Se c’è una cosa di cui ci si può rendere facilmente conto, in questi tempi confusi e travagliati, è che, non si sa bene per quale motivo, i nerd hanno iniziato ad andare di moda.
Gente che fino all’altro ieri, e probabilmente ancora oggi, usava il computer solamente per commentare le foto dei gatti degli amichetti e per farsi le pippe sull’album “Ibiza 2010” della ex compagna del liceo ha iniziato, improvvisamente, a pensare di poter essere definito un nerd solo perché la quantità di ore passate davanti al monitor ha raggiunto un computo imbarazzante e perché una volta, quando aveva quindici anni e i brufoli sul mento gli impedivano di uscire a fare il grullo con i più fighi della scuola, ha giocato qualche ora con una qualsiasi console.
In realtà, ho sempre pensato che molte delle persone che possono definirsi tali fino a un certo punto della loro vita non hanno neanche pensato o saputo di esserlo. E’ successo semplicemente che, a quel certo punto, hanno capito che erano simili a molti altri, e che questi altri venivano definiti, inizialmente (e per molto tempo) con spregio, in tale maniera.
Una delle caratteristiche primarie dell’essere nerd è essere secchioni: magari di quei secchioni che, soprattutto per il fatto di aver passato troppe ore a fare altro che non studiare, ogni tanto (ogni spesso) rimediavano qualche brutto voto, ma che ogni volta che in classe veniva fatta una domanda che richiedesse un minimo di analisi che non fosse stata imparata a memoria da qualche manuale, erano i primi ad alzare la mano. Questo per dire che non serve essere usciti col 100 dalla scuola superiore o essere riusciti a completare l’università con successo: è sufficiente la giusta forma mentis.
Ora voi vi starete chiedendo: “ma tutto questo preambolo, perché?”. Il motivo è presto detto: diciamo che, per via di questa fantastica moda di autodefinirsi dei superfighissimi e supertrendissimi nerdoni (cosa che piace particolarmente ai nostri cari hipster…no ragazzi, no, non basta essere dei disadattati, sciacquatevi dalle palle), si finisce con lo scoprire i propri luoghi di ritrovo abituali (forum, siti vari, pagine Facebook) letteralmente intasati da gente che sguazza con agio tra meme, ragecomics, demotivational e amenità varie, ma che in realtà è ignorante, assolutamente refrettaria a qualsiasi ragionamento basato sulla pura e semplice logica, gente che rifugge il principio del rasoio di Occam e l’impostazione mentale del metodo scientifico come un basement dweller rifugge l’acqua saponata.
Come abbiano fatto a diventare dei tali rintronati lo sa solo il loro spacciatore di fiducia. Risulta invece un po’ più facile capire dove vadano a pescare gli argomenti che ci propinano: dalla rete. L’internet [cit.: una vecchia qualsiasi] ha infatti questo piccolo difetto: chiunque vi può pubblicare contenuti, così come chiunque ve li può diffondere. In un mondo ideale, questo sarebbe solo ed esclusivamente un pregio. Nel mondo reale, no. Internet è finito per diventare un mezzo eccessivamente democratico, nel quale sono libere di fluttuare le più incredibili castronerie.
E’ per questo che, dal prossimo post (e mi auguro per molto tempo) farò dello smontare qualsiasi leggenda metropolitana e laida approssimazione la mia missione. In particolare, ça va sans dire, quelle che tendono ad attecchire maggiormente sul web.
Alla prossima,
la vostra fastidiosissima saccente di fiducia.
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