Chiunque abbia giocato a uno dei tanti giochi Pokémon ambientati a Kanto ricorderà Lavandonia: la città-cimitero, quella dove incontriamo i primi Pokémon Spettro e conosciamo la triste storia di Cubone.
A Lavandonia è ispirata una delle più famose leggende sul mondo Pokémon, la Sindrome di Lavandonia, una storia che poi è diventata la capostipite delle Poképasta: un tipo di racconto che costituisce di fatto un piccolo genere letterario, diffuso nei forum online e nei siti dedicati.
Una Poképasta è un breve racconto a tema Pokémon, ma con forti tinte inquietanti e misteriose. È un sottogenere delle Creepypasta : brevi racconti horror, scritti nei forum online e poi sfuggiti subito al loro autore per diffondersi su Internet e per venire contaminate dalle modifiche di chiunque, in modo simile alle leggende metropolitane. Le Poképasta, però, sono qualcosa di più speciale del semplice racconto horror.
Per capirne la ragione dobbiamo risalire alla Sindrome di Lavandonia e ai primissimi giochi, Pokémon Rosso e Pokémon Verde. Cominciando la partita, i giovanissimi giocatori si ritrovano nel mondo Pokémon, un mondo gioioso, fatto di avventure e di amicizie, e vengono loro affidate queste creature, di cui devono prendersi cura. Esplorando la regione di Kanto, si forma presto un forte rapporto di fiducia e affetto tra il giocatore e i suoi Pokémon. Improvvisamente però, ad un certo punto del gioco, il giocatore si ritrova nella città di Lavandonia: consigliamo, per il seguito dell’articolo, di ascoltare questa traccia.
Per la prima volta, il giocatore scopre che i Pokémon possono morire. La città è avvolta in un’atmosfera gelida e immobile, la trama è ambientata nella Torre Pokémon, un colossale cimitero dove i personaggi piangono i loro Pokémon perduti. La musica che suona in sottofondo a Lavandonia, a differenza delle musiche leggere e spensierate che abbiamo ascoltato finora, è una lenta successione di suoni acuti, simile al ticchettio di un orologio.
Nei mesi successivi al rilascio del gioco, in Giappone furono registrati circa duecento casi di suicidi di bambini tra i 7 e i 12 anni, avvenuti prevalentemente per impiccagione o per salti da grandi altezze. Sembra che questi suicidi avvenissero solo dopo che i bambini, nel gioco, arrivavano a Lavandonia. Nella traccia musicale sono infatti presenti dei toni binaurali, un’illusione sonora che, avvertita solo dai bambini, portava alla pazzia e in molti casi al suicidio. La Nintendo, aiutata dal governo giapponese, mise a tacere i casi e rilasciò subito una nuova versione del gioco, dove la musica di Lavandonia era stata abbassata di alcune frequenze.
Ma che cosa c’è di reale dietro questa storia? In realtà nulla.
È vero che la musica originale di Lavandonia impiega i toni binaurali. Si tratta di un file MIDI riprodotto su due canali, che produce un effetto di battimento acustico percepito dal cervello umano. Tuttavia, c’è ben poca evidenza scientifica dietro gli effetti sull’uomo di queste frequenze, positivi o negativi che siano, quindi si possono ragionevolmente escludere tutti i presunti effetti nefasti sulla psiche che vengono descritti nel racconto. Oltretutto, nessun suicidio a causa di questa musica è stato mai segnalato, a tal proposito non esistono né conferme né smentite.
Quindi no, la musica di Lavandonia non ha mai portato nessuno alla follia.
Tuttavia c’è un fatto da chiarire, in quanto la fama del racconto si poggia indirettamente su di esso.
Il 16 dicembre 1997, in Giappone andò in onda l’episodio Dennō Senshi Porygon, della prima stagione della serie animata dei Pokémon. Una scena di questo episodio, in cui per qualche secondo si alternano luci lampeggianti blu e rosse, scatenò fenomeni epilettici in circa 600 bambini. Questo fatto fu denominato Pokémon Shock dalla stampa giapponese.
Tutto questo, naturalmente, non ha nulla a che fare con la Sindrome di Lavandonia, però ha contribuito alla sua nomea. Questa storia è solo la più antica Poképasta: quasi una leggenda metropolitana nella forma, eppure contiene già tutti i requisiti che più tardi diventarono un canone.
Un elemento inquietante del gioco, un evento soprannaturale, le azioni nel gioco che cominciano ad avere conseguenze nella realtà: tutte queste caratteristiche trovano ispirazione e terreno fertile nei giochi Pokémon. Vari elementi infatti concorrono a dare toni misteriosi al mondo Pokémon. Molti giochi, in particolare i primi, erano disseminati di glitch: il glitch della Città dei Numeri, il camminare attraverso i muri, la clonazione dei Pokémon. E molti di questi glitch hanno toni sovrannaturali, in particolare il primo.
Una volta completata la trama, il giocatore può esplorare liberamente un mondo che rimane pressoché immutato. Portare i propri Pokémon al livello 100, sogno di tutti i bambini, fa sì che questo mondo monotono venga esplorato in ogni angolo, e che i suoi piccoli misteri diventino interrogativi sempre più grandi. A cosa servono gli Unown? Come si fa a far apparire l’Isola Miraggio? Cosa c’è dietro ai diari della Villa Pokémon dell’Isola Cannella? Si può catturare Mew?
Ognuna di queste domande trova risposta in qualche teoria e ogni teoria trova una sua espressione in una Poképasta. Inevitabile poi che questa espressione ricorra agli stilemi del racconto horror: un po’ per adeguarsi a un canone, un po’ per cercare l’impatto e una maggiore diffusione su Internet.
Infine, i giochi Pokémon sono disseminati di piccoli misteri, quest secondarie, riferimenti ad un universo espanso che coinvolge il manga, l’anime, i film e il merchandising e che si carica spesso di tratti inquietanti. Ne riportiamo uno su tutti: in quasi ogni gioco, il protagonista ha la mamma ma non il papà, i personaggi sono in gran parte bambini e anziani, ci sono palestre e centri Pokémon ovunque, ma pochi luoghi di svago. Lt. Surge, capopalestra di Aranciopoli, dice che “i Pokémon lo hanno salvato durante la guerra”: sembra chiaro allora che il mondo Pokémon ha appena attraversato una devastante guerra, e magari i Pokémon sono nati proprio dalle radiazioni atomiche. Insomma, viene proprio voglia di scriverci una storia sopra.
(Si ringrazia Adriano Chialastri per la parte di debunking sulla Sindrome di Lavandonia)
Studente di Matematica per l'Ingegneria, appassionato di libri. Ha trascorso un anno in Alaska.
30 Maggio 2017
18 Aprile 2017
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1 Aprile 2017
30 Marzo 2017
Studente di Matematica per l'Ingegneria, appassionato di libri. Ha trascorso un anno in Alaska.
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