Su Overwatch sono stati spesi fiumi di parole. Si è insediato con prepotenza nell’olimpo degli sparatutto online nell’anno del Signore 2016, Maggio per la precisione, collezionando sempre più appassionati durante il tragitto, senza rallentare e, anzi, aggiungendo, evento dopo evento, skin, modalità di gioco e addirittura nuovi personaggi.
Il gioco è divertente, veloce e equilibrato ma… Rimanete da soli dopo ogni partita? Nessuno vi vota? xXxDoinYourMumxXx vi ha scritto “F**k you” in chat nonostante le vostre quattro medaglie d’oro? Allora forse è tempo di farsi un esame di coscienza (o più semplicemente prendere meno sul serio le cose) perché dopo mesi e mesi di gioco tutti sanno quali sono quei giocatori, quelli che nessuno sopporta né dovrebbe essere tenuto a sopportare.
Eccovi allora una non professionale ma spassionata lista dei giocatori che nessuno vorrebbe nel proprio team.
Sei seduto sul carico con lo scudo dispiegato, Mercy ti cura dalle retrovie, Soldato-76 e Pharah sparano e tengono a bada i nemici davanti a voi. Ovviamente una ultimate potrebbe cambiare radicalmente e velocemente questo equilibrio, ma per ora vi fa guadagnare metri. NO. Il Reinhardt razzo vuole il brivido, pensa: “Sono un gigante di svariati quintali dentro un’armatura epica e impugno il martello più grosso che si sia mai visto nella storia dell’umanità, stare seduto su questo trabiccolo a proteggere tutto il team non è degno del mio nome”. È a quel punto che il ditino scivola su shift, e la bestia tedesca si lancia a razzo dentro le fila nemiche, morendo come un cretino e lasciando l’intera squadra esposta alle ultimate avversarie, tenute in caldo fino al momento della rottura dello scudo (o, appunto, al Reinhardt razzo).
Se la sua versione razzo è tipicamente innescata da un eccesso di fiducia, questa è figlia della sua mancanza. Allora se vedete un Reinhardt di fronte al payload, scudo spiegato, che trema qua e là e non sa cosa parare, quale direzione coprire, o continua a saltellare sperando che un colpo in meno gli dia il vantaggio necessario, fuggite. Fuggite poiché, sicuramente, nel microsecondo in cui quei tre pixel di hitbox che formato la punta dei vostri capelli saranno scoperti perché il vostro tank ruota come la porta girevole della Trump Tower dopo l’annuncio della sua candidatura, un Hanzo avversario vi punirà, e lo farà a buon diritto.
Reinhardt non è fatto per ballare, non fatelo.
Non c’è dubbio, dopo l’evento di Halloween la curatrice svizzera ha visto un’impennata nel numero di giocatori che vogliono usarla (stando ai dati di pornhub). Certo, Mercy è una healer con grandi capacità di movimento, che dipendono dalla presenza di alleati. Ma il fatto che abbia questa capacità non vuol dire che vada usata perennementeognitresecondi. Curare 5 punti ferita qua per poi volare per curarne 50 là, poi tornare a quello di prima e indietreggiare tantissimo per supportare quello che non trova i medipack non serve a nessuno. Certo, tenere in vita il team è importante, sempre, ma molti dimenticano la possibilità di Mercy di potenziare il danno, cosa che se applicata al giusto personaggio vale molto più di tenere l’intera squadra sopra il 75% di punti vita. Una D.Va può tenere a bada diversi nemici con il giusto cambio tra cura e potenziamento. Non volate troppo in giro, soprattutto per andare a salvare quel Reinhardt che si getta a razzo dietro le linee nemiche. E’ andato, capito?! E’ morto! Morto!
State giocando la partita perfetta con Soldato-76. Avete spinto fino alla fine morendo solo una volta perché una Mercy è volata via nel momento peggiore. Ma sei lì, tutti i nemici davanti a te, il carico alle spalle, puoi vedere il bianco delle loro pupille e lo scintillare giallo delle porte del loro spawn. Mancano sì e no 20 metri, Ana, da dietro, ti potenzia e ti tiene curato, e in basso, in mezzo allo schermo, la fiamma azzurra della tua ultimate arde così intensamente che sembra sussurrarti qualcosa all’orecchio, come un’amante premurosa. Premi Q “Ti ho nel mir…” *bang*
La Mei alleata se l’è fatta nel Refrigiwear e nel dubbio ha alzato la sua barriera di ghiaccio. La strettoia che conduce agli ultimi metri del tragitto è del tutto bloccata. I fulmini azzurri del potenziamento di Ana danzano ai bordi dello schermo e sembrano farsi beffa di te, fino a quando spariscono, come se nulla fosse successo. La barra della ultimate si svuota e quella Mei ancora non si è decisa a togliere il muro di ghiaccio che, quando, anche lui, supera il suo tempo limite, svanisce rivelando i sorrisetti imbarazzati del team avversario, il quale probabilmente sarebbe ben felice di farsi macellare solo per solidarietà. Ma non lo fanno, un crollo psicologico si abbatte sulla tua squadra come un tetto di cemento su colonne di legno. La partita è persa.
Non siate mai quella Mei.
Reaper ha due abilità molto interessanti, ma del tutto inutili in ambito offensivo diretto. Il Reaper è ignoranza sottile. Il Reaper si teletrasporta in un punto alto e non controllato, cade in mezzo ai nemici, sfonda un paio di tank (o l’intero team ultimate permettendo) e poi, quando il danno si fa ingente, batte in ritirata in forma spettrale. Queste sono le sue abilità: “Passo d’ombra” per entrare in posizione di dominanza e “Forma spettrale” per defilarsi con stile senza sembrare un beta.
Di conseguenza, non usatele in maniera offensiva diretta. Non teletrasportatevi in faccia ad una Widowmaker pensando che “In fondo l’animazione non è così lunga”, perché finirete nel paradiso degli psicopatici prima di dire “Muori”; ma soprattutto non usate la forma spettrale per entrare nel team nemico sperando di usare l’ultimate. Se siete fortunati, mentre siete in forma spettrale, passerete i 3 secondi più lunghi della vostra vita: girerete fischiettando con fare vago e ogni singolo membro del team avversario vi osserverà e vi terrà sotto tiro, aspettando quel patetico momento in cui l’abilità cesserà e voi non farete in tempo nemmeno a premere Q. Aggirate e sorprendete, punto.
In competitiva non si usa Hanzo. Punto. Sì fa danno, sì ha hitbox grandi come i muscoli di Zarya, ha un’ultimate piuttosto distruttiva se usata in team, ma non prendetelo. Non fatevi domande, non usatelo. No, non state seguendo il mio consiglio, non usatelo. Credo sia successo a tutti di iniziare una partita competitiva e vedere la chat di squadra andare in ebollizione perché un tizio ha preso Hanzo. In attacco. Credo sia successo a tutti, poi, di leggere la risposta del suddetto: “Trust me”.
Per poi vederlo sempre in spawn e quando, dopo ¾ di partita, usa finalmente l’ultimate lo fa da 100 metri PERCHE’ E’ SEMPRE NEL DANNATO SPAWN.
Non credete agli Hanzo. MAI. Ma dopotutto è una scelta che non ricade su di voi, mettetevi il cuore in pace se dopo qualche richiesta gentile questo nemmeno risponde in chat. Mettetevi il cuore in pace se, nella sconfitta, quel dannato Hanzo si prende pure il “Play of the game”, uccidendo tre persone. Le uniche in tutta la sua dannata partita.
Questo tipo di giocatore è quello che pecca di troppa poca stima nelle sue capacità e troppa precisione nei suoi intenti. La D.Va precisina è quella D.Va che non userà mai la sua ultimate, tranne quando tutto rallenta e sullo schermo appare la scritta “Sconfitta”. Passa interi minuti a calcolare l’angolo perfetto per lanciare il suo mech esplosivo, quantificando velocità del vento, inclinazione della tettoia su cui scivolerà, intenzioni dei nemici e buttando giù un veloce paper sulla teoria del caos. Quando arriva il fatidico momento è sempre troppo tardi: il push o la partita finiscono, e tutto va sprecato in una nuvola di fiamme e lampi blu.
Questi sono solo alcuni degli stili di gioco che mandano su tutte le furie i patiti di Overwatch, ce ne sono tantissimi, tra gli altri: la Phara inchiodata, McCree-A-sorpresa non a sorpresa o il Lucìo nonticuro (ho finito i nomi i belli). Ma una cosa è certa: l’importante è divertirsi devono tutti bruciare all’inferno.
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