Cosa si può salvare della appena conclusa stagione di Wayward Pines? Risposta: quasi niente. Certo è un peccato, soprattutto se si considerano le premesse. Tratta dalla omonima trilogia di romanzi di Blake Crouch, la prima stagione era riuscita con successo a catturare l’attenzione dello spettatore, grazie all’aura di mistero che circonda tanto i personaggi coinvolti nella vicenda quanto la cittadina stessa, l’enigmatica Wayward Pines. Nonostante un’improbabile deriva fantascientifica, la prima stagione è risultata tutto sommato godibile, con un finale aperto ma soddisfacente e dei buoni presupposti per imbastire una trama coinvolgente in futuro. Purtroppo ciò non è successo, a dimostrazione del fatto che spesso è non solo inutile, ma addirittura dannoso cercare di allungare una storia che di per sé è già autoconclusiva.
Il primo episodio si apre con Ben Burke, figlio di Ethan, protagonista degli episodi precedenti, che spiega la situazione in cui si trova Wayward Pines: un gruppo di sovversivi, guidati dallo stesso Ben, si ribella all’attuale leader della comunità, il giovane Jason Higgins, un ragazzo dal fare dittatoriale incapace di governare la città in modo consono. Mentre sarebbe interessante saperne di più su Ben e sulle vicende che si trova a fronteggiare, viene invece introdotto un nuovo personaggio, il dottor Theo Yedlin, su cui si incentrerà la trama degli episodi successivi.
Tutto ciò di buono che si è visto in precedenza viene spazzato via dalla seconda stagione, che in confronto alla prima mostra un drastico calo qualitativo: l’intreccio perde completamente di mordente, al punto che a tratti annoia, e molti dei personaggi che si pensava sarebbero stati rilevanti nei nuovi episodi vengono addirittura tagliati fuori dalla trama principale. Gli stessi due protagonisti della vicenda, il dottor Yedlin e Higgins, non sono altro che le copie sbiadite dei loro corrispettivi nella prima stagione, ovvero Ethan Burke e David Pilcher. Yedlin è il più classico degli eroi, pronto a ribellarsi alle ingiustizie cui vengono sottoposti gli abitanti di Wayward Pines e disposto a sacrificarsi per il bene della comunità, mentre Higgins, convinto di agire sempre nel modo più giusto, non ha alcuno scrupolo a eliminare chiunque si trovi sulla sua strada.
Vanno citati, d’altra parte, gli innumerevoli colpi di scena che vengono presentati nei vari episodi, forse frutto dello zampino del produttore M. Night Shyamalan. Data la mancanza di una trama consistente o quanto meno credibile, però, questi colpi di scena sembrano inseriti in maniera scriteriata, per cercare di ravvivare l’interesse nell’ormai stufo spettatore, ma l’unico effetto che riescono a sortire è quello di trasformare ogni puntata in una gigantesca farsa.
In sostanza, la seconda stagione non fa altro che girare intorno a ciò che è successo nella prima: cambiano i personaggi, ma gli errori che vengono commessi sono sempre gli stessi. Anche il finale non fa altro che riportare la situazione al punto di partenza, a dimostrazione della mancanza di idee su cui sviluppare una trama efficace.
Ora, sorge spontanea la domanda: esiste un futuro per Wayward Pines? Malgrado la qualità della serie sia notevolmente calata, nondimeno credo che sia ancora possibile scrivere una terza stagione quantomeno dignitosa, e dare un minimo di senso a quella appena conclusa. Ma la Fox, produttrice della serie, sarà disposta a investire nuovamente in un prodotto ormai compromesso?
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