Warhammer 40.000 è una di quelle cose che non si può che amare: un universo in cui l’unico metodo di comunicazione conosciuto dalle razze che lo abitano è la guerra? Giusto così. Nei suoi quasi trent’anni di esistenza, l’universo di Warhammer ha visto diverse trasposizioni videoludiche, più o meno di successo. La più recente incarnazione è stata rilasciata pochi giorni fa. Signori, ecco a voi Space Hulk: Deathwing.
La Deathwing è la prima compagnia del capitolo dei Dark Angels, la loro particolarità è quella di combattere solo ed esclusivamente indossando armature Terminator (che rendono l’utilizzatore un carrarmato ambulante). Uno Space Hulk è invece un gigantesco conglomerato di navi spaziali e detriti che si sono perse nel Warp e che in esso passano la maggior parte del tempo, per emergere poi casualmente nello spazio. Appena uno di questi megaliti viene avvistato, una forza d’attacco composta solo da elementi dell’élite di un Capitolo viene mandata per abbordare la nave. Siccome al loro interno gli Space Hulk contengono tecnologie perdute, è compito della squadra d’assalto recuperarle. Ogni complesso è però infestato dalle peggiori creature viventi: dai genestealers (Tiranidi) ad oscuri seguaci degli dei del Caos.
Ed è qui che la trama del nostro titolo inizia: uno Space Hulk di cui si erano perse le notizie da millenni riemerge nello spazio reale, al suo interno è contenuta una reliquia sacra dei Dark Angels e il nostro compito sarà di recuperarla e di mettere fine all’infestazione (non può mica essere tutto rose e fiori).
Deathwing si presenta come un FPS dotato di una tradizionale campagna single-player, unita ad un comparto co-op multiplayer. Il titolo ci mette al comando di una squadra composta in totale da 3 elementi: noi (il capitano), un altro marine e un apotecario (un medico). Ad essi potranno essere assegnati ordini basilari come “difendete il perimetro” oppure “cura il compagno”, tenendo premuta la barra spaziatrice e selezionando l’opzione necessaria spostando il mouse.
Questo titolo però non si gioca come il tipico FPS alla Left 4 Dead, no, serve un minimo di pianificazione attraverso i vasti livelli che compongono lo Space Hulk: imboccare la svolta sbagliata può portare a morte certa quando ondate di genestealers cominceranno ad arrivare da ogni lato. Se c’è una cosa che riesce particolarmente bene a Deathwing, è riuscire a calare il giocatore nei panni di un vero marine in armatura Terminator: sembrerà sul serio di star portando in giro un armatura da 400 e passa kg per un’infinità di cunicoli bui e pieni di insidie. Anche il feedback delle armi è buono: il suono dello sparo da l’idea di star sparando con un bolter imperiale (ai puristi farà storcere il naso la presenza del rinculo, che non dovrebbe esistere). All’inizio di ogni missione potremo selezionare l’equipaggiamento che più ci aggrada per noi e i nostri compagni. L’arsenale a nostra disposizione comprende tutte le armi viste in mano agli Space Marine: dal più standard “Storm Bolter”, al “Plasma Cannon” passando infine per equipaggiamento adatto al corpo a corpo, come “Force Sword” o “Lightning Claws”.
SH:D è un ottimo connubio tra lo sparatutto in prima persona e il rogue-like: non è un gioco semplice, non sarete invincibili e le cure a disposizione sono contate; i salvataggi, tranne in alcuni casi, sono rappresentati tramite schermi con cui interagire all’interno dei livelli, l’esplorazione è quindi incoraggiata. I checkpoint per il salvataggio non saranno l’unica cosa sparsa per i livelli: si trovano anche reliquie di tempi ormai dimenticati, che andranno ad aumentare le caratteristiche del nostro personaggio. Alla fine di ogni livello riceveremo dei punti che saranno spendibili in tre rami di abilità: quello dello “psyker” che ci fornirà poteri sempre più forti per portare l’ira dell’Imperatore sui nostri nemici; altre che andranno a potenziare il nostro capitano e infine l’ultimo ramo che dà bonus di carattere generale a tutta la squadra (ad esempio il 10% in più di armatura).
Il comparto multiplayer si fonda su una modalità cooperativa a 4 giocatori, dove ognuno dei partecipanti potrà scegliere il ruolo che preferisce. I livelli sono quelli della campagna, senza le cutscene a fare da collante per la trama. È qui che Deathwing da il meglio di sé: è una battaglia all’ultimo sangue per conquistare ogni singolo metro verso l’obiettivo. Schiena contro schiena con i vostri compagni, dovrete resistere alle feroci ondate di creature mandate contro di voi mentre esplorerete lo Space Hulk, per portare a termine il volere dell’Imperatore.
Non tutto è rose e fiori però: durante la prova del comparto multigiocatore sono stati rilevati freeze casuali della durata di quasi una decina di secondi, che rovinano in parte l’esperienza di gioco. Altri utenti hanno rilevato crash al desktop totalmente casuali. Da segnalare anche che non esiste una vera e propria progressione: uccidendo nemici sbloccherete qualche nuova arma e abilità, ma basterà poco per ottenerle tutte. Inesistente, invece, la personalizzazione estetica dell’equipaggiamento. Poter scegliere, almeno nel multiplayer, il colore dell’armatura e le sue insegne, magari tramite achievement per sbloccare le più rare, avrebbe di sicuro giovato alla longevità del titolo.
Quello che colpisce al primo avvio di Deathwing è sicuramente la qualità del comparto grafico: gli ambienti sono realizzati in maniera splendida, la cura posta nei dettagli dell’equipaggiamento è maniacale e l’illuminazione è una delle migliori ad ora viste. Il passare da uno scuro corridoio di servizio ad una grande sala adibita a cappella, con una gigantesca statua nel mezzo colpita da fasci di luce proveniente dai rosoni posti in alto, lascia a bocca aperta. Le incisioni e i simboli sulle armature rispecchiano fedelmente quanto si legge nei vari Codex del gioco di miniature.
Le texture sono in alta risoluzione e anche i modelli dei nemici sono ottimamente realizzati. Diversi sono ovviamente le unità che compongono lo schieramento tiranide: dai più comuni genestealers, passando per umanoidi infettati, fino ad arrivare ai giganteschi Hive Tyrant, ovvero i “comandanti” delle ondate di creature che ci verranno lanciate contro. Quello che viene mostrato durante l’esplorazione dei livelli, è la perfetta rappresentazione 3d dell’universo di Warhammer 40000: le architetture rispecchiano a pieno le illustrazioni che si possono trovare nei manuali, quella particolare unione tra gotico e hard sci-fi. Ogni livello presenta una configurazione architettonica diversa, in quanto la nostra squadra si troverà ad esplorare diverse navi, fuse assieme nello Space Hulk dai poteri che dimorano nel Warp. È tutto realizzato in modo da far comprendere al giocatore cosa è l’universo di WH40K, dove preti guerrieri combattono eternamente contro demoni del più profondo abisso.
L’engine è in buona parte ottimizzato, il frame rate si mantiene stabile per la maggior parte delle volte, ma è purtroppo da segnalare che in larghi scontri (con coinvolte dalle 12-15 unità a salire) sono stati riscontrati gravi cali di frame, arrivando addirittura al dimezzamento (da 60fps a 30) che, quando accadono, rendono il gioco a dir poco frustrante da giocare. È un problema riscontrato da una buona parte dei giocatori, sulle più disparate configurazioni, possiamo solo sperare nel rilascio di un fix da parte degli sviluppatori il prima possibile.
Anche il comparto sonoro si difende bene. Il suono dei passi dà la giusta idea di pesantezza, il suono dei bolter riesce a restituire il feeling di star sparando con un cannone portatile, più che con un fucile automatico. Non è presente una colonna sonora, solo un costante rumore di fondo che ha il compito di aumentare la sensazione di abbandono nella quale si trova l’immensa nave, condito dalle urla dei Tiranidi ogni volta che sarete sotto attacco.
Tirando le somme, Space Hulk: Deathwing è un buon titolo, con un eccellente comparto grafico e qualche pecca (cali di fps e freeze casuali) che, speriamo, gli sviluppatori risolvano tramite tempestive patch. La mancanza di una vera progressione intacca l’esperienza multiplayer, indebolendola; ma rimane comunque divertente portare tutta la distruzione di cui è capace un armatura Terminator contro le orde di genestealers che infestano la nave. La durata media di un livello è sui 40 minuti (nel caso si decida di esplorare ogni oscuro anfratto ovviamente aumenterà) e la campagna si dipana per 9 capitoli, una durata tutto sommato accettabile.
SH:D ci ha divertito, ma data la presenza di quei pochi, ma fastidiosi, problemi ne consigliamo l’acquisto tra qualche mese; quando si spera che queste magagne siano state risolte e un altro po’ di content aggiunto.
Classe 1992. Sin dalla tenera età di 6 anni affamato videogiocatore. Cresciuto a pane e pc games, solo negli ultimi anni si è dotato di qualche console, rimanendo comunque fedele al suo credo originale.
28 Marzo 2017
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