La violenza è sbagliata senza ombra di dubbio. Verso una donna suona ancora più grave, avendo tutti (o quasi) una mamma e/o una sorella. Nessuno vuole negare o legittimare la violenza sulle donne. Ora, con queste premesse, si può dire che la retorica spicciola sull’importanza del 25 Novembre in Italia è triste?
La prima bandiera del 25 Novembre da sfatare è la cosiddetta “emergenza femminicidio“, ovvero il “massivo” caso di omicidi di donne perpetrati dal partner o ex partner (pur esistendo anche il fenomeno contrario, per qualche ragione non viene utilizzato il termine “maschicidio“). I casi avvenuti nel 2016, fino ad ora, sono 117. In tutta Italia, quest’anno, ci sono state 117 donne uccise dal partner o ex partner, un dato costante rispetto agli anni scorsi e sparso nel territorio. In altre parole, non si tratta di una emergenza. Chi proclama la necessità di leggi più severe per questi casi non fa altro che perpetrare il sessismo intrinseco nel volere un’aggravante ad hoc quando la vittima è donna, proposta che lascia il tempo che trova anche dal punto di vista di disincentivo penale, visto che è poco credibile che qualcuno in preda a un raptus omicida si interessi a 5 anni aggiuntivi sulla pena.
L’altro grande tema discusso nella giornata del 25 Novembre è la violenza degli uomini sulle donne. Sicuramente un fenomeno grave che colpisce le donne, ma certamente non solo le donne: la violenza non è unidirezionale. La differenza sostanziale riguarda la sommersione dei dati sugli abusi subiti dagli uomini, con l’ISTAT che da anni produce studi unicamente sulle vittime donna cavalcando la volontà popolare e mediatica. In questo caso la soluzione proposta è parlarne e denunciare.
Figura più in vista nelle tematiche femministe è senza dubbio la Presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini, molto sensibile al tema del femminicidio e dei diritti delle donne. Chiarito che i temi di genere che tratta sono più mediatici che reali (pur credendo nella sua buona fede e nella sua convinzione ideologica), ha avuto un’uscita molto particolare il 25 Novembre: ha pubblicato sulla sua pagina Facebook alcuni insulti nei suoi confronti con nome e cognome.
Senza dare un banale giudizio a degli insulti, è il caso di entrare nel merito della questione ignorata dai più, ovvero il sessismo o meno di quei commenti. Laura Boldrini è un esponente di SEL, si espone molto sui temi dell’immigrazione e per questo è diventata la vittima di bufale e sfottò beceri, nonché simbolo di una sinistra distaccata dalla massa. Questo le porta moltissimi insulti ogni giorno da persone sì ignoranti, sì maleducate, sì stupide ma sessiste no di certo. Cosa rende qualcuno sessista? Usare la parola “troia” come dispregiativo? Si ritorna alla questione precedente dell’aggravante di genere, ignorando l’intenzione (comunque sbagliata) della parola mettendo la forma sopra la sostanza. Laura Boldrini non viene insultata perché donna ma in quanto radical chic più in vista.
Il femminismo italiano ha rinunciato, col tempo, a ricercare la parità di genere, scegliendo di trattare in modo politico (quindi parziale) i dati, dando letture emotive e irrazionali dirette al clamore mediatico piuttosto che all’equità.
25 Aprile 2017
29 Dicembre 2016
17 Agosto 2016
2 Agosto 2016
9 Marzo 2015
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.