona. E, mentre dal punto di vista politico, i rappresentati dal Sole delle Alpi non ci vanno molto leggeri verso l’etnia sinti, dal punto di vista sportivo si sono affrontati più e più volte su di un campo da calcio. L’ultima volta il 16 maggio scorso all’Arena Civica di Milano, dove la selezione padana ha vinto per 2 a 0 l’unico test match in vista dei mondiali ConIFA in Abcasia, partita organizzata con l’aiuto dell’Upre Roma e dal Brera calcio per ricordare i detenuti Rom e Sinti che si ribellarono il 16 maggio del 1944 ad Auschwitz.
Durante l’Europeo girò un immagine sui social rappresentante come, in proporzione con gli abitanti dell’isola, fosse “possibile” essere convocati e poter giocare con la nazionale rivelazione del torneo, l’Islanda. Italiani naturalizzati islandesi non ne ho ancora sentito, ma tant’è.
Forse tecnicamente queste selezioni di cui abbiamo parlato finora non saranno eccelse, se si vanno a guardare alcuni risultati delle partite giocate nelle competizioni, che definire tennistici è dir poco. Però, il 7-1 tedesco del mondiale in Brasile rifilato ai padroni di casa ancora rieccheggia nel web. Magari si può obiettare qualcosa sull’organizzazione forse un po’ amatoriale dei tornei (basti pensare che il sito “ufficiale” della fu VIVA linkato da Wikipedia rimanda a un blog di arredo casa e giardino, per dire), ma lo spirito con cui sono nate queste organizzazioni, il “rafforzamento delle relazioni globali e le intese internazionali”, per “costruire relazioni tra i popoli, le nazioni, le minoranze, e le regioni isolate in tutto il mondo attraverso l’amicizia, la cultura e la gioa di giocare a calcio” è ben più che nobile, considerando il periodo storico di estrema tensione che stiamo vivendo.
Per IMDI Sport, Riccardo Angori.
18 anni, appassionato di motori e tifoso della Fiorentina, aspirante giornalista sportivo, una volta ho preso 8 a Latino.
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