Svetlana Alexievic, nata nel 1948 in Bielorussia, è una scrittrice e giornalista ed è nota per aver raccontato i principali eventi dell’Unione Sovietica della seconda metà del XX secolo.
La scelta di scrivere di argomenti delicati come le conseguenze del disastro nucleare di Chernobyl, manifetatesi soprattutto a Pripiat, oggi città fantasma sul confine fra Ucraina e Bielorussia, maggiormente colpita dall’esplosione del reattore nucleare. La Alexievic in Preghiera per Cernobyl (1997) racconta la quotidianità di chi vive in una terra avvelenata.
In Ragazzi di zinco (1991) racconta la guerra in Afghanistan tra il 1979 e il 1989. Un milione di ragazzi sovietici partiti per sostenere la “grande causa internazionalista e patriottica” scimmiottando gli slogan sovietici. Racconta di almeno quattordicimila ragazzi rimpatriati e chiusi nelle casse di zinco per essere tumulati e sepolti di nascosto, nottetempo.
Mezzo milione di vittime afgane; torture, droga, atrocità, malattie, vergogna, disperazione. Vengono chiamati afgancy, i ragazzi che la guerra ha trasformato in assassini, Svetlana Alexievic racconta ciò che si è voluto seppellire.
La Alexievic, fin dal 1985 con La guerra non ha faccia di donna, racconta gli eventi più drammatici del periodo post-sovietico e lo fa raccontando le testimonianze di vittime e carnefici.
Nel 2000, grazie alla traduzione dei suoi libri, viene riconosciuta come cronista civile a livello internazionale e ciò le costa di essere additata dall’allora presidente Lukashenko come spia della CIA. Sotto il peso della persecuzione politica è costretta a espatriare, viaggiando per tutta l’Europa e solo nel 2011 riesce a tornare senza ripercussioni a Minsk.
Non è la prima volta che una scrittrice e giornalista sovietica viene additata, ostacolata e obbligata a scappare per sentirsi al sicuro. Nel 2006 Anna Politkovskaja fu uccisa brutalmente a pochi metri da casa sua e, nonostante il Parlamento europeo la commemorò con un minuto di silenzio, l’unico politico presenta al suo funerale fu Marco Pannella.
Alla Alexievic non è (ancora) accaduto nulla di tutto ciò, ma la notizia che non sarebbe stata presente al Salone del Libro è diventato, grazie a un fake tweet, l’annuncio della sua morte. La notizia, prima di essere smentita, è stata pubblicata anche da giornali come “Le Figarò”. Il tweet è stato scritto da un fake account a nome Françoise Nyssen, il nuovo ministro della cultura francese.
Qui e qui ci sono alcune delle notizie rimbalzate fra i media dopo la diffusione del fake tweet.
È stata lei stessa a smascherare la notizia falsa, confermando che sarebbe stata presente, invece, a Ischia per ritirare il 30 Giugno, il Premio Internazionale di giornalismo intitolato all’isola Verde.
Coincidenza ha voluto che la notizia sull’assegnazione del premio sia arrivata proprio nel giorno in cui si è diffusa quella falsa.
La presunta morte di un personaggio famoso non è una cosa nuova sui social. Ma il fatto che sia successo a una scrittrice col curriculum della Alexievic, fa riflettere. Perché di alcune cose, riprendendo il libro della Politkovskaja, è ancora proibito parlare.
4 Maggio 2017
16 Aprile 2017
12 Aprile 2017
6 Aprile 2017
3 Aprile 2017
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.