Oh, io ve lo dico, scrivere di scienza e Internet non è facile, tanto più che ultimamente nei vari forum pieni di cazzari, giornaletti online e pagine facebook varie gli argomenti che girano son sempre gli stessi: veganesimo, scie chimiche, New World Order (ma a fare chiarezza su quest’ultimo ci pensa quel massone ebreo dell’Angelo), quindi dopo un po’ uno si ritrova a parlare sempre delle stesse cose. A proposito, sulle scie chimiche sto pensando in effetti di scrivere qualcosa, ma prima devo trovare la forza di andare a capire perché i CONPLOTTISTY sono così fissati col Bario. Il Bario, santodio, e pensare che se uno di loro sa cos’è il Monossido di Diidrogeno siamo già fortunati.
Comunque, per via di varie beghe tecniche di cui non vi sto a dire, il mio appuntamento mensile col fastidio (no, non *quello*) è slittato al sabato.
Sabato, il weekend è già iniziato, siamo tutti felici, io invece di essere in ufficio a sbadigliare davanti al pc sono a casa IN PIGIAMA a sbadigliare davanti al pc, quindi direi che stiamo parlando di un miglioramento di condizioni significativo.
Proprio perché siamo così tutti presi bene, oggi invece di dare addosso a qualche poveretto che sparge il proprio seme (purtroppo molto fecondo) di idiozia in giro per il web, ci dedicheremo alla conoscenza del significato e dell’origine di un termine molto utilizzato in alcuni ambienti (ormai persino in troppi) del vasto mondo di Internet.
MEME
Cosa cazzo è un meme? Allora, io con le definizioni sono sempre stata una pippa, quindi mi prendo la libertà di scopiazzare da Wikipedia, tanto è gratis, è open source, è lì, pronta all’occorrenza anche per essere stuprata analmente. In più, so che non tutti si prendono la briga di andarsela a leggere, quindi tè, va’ che brava, vi facilito la vita, fornendovi per prima cosa la definizione di Internet meme:
Un fenomeno di Internet (o internet meme) si ha quando qualcosa diventa improvvisamente celebre tramite la propagazione di informazioni attraverso la rete Internet.
L’assenza di confini fisici della rete tende a favorire una rapida diffusione di idee e novità, specialmente se queste hanno contenuti umoristici o bizzarri. In molti casi, proprio se il motivo della diffusione è essenzialmente goliardico, la cosa di cui si diffonde la notizia è priva di un reale contenuto; e proprio per questo viene giocosamente ripetuta da chi è a conoscenza del “fenomeno” (spesso generando una distinzione netta fra chi prende parte al fenomeno e chi, non avendo capito di cosa si tratta, non comprende l’importanza, spesso effettivamente nulla, di quello a cui “tutti” alludono).
Fin qui tutto chiaro, niente di nuovo. In pochi sarebbero stati in grado di riassumere il concetto con tanta sintesi e chiarezza e sopratutto senza sparare una marea di cagate inesattezze. Ora però, facciamo un passo indietro: cosa significa il termine “meme”, preso da solo, senza “internet” davanti? Ecco, qui le cose si fanno interessanti, almeno per me, che mi entusiasmo per le robe più strane. Non vi voglio tenere ulteriormente sulle spine, eccovi la definizione:
Il concetto di meme e l’ipotesi della sua esistenza hanno origine all’interno del libro di Richard Dawkins “Il gene egoista” e viene definito come una riconoscibile entità di informazione relativa alla cultura umana che è replicabile da una mente o un supporto simbolico di memoria, per esempio un libro, ad un’altra mente o supporto. In termini più specifici, un meme sarebbe “un’unità auto-propagantesi” di evoluzione culturale, analoga a ciò che il gene è per la genetica.
E’ importante sottolineare l’origine di questo termine, soprattutto per dare anche un po’ di dignità a noi che occupiamo la nostra giornata scorrendo pagine e pagine di minchiate online. Quando diciamo o scriviamo questa parola sembriano dei coglioni invasati, in realtà stiamo solo applicando un concetto mutuato dalla biologia alla vita di tutti i giorni. Un po’ diverso è il caso di quelli che dicono cose tipo “O CREATO UNA NUOVA MEMA!!!!”. Ecco, quelli sono degli imbecilli, soprattutto perché non sanno che un meme non si può coscientemente creare, così come non si può creare il gene che ha donato i capelli rossi a quella tipa della foto su cui vi state fappando. Geni e memi esistono. E basta.
Tornando al nostro discorso di prima: cioè, capito che storia? Quel gran figo di Dawkins, tra le altre cose, si è pure inventato questa roba qui, che se ci pensate è banale e geniale allo stesso tempo: tutti (vabbe’, più o meno) sappiamo cos’è un gene, cosa fa, a cosa serve. Però ci mancava un modo per definire quello che succede alle idee, alle innovazioni, ai concetti, insomma, alla cultura, quando evolve. La memetica infatti (cioè lo studio dei memi), continuo a citare, ipotizza che, analogamente ai modelli standard biologici che spiegano la somiglianza fra generazioni con i geni, […] si possono spiegare le “eredità culturali” attraverso replicatori chiamati memi. Tutto ciò che può essere definito cultura è certamente diverso dal patrimonio genetico, ma in comune con questo ha la capacità di trasmettersi attraverso individui, anche se con modalità di trasmissione differenti.
Un punto che non bisogna dimenticarsi di tralasciare è la deriva memetica: i memi mutano, esattamente come i geni. Quindi, tornando al nostro ambito di applicazione del concetto, quello di Internet, possiamo concludere che è forse fastidioso, per i puristi, vedere il loro fantastico OC tramutarsi secondo la ridicola interpretazione del concetto data da qualche nabbo. Ma questo è quello che accade normalmente in natura. Sempre e comunque, qualcosa nasce, si diffonde, muta. E non ci sono cazzi che tengano.
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