Negli ultimi giorni si parla molto della transizione in corso nella Presidenza degli Stati Uniti. Uno dei temi più discussi è indubbiamente la posizione del POTUS per quanto riguarda i cambiamenti del clima e il modo in cui affrontarli.
The concept of global warming was created by and for the Chinese in order to make U.S. manufacturing non-competitive.
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) November 6, 2012
Come riportato dal tweet in evidenza, ci sono tutti i motivi per preoccuparsi a riguardo. Per correttezza è però importante notare che l’ultimo tweet di Donald Trump riguardante il riscaldamento globale risale al 2014. Nonostante ciò, durante la campagna per le elezioni la sua posizione sul clima non è risultata molto chiara, anche perché durante i vari dibatti tra lui e Hillary Clinton non è mai stata posta loro una domanda a riguardo. Su un “dibattito” scritto su ScienceDebate.org, invece, Trump affermò che i problemi sono ben altri. Tutto ciò non fa ben sperare riguardo a una delle tematiche che rischia, senza esagerare, di essere la fonte della caduta della civiltà umana, se non dell’intera specie. Il rischio, oltretutto, potrebbe benissimo non essere a lungo termine per le ragioni che andremo a vedere.
Il solo fatto che una questione scientifica venga considerata una questione politica, il tutto in modo squisitamente americano, è orripilante. Senza dover aggiungere che il capo della nazione più potente al mondo è convinto che il riscaldamento globale non esista, e se esiste non è causato dagli esseri umani. In un momento estremamente delicato, dopo il tanto sospirato accordo ambientale di Parigi (che comunque ha lasciato l’amaro in bocca a buona parte della comunità scientifica) e in cui è stata avanzata l’ipotesi che il riscaldamento globale abbia avuto un ruolo nello scoppio della guerra in Siria, l’elezione di Trump non può fare altro che incutere terrore. È importante notare che la visione di Trump non si discosta comunque tanto dalla posizione della base del partito Repubblicano. Ciò comporta il fatto che comunque anche gli altri candidati alle primarie non sarebbero stati una buona scelta da questo punto di vista.
Uno dei motivi per cui il cambiamento climatico viene spesso sottovalutato, è il fatto che non ha effetti percepibili direttamente ed a breve termine, ma questo non deve trarre in inganno. Immaginiamo di stare spingendo un masso verso la cima di una collina, senza poter vedere a che altezza siamo arrivati. Per la maggior parte del tragitto, non notando cambiamenti consistenti nell’altezza della collina, si può immaginare che il percorso sia infinito, e che ogni sforzo per spingere più su la ruota non porti a cambiamenti consistenti. Una volta raggiunta la cima della collina, però, il masso si ritroverà in equilibrio precario, e anche il più piccolo tocco farà in modo che esso cominci a rotolare inesorabilmente verso l’altro versante. Il processo appena descritto viene detto feedback positivo, in cui il sistema portato fuori dalla sua situazione iniziale d’equilibrio (la vallata di partenza), agisce da solo per raggiungere una nuova posizione d’equilibrio (la vallata successiva). La cima della collina è detta, nel gergo dei climatologi, il tipping point, ovvero il punto oltre il quale la situazione si destabilizza.
È stato preso in considerazione anche un altro scenario: essendo i gas serra nell’atmosfera difficili da smaltire, è possibile che il tempo di reversibilità della loro concentrazione sia così lungo che la situazione diventi immutabile. Diversamente da prima, non si cade in un nuovo stato di equilibrio ma ci si allontana da quello precedente senza possibilità di ritorno.
Per quanto corretti, questi scenari rappresentano solo una visione parziale delle cose. Quando si studia il sistema enormemente complesso del clima, l’effetto dell’uomo si tiene in considerazione solo nella direzione uomo-clima. Risulta però fondamentale considerare anche il viceversa: il vero punto di non ritorno del cambiamento climatico potrebbe non essere il tipping point o una manifesta irreversibilità dei cambiamenti climatici, ma il momento in cui il clima si dovesse presentare come causa di tutta una serie di problemi che renderebbero sempre più difficile l’affrontare il problema del clima stesso. Guerre e rifugiati climatici, fenomeni naturali sempre più violenti (cicloni ed uragani che traggono tutta la loro forza dal calore presente negli oceani), e così via. Tutti questi effetti secondari richiedenti una soluzione con priorità maggiore rispetto all’inversione di tendenza renderanno il mondo via via più caotico, portando l’umanità intera in un nuovo periodo di crisi. L’antroposfera si sta dirigendo verso un nuovo punto di equilibrio e ci sono tutte le ragioni di credere che questo equilibrio non sarà favorevole per l’umanità. Per quanto non sia bello fare i corvi del malaugurio, questo è il futuro che ci aspetta se non verranno prese manovre decisive a breve. E purtroppo, le intenzioni non sembrano essere quelle.
Eterno studente di Fisica. Momentaneamente devoto al culto dei formaggi, delle baguettes e del vino.
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