Questo è Edward Snowden, la fonte che ha fatto scoppiare lo scandalo PRISM su intercettazioni e controlli presunti illegali negli Stati Uniti (non lo sapevate? Sapevatelo). Al momento è rifugiato a Hong Kong, continua a fare rivelazioni alla stampa, è ricercato dagli USA e girano petizioni per chiedere a Obama di concedergli la grazia (la più importante è quella di Avaaz) o ad altre nazioni di concedergli asilo politico.
Ora, prima di proseguire, un avvertimento: le mie posizioni sull’argomento, ne sono cosciente, sono vagamente fondamentaliste. Se la cosa vi disturba, cavoli vostri, io vi ho avvisato – si potrà flammare tutti insieme allegramente nei commenti, nel caso. Ma veniamo al dunque.
Lo scandalo PRISM riguarda i controlli illegali subiti da centinaia di migliaia di persone grazie ad accordi dell’NSA con compagnie telefoniche (Verizon, in America) e società attive su Internet (Yahoo, Microsoft, Google, Facebook, Skype). Alcune di queste inizialmente si sono opposte, e affermano di aver comunque fatto solo ciò che la legge imponeva loro di fare. In ogni caso sono immediatamente scoppiate le polemiche, dato che l’operazione PRISM è stata messa in atto dall’NSA in base a una legge dall’interpretazione controversa. Tutti i dettagli sul caso li trovate qui, quindi veniamo a parlare di ciò che preme a me.
La sostanza è: al di là delle leggi, che possono limitare o rendere illegali certi tipi di controlli (per esempio le intercettazioni), io mi chiedo il perché del concetto stesso di privacy del cittadino nei confronti del governo. Purché gli abusi siano puniti, e l’utilizzo dei dati ottenuti sia limitato a garantire il rispetto della legge, non vedo perché lo Stato non dovrebbe avere accesso a tutti i miei dati: io non infrango la legge, e non ho niente da nascondere. Se ci fosse, qui in Italia, un elenco in cui segnarsi per garantire totale libertà a magistratura e guardia di finanza di controllarmi casa, cellulare e quant’altro, e in cambio mi garantisse un qualche vantaggio anche minimo – diciamo un tesserino con su scritto “cittadino rispettoso della legge” – firmerei istantaneamente. E non credo che sarei il solo.
Conoscendo gli italiani, ci sarebbe un sacco di gente a firmare, e molti pensando “intanto mi becco il vantaggio, e speriamo che non mi controllino mai perché io le cose da nascondere ce le ho”. Oppure “ora che ho dichiarato che non ho niente da nascondere, perché dovrebbero dubitare di me?”. Amen: la polizia può controllarli in modo autorizzato, adesso, e se li becca pagheranno.
Ma si parla di privacy, e mi si dice che una cosa simile non si può fare. Non posso forse io, volontariamente, rinunciare alla mia privacy? Perché non dovrebbero farlo anche gli altri? Pudore? Mah. Cose da nascondere? Mi pare più plausibile.
Finché lo Stato utilizza le mie informazioni – sia pure prese senza informarmi della cosa, per me non è un problema – per garantire il rispetto della legge, a me sta bene. L’unico rischio è che quelle informazioni vengano utilizzate in modo inappropriato, ma è su questo che bisogna lavorare. Per esempio, obbligando chiunque voglia lavorare per lo Stato (dai poliziotti ai giudici ai politici) a firmare un accordo di trasparenza totale. A vivere in una casa di vetro, praticamente – lo stesso “elenco” di cui parlavo prima, diciamo. E non vedo perché una cosa simile non si dovrebbe fare: se prendi uno stipendio statale, se sono i cittadini a pagarti, assicurarsi che tu non vada contro la legge mi pare la cosa più ovvia.
24 Marzo 2017
8 Febbraio 2017
25 Gennaio 2017
22 Gennaio 2017
4 Dicembre 2016
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.