“Il calcio è l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo. È rito nel fondo, anche se è evasione. Mentre altre rappresentazioni sacre, persino la messa, sono in declino, il calcio è l’unica rimastaci. Il calcio è lo spettacolo che ha sostituito il teatro“.
Queste le parole usate da Pier Paolo Pasolini per descrivere il suo sport preferito, una vera e propria “malattia” che tutti gli appassionati si portano dentro dalla giovane età fino al momento di spirare nel proprio letto di morte. Cosa direbbe oggi però Pier Paolo Pasolini del calcio? Lo sport che ha affascinato e trasportato milioni di giovani verso una passione incontenibile si è molto trasformato negli ultimi 10 anni, assumendo sempre di più i connotati di uno spettacolo per “femminucce”, sfuggendo contemporaneamente ai riti e alle tradizioni che lo hanno reso celebre nel passato. Il cosidetto “calcio di una volta” sembra ormai essere decisamente scomparso, non se ne hanno più tracce se non nei ricordi degli appassionati, ricordi che vogliamo ravvivare con questa nostra rubrica che di settimana in settimana rievocherà uno degli aspetti ormai passati a miglior vita di questo sport.
Tutti ne parlano, tutti portano dentro di sè il ricordo del “calcio di una volta”. Chi non ha mai rievocato in amicizia il piacevole ricordo della panza di Galeazzi che spunta fuori dalla maglietta? Chi non ha mai recitato a memoria l’appassionata invettiva di Gaucci contro Matarrese: “zozzone, li mortacci tua!“al termine di un discusso Perugia – Bari? Chi non ha riportato alla mente l’appassionata corsa di sor Carletto Mazzone al termine di Atalanta – Brescia? Chi non ha mai imitato la gracchiante voce di Sandro Ciotti? Questo e tanto, tanto altro ancora, rappresenta alla perfezione l’oggetto della nostalgia di molti appassionati, ed è di questo che parleremo oggi. Per partire con questa nostra rubrica abbiamo voluto ricordare il calcio in televisione prima dell’avvento delle pay-tv.
Scordatevi Sky e Mediaset Premium, scordatevi le lunghe ed appassionate analisi pre e post-partita, scordatevi anche Ilaria D’Amico e Diletta Leotta (questo è più difficile). Entrare nella nostra dimensione sarà molto più semplice se proverete a ripescare nei vostri ricordi le ascelle pezzate di Paolo Valenti, conduttore di 90° minuto, che passa la linea a questo o quel giornalista parcheggiato in uno degli stadi d’Italia per raccontare le partite a tutto il paese.
Scordatevi le dirette, scordatevi i goal in tempo reale, una volta per poter vedere le prime immagini di quanto successo sui campi della penisola era necessario attendere le ore 18:00 quando sui teleschermi di ogni abitazione partiva la sigla di 90° Minuto, programma che trasmetteva (e trasmette ancora) la breve sintesi delle partite di calcio del campionato di Serie A. Chi è cresciuto con questa trasmissione ricorderà uno ad uno i giornalisti incaricati di raccontare cosa avveniva sui campi: il riporto di Franco Strippoli, i fantasiosi saluti del grasso Luigi Necco, la balbuzie di Tonino Carino.
Oggi è facile seguire i propri beniamini, anche andare oltre al tifo per la propria squadra del cuore. Se ti piace come gioca Pjanic puoi sempre guardarti una partita della Juventus, se mentre guardi la tua squadra del cuore su un altro campo viene segnato un goal memorabile non devi fare altro che cambiare canale per gustartelo, oppure non devi fare nemmeno lo sforzo se stati seguendo “Diretta Gol“.
Una volta tutto questo non esisteva, una volta se Gianluca Vialli aveva segnato una rete memorabile, potevi ascoltarlo soltanto in radio, per saperlo in diretta, dalla viva voce di uno dei giornalisti di “Tutto il calcio minuto per minuto“. Subito dopo partivano le ipotesi, che spesso si trasformavano in racconti epici, si spargeva la voce di un goal particolarmente bello, le gesta dei protagonisti diventavano sempre più assurde e spesso la fantasia superava di gran lunga la realtà. Se ne parlava al bar con un goccetto di Sambuca, sulle tribune tra primo e secondo tempo, nei bagni degli stadi. Tutto questo fino alle 18:00, fino a quando le fantasie prendevano forma ed era finalmente possibile guardare le immagini di quanto successo sui campi di gioco.
Certo, poter gustare tutto in diretta è senza ombra di dubbio un vantaggio per gli appassionati, ma volete mettere la poesia di aspettare trepitanti l’ora x per poter vedere le cavalcate di Benarrivo? Il colpo di testa a sfondare la rete di Oliver Bhieroff? Il destro al volo tra una Marlboro e l’altra di Dario Hubner? Ecco cosa manca oggi, ecco cosa rende terribilmente nostalgici tutti quei tifosi che quei tempi li hanno vissuti in prima persona: la poesia. Ieri c’era, oggi non c’è più. Proveremo almeno a consolarci con le tette di Diletta Leotta.
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