Old Trafford. Anfield. La Bombonera. San Siro. Sono decine, centinaia, gli stadi dove vengono scritte pagine di storia del calcio di fronte a generazioni di tifosi che esultano o piangono per la propria squadra del cuore. Ma uno di questi ha una storia un po’ particolare: prende il nome dalla via omonima, Via Filadelfia, ed ha una storia di “morte” e rinascita legata a una squadra che ha scritto pagine memorabili nella storia del calcio fino al tragico schianto sulle colline di Superga.
Quella squadra è il Grande Torino e ne parleremo più avanti in un articolo dedicato. Oggi parliamo della “casa” che è stato teatro delle imprese di Mazzola e Loik, il Filadelfia; lo stadio prende il nome dall’omonimo quartiere torinese che oggi ospita un altro simbolo legato al mondo dello sport, l’Arco Olimpico delle Olimpiadi invernali disputate nel 2006. Il Filadelfia non è mai stato per un tifoso del Torino un semplice campo da calcio, ed è per questo che la tanto agognata rinascita dello stadio, iniziata nel 2015 dopo anni di speranze e di promesse non mantenute, è il lieto fine su di una vicenda lunga mezzo secolo.
Su iniziativa dell’allora presidente del Torino, il Conte Enrico Marone Cinzano, figlio di Alberto Marone e di Paola Cinzano, ultima erede della famiglia fondatrice dell’omonima casa produttrice di liquori, venne fondata la Società Civile Campo Torino con l’intento di acquistare l’area nei pressi di Via Filadelfia per costruirvi uno stadio con annesso campo di allenamento. I lavori, iniziati a marzo del 1926, portarono all’edificazione del Filadelfia da 15000 posti che fu inaugurato il 17 ottobre dello stesso anno alla presenza del principe ereditario Umberto, della principessa Maria Adelaide e del pubblico assiepato tra Tribuna Centrale, gradinate e parterre. Per l’occasione, il Torino sfidò la Fortitudo Roma, battendola 4-0.
Negli anni a seguire lo stadio subì alcuni ampliamenti, che portarono la capienza effettiva delle tribune a 30000 posti. Una delle particolarità del Filadelfia era l’ingresso sul campo dagli spogliatoi non da sotto una curva o dalla tribuna centrale bensì da un sottopassaggio. Il Filadelfia oltre alle partite del Torino ospitò alcune volte le partite della Nazionale Italiana di calcio e fu teatro della nascita di una delle locuzioni preferite dai giornalisti sportivi: la Zona Cesarini. L’espressione infatti nacque al termine della partita tra Italia e Ungheria, che vide gli azzurri vincere per 3-2 grazie al gol di Renato Cesarini al 90°. La domenica dopo il giornalista Eugenio Danese descrisse con “un altro caso Cesarini” il gol al 89° nella partita tra Ambrosiana e Roma, e per descrivere un gol fatto a tempo quasi scaduto questo neologismo è sopravvissuto immutato fino ai giorni nostri.
Una parte dell’epicità del Filadelfia è dovuta a un ferroviere. Alcune partite il Grande Torino le giocava senza troppo impegno, volutamente al di sotto delle propre capacità, finché non arrivavano gli squilli di tromba suonata dal capotreno Oreste Bolmida, la cui storia è stata resa celebre dal film Ora e per Sempre. La tromba dava il via al Quarto d’Ora Granata, in cui la squadra si rimboccava le maniche ed aumentava il ritmo per portare a casa il risultato, trasformando 0-0 o sconfitte casalinghe in goleade e rimonte. Ciò è entrato di diritto nella storia del Torino, assieme all’imbattibilità casalinga del Filadelfia durata 6 anni, fino alla tragedia di Superga.
Con la scomparsa della squadra che aveva reso grande il colore granata, e nonostante la ristrutturazione dello stadio in seguito agli eventi bellici che lo avevano danneggiato, iniziò un declino quasi inarrestabile che coincise con il progressivo abbandono del Filadelfia, complice l’uso del Comunale (oggi Stadio Olimpico Grande Torino) per gli incontri di maggior richiamo e un progressivo degrado del calcestruzzo utilizzato per le tribune, che nel corso degli anni furono soggette a cedimenti e crolli.
Gli angeli del Fila e la Rinascita
Negli anni si sono susseguiti diversi tentativi di ricostruzione del “Fila“, raccontati con dovizie di particolari in questa voce di Wikipedia, per poi concretizzarsi in nulla di fatto tra fallimenti e passi indietro. Negli anni 2000 l’area dell’ormai ex stadio era completamente in stato di abbandono e senza reali interessi di recupero, diventando luogo di spaccio e ospitando persino un orto con tanto di rape e cavoli sullo stesso prato dove decenni prima il Grande Torino primeggiava. Per porre un freno a tutto ciò un gruppo di tifosi granata organizzò un gruppo per recuperare il Filadelfia, e i cosidetti “Angeli del Fila” adottarono l’area e riuscirono a riportare il campo in condzioni praticabili per giocarci a pallone. Arrivando alla storia recente, dopo anni di rinvii e di speranze disattese, sotto la presidenza di Urbano Cairo il 17 ottobre 2015, a 89 anni esatti dall’inaugurazione del Filadelfia storico, è avvenuta la posa della prima pietra del nuovo Filadelfia, un progetto portato avanti dalla Fondazione Stadio Filadelfia.
90 anni dopo il Filadelfia delle tribune in stile Liberty e del ferroviere trombettista, il nuovo Filadelfia sarà per forza di cose diverso dallo stadio che ha ospitato fino al 1963 le partite del Torino, che continuerà a giocare nello Stadio Olimpico. Il complesso del nuovo Filadelfia è stato concepito come “Casa del Toro“, e ospiterà a lavori conclusi il centro sportivo del Torino FC con la sede della società, il museo del club, la sede della Fondazione, un campo di allenamento per la prima squadra e Primavera e il campo principale da 4000 spettatori che ospiterà le partite casalinghe di quest’ultima. Giocoforza il nuovo Filadelfia non potrà ospitare partite di Serie A o avventure in Europa della squadra granata, ma quello che è certo è che così facendo verrà salvaguardato un pezzo di VERA storia del calcio in Italia, e in un periodo di amnesie ed esaltazioni eccessive e nostalgiche non può che far bene. Il Fila non era e non sarà mai un campo qualsiasi, e chissà se partendo dalla magia che aleggia intorno a via Filadelfia angolo via Tunisi, il Torino FC non possa intraprendere di nuovo una strada sportiva fatta di successi e soddisfazioni per onorare i tifosi e il Grande Torino che è nel cuore di ogni appassionato di calcio.
4 Maggio 2017
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