Tutti conoscono ormai Klei Entertainment. La piccola (non più) software house di Vancouver fondata da Jamie Cheng, ex programmatore IA per Relic Entertainment, nel 2005. Da Mark of the ninja al più raffinato Don’t Starve, la casa di Cheng si è fatta conoscere e si è guadagnata un posto nel cuore di molti gamer. Peculiari sono le scelte artistiche che caratterizzano i giochi fino ad ora prodotti e il nuovo capitolo non è da meno: Oxygen not included.
Oxygen not included mescola l’esperienza survival costruita durante la creazione di Don’t Starve con quella che sembra essere la nuova brezza portante del panorama videoludico odierno: lo space colony sim.
Annunciato nell’estate 2016, l’alpha stage è stato lanciato il 15 Febbraio 2017 ed è acquistabile con un applet Steam dal forum dello sviluppatore, solo ed esclusivamente da lì. La sua pagina ufficiale sulla piattaforma Valve, infatti, per ora non ne permette la vendita (Link).
L’inizio potrebbe richiamare ad altri giochi, ben più conosciuti, quasi fosse un’azione naturale: vengono forniti tre personaggi, ognuno con le proprie caratteristiche (Respiro-a-bocca-aperta: per i mangioni di ossigeno; ipocondriaco: per quelli facili alle malattie; e altro) e abilità (Scavare, costruire, ricercare, ecc…), che vengono catapultati attraverso un portale nel nucleo di un asteroide, generato casualmente ad ogni partita. Il gioco è 2D a scorrimento verticale tile-based, perciò non preoccupatevi se avrete immediatamente un flashback di Terraria o simili, ma tenete a mente che è tutto molto diverso e immensamente più complicato e divertente.
Da qui, dall’inizio, avremo subito alcune strade da percorrere, una o due già conosciute, come il classico management di risorse, cibo, costruzioni; altre del tutto nuove e terrificanti; esattamente come suggerisce il titolo, l’intero gioco si basa sull’amministrazione intelligente di due elementi: gas e liquidi. L’area di partenza sarà all’inizio sicura e confortevole, ma non tarderà a diventare una trappola soffocante se non vi sbrigate a imparare le meccaniche. Prima di tutto: i vostri coloni respirano e l’aria è simulata dinamicamente in ogni stanza e in ogni anfratto, passerà da un ambiente all’altro e andrà in alto o in basso in base al suo peso, alla pressione o alla temperatura, ma più importante, prima o dopo, finisce.
I vostri coloni avranno bisogno di una certa quantità di ossigeno per sopravvivere (duh!) e allo stesso tempo emetteranno anidride carbonica. Starà quindi a voi gestire i flussi di aria respirabile e non, costruendo, per esempio, generatori di ossigeno o terrari di alghe (i secondi producono più ossigeno e più a lungo rispetto ai primi, sono infatti sbloccabili solo con un’apposita ricerca) o altro. Come accennato, anche i liquidi hanno un ruolo da protagonista in questo gioco: l’acqua, come l’ossigeno, è una risorsa primaria. L’acqua contaminata, invece, richiede un po’ più di lavoro per poter essere usata, tenere quindi le vostre scorte contaminate (nella fattispecie, gli escrementi dei vostri coloni) lontane da quelle di acqua è senza ombra di dubbio una buona idea.
Queste sono solo le basi. Spaventatevi, fatelo pure. Perché ci sono molte altre risorse da gestire: ossigeno contaminato, idrogeno, cloro, lava; per non parlare del classiche risorse “solide” come carbone, per generare energia, rame, ferro ecc…
Se all’inizio un buco di 10 tile per 10 sarà più che confortevole, dopo due o tre ore potrete ritrovarvi in una giungla di tubi che trasportano acqua sporca dai bagni ai depuratori e da lì al vostro pozzo principale di acqua pulita, ventole che succhiano l’anidride carbonica per portarla alla vostra serra di alghe e da lì a tutta la colonia. Il tutto tenendo conto di temperatura e pressione, altri elementi che, per quanto secondari e più facilmente gestibili, saranno importanti per non uccidere i vostri coloni o più semplicemente le vostre serre di piante da cibo.
Ovviamente, Oxygen not included richiede ancora un gran lavoro di balancing. Essendo ancora in Alpha, dopotutto, alcune cose non funzionano a pieno e altre verranno aggiunte in futuro (il solito discorso early access, insomma).
La grafica e le animazioni ricordano moltissimo Don’t Starve. I piccoli coloni che vedrete correre, sempre in affanno (o no, se avete gestito bene l’ossigeno) avranno un non so che di familiare con tutti i personaggi che abbiamo imparato ad amare nel survival precedente. La mappa e i colori che la compongono sono assolutamente alieni, oltre che assolutamente coerenti, e richiederà qualche ora prima di poter riconoscere ad occhio le varie risorse. I colori dei gas o dei liquidi risaltano, imprimendo fin da subito nella memoria cosa è bene respirare e cosa no, cosa bere e cosa è meglio lasciare a terra.
Insomma: un classico 2D side scrolling ma con tutto lo stile artistico di Klei Entertainment.
L’interfaccia di gioco si sposa bene con lo stile generale ed è già gradevole, per essere in alpha, oltre che intuitiva nonostante il gran numero di elementi (costruzioni, ordini, sovraimpressioni per gas, liquidi, temperatura, pressione).
Le soundtrack sono per ora molto semplici, non vanno oltre l’essere un gradevole sottofondo, cosa normale se si pensa alla natura del gioco.
Oxygen not included fa quello che ogni gioco dovrebbe fare: si inserisce in un filone conosciuto rinnovandolo e rinfrescandolo. Quello dei classici resource manager alla Gnomoria, Towns o Stonehearth. Dei colony-sim come RimWorld, Maia, ecc… E porta la sua novità, cosa quanto mai richiesta al giorno d’oggi, soprattutto nel panorama indipendente, a volte un po’ troppo saturo.
E’ consigliato solo se avete voglia di lanciarvi sulla solita altalena di emozioni che solo i giochi in accesso anticipato sanno dare. La fiducia che Klei ha costruito durante gli anni potrebbe non bastare, ma se fosse moneta sonante gli sviluppatori di Vancouver ne avrebbero un pozzo pieno, guadagnato con merito non solo per la qualità generale dei loro giochi, ma anche per come sono stati gestiti durante il loro periodo di gestazione nell’oblio dei betalpha, con grande attenzione non solo per lo stile voluto da loro, ma anche per quello che la community ha spesso suggerito, desiderato o anche solo sognato; come per Don’t Starve Together, la versione multi-player dell’omonimo gioco, fortemente agognata dai fan e a loro consegnata, nonostante il gioco fosse stato impostato fin dall’inizio (anche a livello di pura programmazione) come single-player. Se quindi Oxygen not included sia fortemente consigliato e quasi certamente un prodotto che vedrà la luce oltre la beta, tenete pronta una maschera anti-gas nel caso qualcuno la faccia fuori dal vaso.
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