Sindromi da falso riconoscimento, il concetto di doppio ha affascinato l’umanità fin dai suoi albori. Astrologia, religione, filosofia, psicologia e psicoanalisi, ma anche parapsicologia, cinema e letteratura: i rimandi al concetto di doppio sono innumerevoli. Gran parte dell’interesse deriva più o meno direttamente dall’ambito clinico: chi non ha associato almeno una volta il disturbo dissociativo dell’identità al grande classico “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde”? A corollario dei disturbi in cui il doppio ha una dimensione interna, esistono anche condizioni cliniche per le quali il doppio è presente negli altri.
La capostipite di queste particolari condizioni cliniche, dette anche sindromi da falso riconoscimento, è la sindrome di Capgras: chi ne soffre è convinto che una persona affettivamente significativa sia stata sostituita da un sosia. Il disturbo delirante può presentarsi in concomitanza con una malattia psichiatrica (schizofrenia) ma anche avere basi più organiche (lesione cerebrale, ictus, demenza, epilessia e abuso di sostanze). Le componenti emotive e paranoidi sembrano avere un ruolo chiave: il doppione è solitamente il coniuge, un parente più o meno stretto o un figlio, anche se non mancano casi di animali domestici e oggetti inanimati. Il sosia viene percepito come un impostore e viene trattato con ostilità, fino ad arrivare all’omicidio. Pur essendo la sindrome da falso riconoscimento più comune, la sindrome di Capgras non è l’unica. Di seguito una lista (non esaustiva) di alcune sindromi:
La sindrome di Capgras rimane comunque quella più studiata ed utilizzata per proporre dei meccanismi eziologici comuni a tutte le altre sindromi.
Uno dei primi modelli volti a spiegare l’insorgere della sindrome di Capgras ha proposto un danneggiamento nei circuiti neuronali coinvolti nel riconoscimento dei volti. Il modello in questione prevede una suddivisione tra riconoscimento implicito ed esplicito, ognuno dei quali è associato ad un preciso circuito neuronale. Nella sindrome di Capgras sembrerebbe mancare la componente implicita, ossia la risposta emotiva solitamente associata alla percezione di un viso familiare. In quest’ottica, il corrispettivo della sindrome di Capgras è la prosopagnosia. La prosopagnosia, conosciuta anche come “cecità per i volti”, è un deficit percettivo per cui è impossibile riconoscere i tratti d’insieme dei volti. La componente implicita sembrerebbe però rimanere intatta. La conduttanza cutanea (marcatore biologico dell’attività del sistema nervoso autonomo, a sua volta implicato nella regolazione delle emozioni) è più elevata quando le persone affette da prosopagnosia vengono confrontate con i volti di persone familiari. Riassumendo, nella sindrome di Capgras sembrerebbe essere intatto il riconoscimento esplicito ma non quello implicito, mentre nella prosopagnosia sembrerebbe essere il contrario.
I pochi studi di neuroimaging sembrano confermare questa ipotesi. In una persona affetta da prosopagnosia si è potuto constatare il danneggiamento dei circuiti neuronali del sistema di riconoscimento esplicito e la totale preservazione di quelli impliciti. Lo stesso gruppo di ricerca ha recentemente trovato anomalie strutturali del sistema di riconoscimento implicito in un paziente affetto da sindrome di Capgras. Oltre a questo, il paziente non ha mostrato nessuna differenza nella conduttanza elettrica quando esposto a volti familiari ed estranei. I due studi in questione vanno ovviamente relativizzati: generalizzare per entrambi i disturbi partendo da un caso singolo sarebbe follia. Inoltre, il modello teorico discusso fino ad ora non spiega come è possibile sviluppare la sindrome di Capgras in caso di cecità e non è in grado di spiegare come è possibile sviluppare contemporaneamente due o più sindromi da falso riconoscimento. Studi più recenti hanno messo in discussione la conduttanza elettrica come marcatore biologico per la regolazione delle emozioni. Inoltre, il mancato aumento di quest’ultima quando confrontati con volti familiari non porta direttamente alla sindrome di Capgras. Queste zone grigie sono state rivisitate da Darby e Caplan. Il loro modello teorico mette al centro del discorso un deficit mnemonico. Le persone affette da sindrome da falso riconoscimento non sarebbero in grado di associare il giusto ricordo allo stimolo “in entrata” (esterno oppure interno, quindi un altro ricordo). In questo modo sarebbero erroneamente portati a etichettare lo stimolo in questione come qualcosa di nuovo. Il delirio si formerebbe quindi come conseguenza del mancato riconoscimento di tale errore. Anomalie strutturali nel lobo frontale, regione cerebrale sovente implicata nel riconoscimento e correzione di credenze errate, così come deficit mnemonici sono caratteristiche comuni nelle sindromi da falso riconoscimento.
Data la rarità delle sindromi, la maggior parte delle pubblicazioni al riguardo tratta casi singoli, rendendo difficile l’identificazione di fattori comuni e la verifica dei vari modelli eziologici. Il quadro clinico è ulteriormente complicato dalla concomitanza di più sindromi da falso riconoscimento o di sindromi di natura diversa nello stesso individuo: esistono casi documentati nei quali sindrome di Capgras, di Fregoli e di Cotard si presentano insieme (nella sua forma più grave, i pazienti affetti da sindrome di Cotard sono convinti di essere morti). Per quanto affascinante e in linea coi risultati più recenti, il modello proposto da Darby e Caplan non dice nulla sul ruolo del delirio per il paziente in base oppure in base a quali elementi si dovrebbero differenziare le sindromi di origine organica da quella psichiatrica. Tante domande rimangono quindi ancora senza risposta.
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