Genio. Talento. Ingegno. Tutti aggettivi che vengono usati per descrivere nel caso prodezze o imprese che vengono scritte a fuoco sulle pagine di cronaca o sui libri di storia. Prodezze come la promozione del Derby County dalla Seconda Divisione inglese e la vittoria dell’allora Prima Divisione (la Premier League sarebbe arrivata soltanto nel 1992) nel giro di due stagioni, o imprese come la conquista di due Coppe dei Campioni consecutive con il Nottingham Forest nel 1979 e nel 1980. Ma tutte le prodezze e le imprese hanno bisogno di un protagonista, e l’attore principale di questa storia è Brian Clough.
Clough nasce nella città del North Yorkshire nel 1935, ed è nella squadra della città che fa il suo esordio da calciatore nella Prima Divisione inglese, un ottimo attaccante che segnerà con Middlesbrough e
Sunderland ben 251 reti in 274 presenze. Ma è nel Sunderland che purtroppo incorrerà in un grave infortunio al crociato nel 1962 che lo terrà lontano dai campi da gioco per due anni, fino al ritiro dal calcio giocato nel 1964. Ma è appendendo le scarpette al chiodo che inizia la sua prolifica carriera da Manager.
Nel 1965 arriva la chiamata dall’Hartlepool United, squadra miltante nelle serie minori del nord est dell’Inghilterra, e con i suoi 30 anni diventa l’allenatore più giovane del campionato. Ed è all’Hartlepool che inizia la sua collaborazione con Peter Taylor, che gli farà da assistente e allenatore in seconda fino al 1982, tranne che per la parentesi di Clough al Leeds United.
1967. Clough, con Taylor al seguito, firma per il Derby County, in seconda divisione inglese. Grazie allo spirito tattico di Brian e ai colpi di mercato messi a segno da Peter non solo arriva la promozione in prima divisione, ma nel 1972 arriva pure il primo titolo di campioni d’Inghilterra per “The Rams”. Con la vittoria del campionato arriva la qualificazione alla Coppa dei Campioni, dove il Derby arriverà fino alla semifinale contro la Juventus. La partita di andata fu giocata al Comunale, e, con il risultato finale di 3-1 per i bianconeri Brian Clough diede in escandescenze accusando la Juve di aver giocato sporco e di aver comprato la terna arbitrale. In seguito allo scagionamento della squadra di Torino da parte dell’UEFA Clough si rifiutò di parlare con la stampa italiana, dichiarando “No cheating bastards will I talk to; I will not talk to any cheating bastards!”, mettendo di mezzo i soldati italiani della seconda guerra mondiale, accusandoli di codardia. Ciò portò a una campagna fortemente critica contro Clough lanciata dal Times e dal Guardian, che costarono un silenzio stampa obbligato da parte del Derby County nei confronti del caloroso staff tecnico, finendo con le dimissioni di Clough e Taylor a fine stagione.
Polemiche a parte, l’allenatore più capace d’Inghilterra ottenne per la stagione successiva un ingaggio nell’Essex, Inghilterra del sud, al Brighton & Ove, che nel 1973 militava in terza divisione. Ottenendo un ingaggio notevole, i risultati però non sono quelli sperati, e, complice una chiamata più prestigiosa dopo otto mesi Clough decide di rassegnare le dimissioni e tornare in prima divisione. Destinazione? La casa del diavolo, il Leeds United.
Utilizzare una definizione così forte per l’avventura di Brian Clough nello Yorkshire non è casuale, perché fino ad allora l’allenatore aveva sempre contestato l’allenatore del Leeds Don Revie, chiamato dalla federazione alla guida dell’Inghilterra e il metodo di gioco dei giocatori del Leeds, compagine che all’epoca primeggiava in prima divisione ma accusata da Clough ed altri di scarso fair play. La permanenza dell’allenatore durò quasi quanto un incarico di Zamparini alla corte del Palermo, solo 44 giorni, in cui il Leeds non fece per niente bene in campionato, dando modo ai giocatori di rimpiangere Don Revie e ammutinandosi contro l’allenatore. Pur di esonerarlo, il Leeds mise mano al portafoglio e come buonuscita Brian ottenne 25.000 sterline, una Mercedes e, da clausola di contratto, il pagamento delle tasse sulla casa per tre anni. Clough aveva scelto l’incarico di Leeds senza il suo assistente Peter Taylor, che avrebbe ritrovato nella sua parte di carriera manageriale molto più prolifica.
Nel 1975 arriva nella città che è di casa alle avventure di Robin Hood, ed è qua che Brian Clough si toglierà più soddisfazioni, restandovi per 18 anni fino al 1993. Peter Taylor invece sarebbe rimasto fino al ritiro avvenuto nel 1982. Con il Nottingham Forest arrivano infatti Campionato, quattro Coppe di lega, una Community Shield e sopratutto due Coppe dei Campioni consecutive, dando al Nottingham due record particolari: L’aver vinto più Coppe dei Campioni che titoli nazionali ed essere stata l’unica squadra vincitrice di Coppa dei Campioni a retrocedere nella “serie C” del proprio campionato.
Sotto la guida di Clough il Forest avrebbe infranto il record d’imbattibilità del Burnley che durava dagli anni 20, con una serie di 42 partite senza sconfitte tra il 26 novembre 1977 e il 9 dicembre del 1978, record a sua volta battuto dall’Arsenal solo negli anni 2000. Alla guida del Forest avrebbero esordito giocatori che avrebbero fatto molto bene negli anni 90, come Roy Keane, facendolo esordire in prima squadra.
In seguito al ritiro dalle panchine Brian Clough, oltre ad ottenere riconoscimenti come il nome della piazza antistante il City Ground, lo stadio di Nottingham, e un posto nella Hall of Fame del calcio inglese per l’inaugurazione nel 2002, si sarebbe dedicato fino alla morte nel 2004 alla lotta contro l’alcolismo (disse lui stesso Bere per me era diventato più importante dell’angoscia che stavo creando nelle persone che amavo di più)., che lo ha afflitto fin dagli anni 70, in particolar modo durante la sua permanenza al Leeds. Questa parte della sua carriera viene raccontata nel libro di David Peace Il Maledetto United, che ha ottenuto pure una trasposizione cinematografica nel 2009, con Brian Clough interpretato da Michael Sheen. Clough a dispetto del carattere si è guadagnato di diritto un posto nella storia del calcio, per essere riuscito a innovare con il suo metodo di gioco la tradizione calcistica inglese, portando, con le proprie innovazioni, risultati eccellenti e il proprio nome scritto sugli almanacchi.
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