La Premier britannica Theresa May, in un’intervista al Telegraph, ha respinto alcune delle principali linee guida approvate dal Consiglio Europeo sulla Brexit. Le priorità del Regno Unito rimangono quelle annunciate già nei mesi precedenti: libero mercato senza dazi, fine della libera circolazione dei migranti e fine della giurisdizione delle Corti Europee.
Il primo ministro, annunciando la necessità di una “mano forte” nei negoziati con Bruxelles, ha svelato la linea che seguirà il partito conservatore su questo punto, in vista della campagna elettorale per le elezioni britanniche del prossimo 8 giugno.
Sembra che, questa volta, la premier Britannica si trovi davanti ad un fronte Europeo ben schierato e coeso. Il testo che racchiude le linee guida che la Commissione dovrà seguire durante il negoziato per la Brexit è stato approvato 29 Aprile scorso dai 27 Capi di Stato e di governo dell’UE, riuniti in un Consiglio Europeo straordinario. Lo ha annunciato con un tweet lo stesso presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk, che ha sottolineato l’unanimità e la velocità con cui la decisione è stata presa.
Anche il presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajiani, ha affermato che le linee guida sono state dettate da “unità d’intenti”. Infatti, nonostante ogni capitale abbia espresso le sue priorità da definire nei dettagli, non ci sono state modifiche al testo elaborato nelle settimane precedenti da Juncker, Tusk e il capo negoziatore Ue per la Brexit Michel Barnier. Bruxelles si è dimostrata chiara e coesa come non succedeva da anni.
Cosa prevendono le linee guida?
In Europa sono tutti d’accordo nell’affermare che, nonostante la volontà di mantenere dei buoni rapporti di partenariato con il Regno Unito, il recesso dall’Unione comporti un “prezzo da pagare”. È ciò che affermato il Presidente francese François Hollande, a cui hanno fatto eco gli altri leader europei. Angela Merkel ha parlato della necessità di dover “difendere i nostri interessi”, mentre Jean-Claude Junker ha accusato i Britannici di sottovalutare le difficoltà tecniche che il negoziato comporterà.
Il presidente della Commissione Europea ha aggiunto che l’accordo non sarà facile e che l’unità dei 27 sarà difficile da mantenere, soprattutto quando si parlerà di questioni economiche. Inoltre, dopo una cena a Downing Street con la Premier britannica, Juncker si è detto “dieci volte più scettico su una soluzione positiva dei negoziati sulla Brexit”, mentre, al contrario la May ha parlato di “Incontro costruttivo”.
Ora spetterà alla Commissione europea approvare le linee guida e avviare il negoziato. Se si raggiungerà l’accordo, il tutto dovrebbe finire il 29 marzo 2019, alla scadenza dei due anni dalla notifica da parte del Regno Unito della volontà di recesso.
Il fatto che il negoziato per la Brexit non sarebbe stato facile è stato chiaro fin dal giorno seguente al referendum britannico: i legami tra l’UE e il Regno Unito sono molto stretti. Sciogliere tutti i nodi richiederà molto lavoro, per cui molti sono scettici sul raggiungimento dell’accordo entro il termine dei due anni.
In ogni caso, bisognerà sicuramente aspettare l’esito delle elezioni anticipate britanniche del prossimo 8 giugno per entrare nel vivo del negoziato.
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