La riforma del Senato, fra ritardi, annunci e marce indietro, sembra andare faticosamente avanti. La sostanza di come sarà organizzata la nuova camera legislativa italiana si può trovare qui.
Per chi tuttavia non avesse voglia di leggere l’articolo, la sintesi è tutta in questa frase:
”100 senatori totali (invece di oltre 300, com’è oggi); 95 scelti dai consigli regionali e 5 di nomina presidenziale. Con poteri ridotti: non potranno votare la fiducia al governo e nemmeno la maggior parte delle leggi (più in basso nel post, le specifiche funzioni del nuovo Senato). Lo stipendio dei consiglieri regionali che si occuperanno del Senato sarà portato a livelli pari a quelli dei sindaci maggiori, e quindi abbassato”
Questi quindi i cambiamenti:
Il testo del governo NON prevedeva l’immunità parlamentare per questi nuovi senatori (o così almeno sostiene la Boschi), ma capire qualcosa in questo delirio è particolarmente difficile: come molti hanno notato, in questi giorni stiamo assistendo ad un pietoso gioco dove tutti cercano di non rimanere con il cerino in mano: la Boschi sostiene che gli emendamenti venivano da esponenti di tutte le fazioni politiche, ma FI e 5S se ne sono chiamati fuori, e la Finocchiaro (PD) accusa la Boschi di aver visto e firmato il nuovo testo (e quindi di essere d’accordo), ma soprattutto di aver stravolto quello che lei aveva in progetto di fare (a suo dire, aveva sì proposto un emendamento per l’immunità parlamentare, ma il suo prevedeva che l’autorizzazione a procedere venisse dalla Consulta e non dal Senato).
Si aggiunge al coro anche Calderoli (a forza di dai e dai, sono riusciti a far dire qualcosa di interessante persino a lui): non solo rincara la versione della Finocchiaro, ma presenta anche i documenti.
Il coro dei 5S invece fa tanto chiasso, con Di Maio che sbraita “Non avete scuse”, e non è il solo: in questi giorni l’opinione pubblica è parecchio infervorata su questo argomento, che sembra l’ennesima misura pro-casta per salvare dalle grinfie della magistratura tutti coloro che si possono salvare.
Ora, cos’è questa immunità parlamentare?
È un diritto garantito ai parlamentari dall’articolo 68 della Costituzione, che recita così:
“I membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell’esercizio delle loro funzioni. Senza autorizzazione della Camera alla quale appartiene, nessun membro del Parlamento può essere sottoposto a perquisizione personale o domiciliare, né può essere arrestato o altrimenti privato della libertà personale, o mantenuto in detenzione, salvo che in esecuzione di una sentenza irrevocabile di condanna, ovvero se sia colto nell’atto di commettere un delitto per il quale è previsto l’arresto obbligatorio in flagranza. Analoga autorizzazione è richiesta per sottoporre i membri del Parlamento ad intercettazioni, in qualsiasi forma, di conversazioni o comunicazioni e a sequestro di corrispondenza“
Una volta era necessaria l’autorizzazione a procedere anche per iniziare il solo procedimento penale; dal ’93, tuttavia, questa limitazione è stata tolta.
Perché esiste questa norma?
Semplice separazione dei poteri che vige in ogni paese civile. Cito dall’Archivio Storico del Corriere:
“Il principio della immunità e della inviolabilità parlamentare risale a un’ epoca in cui i sovrani avevano ancora poteri esecutivi e potevano sbarazzarsi di un oppositore particolarmente sgradito facendolo arrestare per un reato vero o presunto.”
Da qui ne consegue che la ratio dell’immunità parlamentare esiste e va oltre l’interesse di casta: si tratta di una tutela importantissima, che serve ad impedire ingerenze nel potere legislativo da parte del potere giudiziario. Va ricordato che una tutela analoga è garantita ai magistrati, che del loro operato rispondono al CSM, un organo di loro pari, in maniera simile a quella in cui i parlamentari rispondono al Parlamento. Lo stesso Grillo ammette che la questione non si può liquidare con due parole:
” facciamo un esempio: c’è una votazione di particolare importanza (fiducia o sfiducia a un governo, legge di riforma costituzionale o elettorale, elezione del Presidente ecc.) e l’esito è incertissimo, dato che si gioca sul margine di uno o due voti; un magistrato non perfettamente disinteressato (ce ne sono o, comunque, potrebbero essercene) arresta due o tre parlamentari, determinando, in questo modo, l’esito della votazione. Nei fatti sarebbe un colpo di Stato.”
Parecchi costituzionalisti fanno inoltre notare che è difficilmente difendibile, da un punto di vista strettamente costituzionale, l’immunità per alcuni parlamentari e non per altri.
Perché più o meno tutti sbraitano contro questa norma?
Per questo. Ma anche per questo. E per questo. Gli arrabbiati, insomma, sostengono che l’idea stessa che possa esistere l’immunità, nel Parlamento dove sedeva Dell’Utri, sia pura follia; di per sé, non è un’argomentazione da buttare via: Berlusconi, per esempio, era entrato in Parlamento proprio per salvarsi le chiappe.
Inb4: sono tutte persone per le quali l’autorizzazione a procedere è stata concessa.
Risposta all’inb4: innanzitutto gli arrabbiati vedono un sacco gente che delinque e qualcuno che ogni tanto viene preso, e la cosa li fa incazzare alquanto.
In secondo luogo, l’opinione pubblica in quei casi aveva fatto molto chiasso, ed era impossibile difendere questi signori senza subire un gravissimo danno d’immagine.
Per altri casi meno “rumorosi”, l’autorizzazione è stata negata in sordina, vedi qui e dintorni per il Senato, qui e dintorni per la Camera.
(tra l’altro, poi qualcuno mi spiegherà perché ‘sti due siti sono così dannatamente diversi).
Quali potrebbero essere le soluzioni?
La soluzione proposta dalla Finocchiaro in materia (che, per inciso, è simile nel metodo a quella proposta da Grillo; anche un orologio rotto può segnare l’ora giusta, due volte al giorno) sembra essere funzionale allo scopo: l’istituzione di un giudice terzo, quale che sia, che decida di caso in caso se procedere agli arresti o meno.
Questo, però, solo nel caso delle misure che comportano una restrizione della libertà personale, NON per quello che riguarda invece le attività di indagine della magistratura, quali l’iscrizione nel registro degli indagati, le intercettazioni telefoniche e simili.
In primo luogo perché le attività di indagine non interferiscono con il potere legislativo, ma soprattutto perché va da sé che l’attivitità di intercettazione ha senso solo fintanto che l’intercettato è ignaro di essere indagato. Nel momento in cui gli chiedi se puoi intercettarlo, se è una persona furba smette di usare il telefono.
Anche nella migliore delle ipotesi, più che Razzi in un’inchiesta simile non prendi nient’altro; fermo restando comunque che, anche se non si dovesse chiedere l’autorizzazione al Parlamento, potrebbe arrivare lo stesso il fenomeno che si diverte a rompere le palle alla magistratura divulgando informazioni potenzialmente riservate al momento sbagliato, ma quello è un altro discorso che merita un capitolo a parte.
Per chi volesse ulteriori approfondimenti rimando a questa pagina, che, seppur scritta in burocratichese abbastanza stretto, può essere letta più o meno scorrevolmente anche dai neofiti; la parte concernente l’immunità parlamentare si trova nel paragrafo sulla legge 140 del 2003, articolo 4 e successivi.
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