Sappiamo bene che le persone che condividono alla cieca studi statistici più o meno validi per esaltare la propria città o un tratto caratteristico della propria personalità vi fanno imbestialire. O almeno lo speriamo.
Abbiamo tutti dovuto subire l’amica bassa e grassottella che condivide link dal seguente titolo: “UFFICIALE: le donne basse e grassottelle sono più intelligenti della media”, o magari un amico d’infanzia che a scuola andava peggio di voi ma adesso è laureato in ingegneria aerospaziale, guadagna tanti tanti soldini e condivide: “Studio dimostra che gli abitanti di X città sono più bravi a fare sesso”. Insomma avete capito, infografiche sul grado di intelligenza in relazione ai peli sul petto, mappe interattive impostate sul criterio “lunghezza del pene”, su internet si trova di tutto e molti condividono quasi seriamente qualsiasi idiozia venuta in mente al blogger di turno per fare un po’ di visualizzazioni e prendere vagonate di like sui social.
Purtroppo però non esistono soltanto notizie fasulle, link per allocchi e trollate di varia natura. Purtroppo esiste anche voicesfromtheblogs.com.
Ne avevamo parlato esattamente un anno fa QUI per festeggiare la nostra terra natia fregiata del premio di “città più felice d’Italia”.
Non sono un sociologo e neanche un laureato in statistica, do questo giudizio in qualità di inesperto fruitore di notizie e soprattutto da cittadino che guarda un blog come questo e legge sotto lo splendido slogan “We capture the sentiments of the net” la scritta: Università degli Studi di Milano. Sì, VFB è un progetto di ricerca dell’Ateneo milanese attivo dal 2011 ed “è un osservatorio permanente di quello che si dice e si discute in rete, attraverso l’utilizzo di avanzate metodologie statistiche e tecniche informatiche disegnate appositamente per la Sentiment Analysis”.
I dati provengono da numerosi blog di informazione ma soprattutto da Twitter, inspiegabilmente utilizzato in questo progetto accademico come valido strumento di indagine statistica. Se dunque in un tweet scrivete un classico buongiorno con una faccina sorridente per far morire d’invidia i vostri followers ma in realtà siete nella più totale disperazione perchè la vostra fidanzata vi ha tradito, sappiate che avete attivamente contribuito all’indice iHappiness della vostra città!!! 🙂 🙂
Gran parte delle ricerche vertono sulla politica ed è indubbio che Twitter sia un ottimo strumento per intercettare il gradimento (ovviamente ai minimi storici) del popolo italiano nei confronti dei partiti, dei leader, specialmente quando si è in odore di elezioni. Purtroppo lo strumento non si limita ai campi per cui i social e i blog potrebbero davvero offrire qualche dato significativo ma tende a spaziare in qualsiasi ambito che potrebbe forse mandare al settimo cielo un lettore medio di una rivista di Sandro Mayer.
Dunque veniamo alle 5 statistiche shock che potrebbero non modificare la vostra vita per nulla. Cito i titoli delle notizie. Prima però vi regalo il logo del sito che mi ha abbastanza disorientato per vari motivi: il font degno di un fashion blog scadente, il cane random e le faccine con le labbra enormi sparse sul fondo verde acqua. I fan di Windows 98 hanno pane per i loro denti.
1.“Le capitali della felicità? Genova e Cagliari. Ma se Milano avesse il mare… “
Anche nel 2014 viene riproposta la classifica annuale delle città più felici con relativa mappa:
Ovviamente l’inferno della depressione è rappresentato dal rosso fuoco che abbastanza stranamente fa sprofondare la Val d’Aosta nel male di vivere. Il clima freddo e la mancanza di sole rende le persone più tristi. Lo diceva mia nonna ma evidentemente lo dice anche Twitter.
2. “San Valentino: gli italiani si scoprono poco romantici. Tranne che a Bari”
Cito testualmente:”Italiani popolo di romantici? Forse un tempo. Oggi sembrerebbe di no, neanche a ridosso di San Valentino … Ma forse gli italiani (e soprattutto i milanesi e i romani) si scopriranno romantici proprio domani, il giorno di San Valentino. Almeno questa è la speranza…”
E lo speriamo anche noi!!! Grazie a Dio ci sono i Baresi che ci salvano il culo. Nel frattempo ci spariamo una bella infografica nel caso non si fosse capito!
3. “Papa Francesco e i Social Media: un like reciproco”
Sì, il titolo e la foto sono davvero sul blog. Nell’ultimo capoverso: “Tra il sacro e il profano. Infine, pochi giorni addietro, le parole che più hanno suscitato scompiglio in rete sono quelle che il Papa avrebbe pronunciato al “terzo (fantomatico) concilio vaticano”. Il Papa, secondo il Diversity Chronicle, un sito satirico, avrebbe detto “all religions are true” (ma lo stesso blog non riporta l’intero brano da cui è stata estrapolata questa frase). E la rete si è scatenata lo stesso!”
Lascio a voi l’analisi del tutto.
4. “Sex and the Tweet: gli italiani e il sesso. Se ne parla? Quanto (e come) se ne parla?”
Non poteva mancare l’argomento sesso. Non bastavano centinaia di statistiche e sondaggi che ci vedono trionfare tra i porn addicts di tutto il mondo. No, VFB lancia l’hashtag #SexandtheTweet e prepara infografiche come queste:
Emerge dunque che per quanto riguarda l’hashtag #parlarediSesso abbiamo raggiunto la parità di genere, purtroppo però i nostri amici gigolò non hanno ancora la forza di dichiararsi, di esporsi. Si raccolgono firme per introdurre le quote blu per la prostituzione maschile.
5. “…e sempre allegri bisogna stare che il nostro piangere fa male al re: boom di felicità su Twitter con il #royalbaby”
No comment. #sorridosempreciao
Concludo citando un’ultima notizia che è invece abbastanza interessante: Pubblica Amministrazione digitale? La Rete ama ancora lo sportello!
In primis la statistica denota la classica reazione all’innovazione tipica dei nostri concittadini. In secondo luogo viene utilizzata la parola “Rete” per identificare una società. “Il popolo della Rete” è un termine incredibilmente abusato da una certa politica, un termine generalizzante che vuole superare il concetto di classe sociale e ci fa pensare a un unico popolo illuminato, capace di raggiungere la conoscenza grazie agli infiniti strumenti che il web stesso ci concede. Tuttavia mi sembra quasi di dire un’ovvietà nell’affermare che se si dà un libro ad un bambino di due anni, egli non saprà leggerlo senza aver ricevuto prima un adeguato insegnamento e non saprà capirne il senso se non dopo un lungo processo educativo.
Avete mai dato un’occhiata alla top 10 degli hashtag più utilizzati in Italia? Il mondo della televisione ha colonizzato i social network: la rivoluzione digitale è di facciata, cambiano i mezzi di informazione ma non la sostanza. La Rete siamo noi e il popolo italiano non è affatto cambiato, resta scettico verso le nuove tecnologie, resta profondamente arretrato e passivo nel verificare le informazioni che riceve, non riesce a emanciparsi e ad acquisire una reale maturità ad esempio nel fact checking. Il web non fornisce secondo me un quadro reale e significativo della società e non può essere utilizzato per indagini sociologiche di questo tipo, sempre se vogliamo prenderle sul serio.
Ma ora basta parlare, aspetterò che la mia città salga nella graduatoria iHappiness per sorridere (per finta) con più convinzione e legittimità.
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