Con il fatidico arrivo del 21 dicembre 2012 e con l’altrettanto enfatizzato arrivo delle festività natalizie stiamo assistendo a un sensazionalismo religioso senza pari.
Dall’alto della mia umile postazione da impiegata ogni giorno devo fronteggiare una parata inarrestabile di Testimoni di Geova, nonché sorbire una valanga di notizie riguardanti Dio, religione, feste, regali, presepi e tanto altro.
La verità è che ne ho le #PALLE PIENE.
Avete visto bene, mi sono convertita anch’io al cancelletto twitteriano, il che rimanda all’ultima notiziona in campo di social network: il Papa su Twitter.
Già la cosa in sé mi fa girare i quattro quinti, evidentemente il Santo Padre ha parecchio tempo da perdere per dedicarsi anima e corpo a quella che è una crociata contro i mulini a vento, un’operazione commerciale per comprare fedeli. Mascherata da iniziativa per gente giovane, in realtà l’avvento della Santa Chiesa su un social network di poche parole non è altro che un chiaro segnale di depressione della fede, un tentativo sciocco di raccattare qualche fedele in più per ingigantire il già impressionante ego papale, attraverso un’approvazione che arriva non più da persone fisiche ma da avatar inseriti nel contesto versatile e volubile della rete. In pratica la religione si trasforma in trend del momento, al pari dell’ultimo modello di stivale borchiato. In sostanza, mancava solo questo al business papale affinché diventasse davvero un prodotto commerciale.
Tralasciando il lato più frivolo della faccenda, che sicuramente può piacere ai twitteraddicted, questo volersi inserire in un campo così poco consono mi fa venire in mente una cinquantenne che vuole andare in discoteca alla domenica pomeriggio.
La religione intesa come Chiesa non mi è mai andata giù: per quanto sia convinta che un Dio esista sono assolutamente in disaccordo con quella che è la massificazione della religione,mi spiego meglio: la domenica a messa, tutti a dire le stesse cose, una Bibbia che è stata scritta a mille mani interpretata in miliardi di modi diversi, un culto votato alla povertà ma che poi è comandato da una comunità rivestita d’oro, con uno stato indipendente, con un capo che con una mano comanda il volgo e con l’altra conta i proventi.
Una comunità che parla di amore fraterno e che poi è gremita di pedofili, un affare di stato camuffato dietro a quello che viene chiamato un Credo comune, in nome della più grande truffa legalizzata del mondo. Un mondo a parte che si vota al prossimo ma poi non fa abbastanza, però il tempo da sprecare su twitter per postare (a breve) versi e versetti lo trova, come se potessero dare un aiuto concreto, al pari del KONDIVIDY SE CIAI 1 KUORE !!11!!!1!!1
Vanna Marchi insegna: approfitta delle debolezze della gente e ti seguiranno in capo al mondo. Ecco,per me la chiesa sta facendo la stessa cosa, però in maniera più raffinata. Ha capito che è inutile intestardirsi con chi ha davvero dei problemi, bisogna prima ingraziarsi chi di problemi non ne ha, attraverso uno dei canali che è diventato, alla pari di Facebook, la debolezza di molti: Twitter.
Sia ben chiaro, non sono qui a moralizzare alcunché, però mi domando: quale sarà il prossimo passo? Già mi immagino le foto da poser realizzate con Cam Wow retrò di fronte ad uno specchio con la didascalia: “Pronto per la messa! XD”, magari in posa a tre quarti chefapiùfico.
Ultimo appunto: parte il contest “Il Papa che vorrei”. Non fosse altro che è solo un personaggio di fantasia, io sceglierei Don Camillo, un personaggio deciso, convinto e colpito frequentemente da allucinazioni uditive. LOL
Dani
14 Aprile 2017
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