Poche serie di giochi da tavolo sono divenute, nel corso degli anni, iconiche e facenti parte della cultura popolare come il brand Warhammer.
Partorito nel lontano 1983 da Games Workshop e ormai uscito di produzione, l’ambientazione e il sistema di gioco del titolo hanno, di fatto, segnato una generazione di giocatori e creato una solida base di partenza per lo sviluppo del suo erede spirituale, Age of Sigmar, e altri titoli simili.
Nel 1987 alla serie classica è stato aggiunto il fratello futuristico, Warhammer 40.000, che ha avuto eguale successo, in termini di popolarità e vendite.
Il 9 Dicembre 2016 esce Space Hulk: Deathwing, basato sul gioco da tavolo omonimo, ultimo di una lunga serie di videogiochi di successo del brand.
Uscito nel 1997, questo strategico a turni è il primo videogame ambientato nel mondo fittizio di Warhammer 40.000 ad essere stato rilasciato.
Si presenta come una, quasi, totale trasposizione del sistema di gioco dell’originale da tavolo, vantando quindi una difficoltà e una componente strategica non indifferente per l’epoca; inoltre rappresentava un’alternativa ben più economica alle costose miniature del marchio.
Come la maggior parte degli strategici consta di due modalità (campagna e schermaglia) e introduce le due razze più canoniche dell’universo Warhammer, gli Orki e gli Imperiali.
La modalità single player si svolge lungo questo conflitto e ne narra gli eventi e le svolte, alternando le normali fasi di gioco a delle splendide cinematiche ed esaltando la componente strategica in modo egregio: la gestione delle truppe, il reclutamento, l’economia, la nomina dei comandanti e molti altri aspetti dovranno essere mantenuti sempre sotto attento controllo, per evitare la disfatta.
Un gioco anziano e non molto intuitivo, quindi, ma che può ancora far felice qualsiasi appassionato di war-game di una certa complessità.
Titolo del 1998, Warhammer 40.000: Chaos Gate è un altro strategico a turni che però esula dalle meccaniche del gioco da tavolo, proponendo un gameplay che ricorda molto il primo X-Com e un’interessante componente RPG.
I nostri personaggi, i potentissimi Ultramarines, avranno quindi un certo numero di punti abilità a inizio turno che verranno utilizzati per compiere le più disparate azioni all’interno della mappa di gioco (ricaricare, raccogliere oggetti, attaccare e simili) tutte tese al raggiungimento degli obiettivi di missione e alla distruzione dei nostri nemici, gli empi Chaos marines.
Il gioco, come già detto, si svolge a turni in una mappa isometrica semplice nella grafica e nei dettagli, il cui studio è necessario, a livello strategico, già per superare i primi livelli; le vostre unità saranno potenziabili nel corso del gioco, ma non rimpiazzabili e sarà quindi necessario evitare perdite inutili.
Pur discostandosi dalle meccaniche di gioco canoniche Warhammer 40.000: Chaos Gate risultava, già all’epoca, uno splendido esempio delle potenzialità infinite del brand, che poteva benissimo spaziare su più generi diversi.
È con la serie Dawn of War, il cui primo titolo è stato pubblicato da THQ nel 2004, che la serie di Warhammer fa il botto nel mondo dei videogames, con giochi strategici in tempo reale capaci di portare su PC la bellezza del mondo futuristico di Warhammer 40.000 e, contestualmente, un gameplay semplice e immediato.
La campagna in single player, dove è possibile utilizzare solo i Marine Imperiali, è un modo semplice e divertente di acquisire le meccaniche di gioco, praticamente identiche per le 4 razze giocabili, da utilizzare poi nella modalità multiplayer, vero cuore pulsante del titolo.
Le razze giocabili nel primo titolo sono 4: Space Marines, Chaos Marines, Orki e Eldar che sono state successivamente ampliate nelle varie espansioni che hanno seguito il gioco.
Il gioco si sviluppa velocemente data la semplicità e l’immediatezza nel costruire la propria base e il reclutamento delle truppe, con il seguente bagno di sangue, sarà la priorità in qualsiasi partita, sia essa singola o multi, con ogni razza dotata di edifici specifici; l’accumulo delle risorse avverrà in automatico tramite reattori (energia) o punti strategici da catturare con le nostre truppe (requisizione).
Tre espansioni del gioco e un sequel con le relative, Dawn of War 2, fanno di questa serie la più conosciuta e famosa del mondo di Warhammer, nonché la più riuscita da un punto di vista del gameplay e dell’immersività.
Warhammer 40.000: Space Marine è stato il primo tentativo della Relic Entertainment di uscire dal mercato dei PC, dove la serie Dawn of War era ed è un caposaldo, per entrare in quello delle console tramite un meccanismo ben collaudato: un personaggio che funziona, sangue e armi.
Un attacco di Orki ad un pianeta fabbrica, una squadra di Ultramarines inviata sul posto per debellare la minaccia e salvare una risorsa economica importantissima e il nostro alter-ego, Titus, pronto a maciullare qualsiasi pelleverde gli sbarri la strada.
Il titolo, clone di Gears of War nelle meccaniche, è uno sparatutto in terza persona che unisce fasi di combattimento a distanza ad altre all’arma bianca, privilegiando la frenesia selvaggia della battaglia rispetto a un approccio più cauto; l’utilizzo di finisher per recuperare energia e terminare il nemico invoglierà il giocatore a gettarsi nella mischia, con l’unico scopo di maciullare quanti più nemici possibili, relegando di fatto l’arma a distanza a un ruolo secondario.
L’eviscerare Orki porterà a un riempimento della barra della furia che, una volta riempita, ci permetterà di infliggere più danni e rigenerare la nostra salute in minor tempo.
Tutto ciò è unito a una discreta varietà di armi e fasi di gioco che spezzano la monotonia sanguinolenta, creando un titolo godibile, ma che risente di una linearità nel level design e di una storia troppo diluita nel tempo; la modalità multiplayer è affossata da un difetto imperdonabile: una latency di rete che impedisce di trovare agevolmente partite e giocatori, dando vita a notevoli tempi morti.
Se queste premesse verranno rispettate e se si sarà fatto tesoro degli errori passati, Space Hulk: Deathwing rischia di essere un gioco destinato a essere ricordato nei Codex dell’Imperium.
For the Emperor!
Gioco a pallacanestro da quando ho 5 anni e mi piacciono i libri scritti da gente morta almeno un secolo fa. Per il resto tutto bene.
20 Dicembre 2016
Gioco a pallacanestro da quando ho 5 anni e mi piacciono i libri scritti da gente morta almeno un secolo fa. Per il resto tutto bene.
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.