Agony è il primo titolo di Madmind Studio, casa indipendente creata nel 2016 da Tomasz Dutkiewicz. Tra le sue fila conta altri 9 collaboratori, tutti provenienti da altri progetti tripla A (come The Division o Witcher 3, giusto per dirne un paio). Il loro intento è creare videogiochi dal look mozzafiato e dall’atmosfera unica, a quanto pare obbiettivi centrati in pieno con il loro primo titolo; anche i numeri parlano chiaro: Agony viene finanziato su Kickstarter a partire dal 31 Ottobre 2016, cinque giorni dopo viene rilasciata una demo e, un mese dopo, si ritrovano con 160.000 dollari di fondi raccolti, cosa che non solo entusiasma ma permette alla software house di aggiungere features e migliorare il già promettente titolo.
Il mondo di Agony è l’Inferno, non così puro e non così semplice. La demo inizia con il protagonista, un tutt’ora innominato spirito tormentato, che prende possesso del corpo di un dannato. In un pozzo, scosso da fulmini e fiamme, giace intrappolato un grosso demone e il nostro obbiettivo è quello di possederlo.
Dopo pochi minuti di esplorazione l’inferno personale degli autori di questo meraviglioso gioco si spiega davanti ai nostri occhi: porte e archi composti da denti e zanne mostruose, mani, piedi e arti non ben definiti sbucano dalle pareti che grondano sangue, ossa e creature pietrificate scricchiolano sotto i nostri piedi ad ogni passo, cadaveri scorticati e nudi penzolano sopra la nostra testa, e questa è solo la parte innocua dello scenario. Non mancano brevi teatrini grotteschi di infernale vita quotidiana, come un dannato che si affanna a costruire un muro usando bambini deformi vivi come malta, o l’immagine che ha causato qualche battibecco nei forum, di bambini impiccati con il loro stesso cordone ombelicale. Insomma: l’Inferno è un inferno, gli sviluppatori lo dipingono come merita, con ottimo gusto personale, inventiva e un pizzico, un sentore, un lontano richiamo a mostri sacri come Clive Barker.
Le meccaniche per ora sembrano semplici ma efficaci e cambiano in base al tipo di creatura che si sta possedendo: i Martiri, i dannati “base” sono veloci e silenziosi, accovacciandosi e trattenendo il respiro possono passare inosservati vicino ai demoni più pericolosi, o infilarsi in un cumulo di corpi e mimetizzarsi (richiamando un po’ le vecchie meccaniche alla Alien: Isolation o Outlast).
La morte dissolve solo la creatura che si sta possedendo: quando il primo demone “tettone” ti prenderà (e lo farà, spezzandoti il collo), lo spirito dannato del nostro protagonista sarà libero di volare intorno, temporaneamente, e trovare un nuovo involucro. La descrizione del gioco fa pensare che, in futuro, sarà possibile possedere altri demoni e che assisteremo all’aggiunta di altre meccaniche, inclusi dei veri e propri combattimenti. A questo si aggiunge l’elemento puzzle e la raccolta di collezionabili come “dipinti” e statuine raffiguranti dei pagani.
Il comparto sonoro di Agony è ben calibrato. La musica, nel suo continuo crescere e svanire, monta la tensione e la tiene stabile danzando sulle ombre e sull’ambientazione disgustosamente bella dell’Inferno in cui ci si muove. Il vero premio, però, va agli effetti sonori: un cupo gocciolare è il preludio alla scoperta del sangue in cui stiamo camminando; un urlo stravolto e scricchiolii sinistri di ossa che si rompono ci ricordano che la caverna buia in cui barcolliamo è pur sempre un budello dell’inferno; il gracchiare acuto e affamato alle nostre spalle potrebbe essere l’ultimo suono che le orecchie fisiche del corpo che stiamo possedendo sentiranno. Tutto è studiato per mantenerci vigili e attenti, spaventati e disgustati.
Agony sfrutta al massimo le potenzialità dell’Unreal Engine 4, che unito al design unico crea un mostro di inaudita bellezza. Un largo uso delle particelle contribuisce alla creazione di quel mood soprannaturale, le luci e le ombre dipingono spazi chiusi e soffocanti o scorci aperti su scenari da incubo. L’attenzione ai dettagli è maniacale e rende pressoché unico ogni modello: dall’inerte tizio appeso al soffitto al pericolosissimo demone dallo straripante seno e fameliche fauci.
Unica nota dolente, che per via dell’ambientazione non è così contenuta come si potrebbe pensare, è il fuoco. I modelli, in alcuni punti del gioco, sembrano un po’ raffazzonati e piazzati alla rinfusa, l’animazione di alcuni cespugli che bruciano è poco credibile e di gran lunga “schematica” rispetto a tutti gli altri dettagli.
Agony è una grossa promessa: ha già dimostrato il punto, ora deve mantenere la parola. La grafica spettacolare è impastata bene con il comparto sonoro e questi danno voce ad un design fresco, come non si vedeva da tempo. Le meccaniche presenti, per ora, sono poche e in parte già molto diffuse nei survival horror, ma anche qui le promesse per il futuro sono allettanti. È di gran lunga un gioco da tenere sott’occhio, acqua fresca che rimescola il panorama dei videogiochi orrorifici.
18 Maggio 2017
25 Marzo 2017
21 Febbraio 2017
18 Febbraio 2017
15 Gennaio 2017
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.