François Fillon ha vinto le primarie dei Repubblicani di Francia con il 66,5% dei voti e sfiderà (almeno secondo gli attuali sondaggi) Marine Le Pen alle presidenziali del 2017, dato che il Partito Socialista è dato molto indietro rispetto a Repubblicani e Front National, il partito di estrema destra che in Francia si è imposto come una realtà da prendere in considerazione. Nel suo discorso di vittoria si è riferito al fatto di essere partito come sfavorito anche solo per il passaggio del primo turno delle primarie repubblicane e ha richiamato i sostenitori del suo partito all’unità, elogiando il suo sfidante Alain Juppé e definendolo “un uomo di Stato”. Ha concluso criticando l’attuale governo di Valls e la presidenza Hollande, definendo gli ultimi cinque anni di governo socialista come “patetici”.
Il primo turno delle presidenziali si era tenuto domenica scorsa: i principali favoriti per il superamento del turno erano il sindaco di Bordeaux Alain Juppé e l’ex presidente Nicolas Sarkozy. Al termine dello spoglio è maturata la grande sorpresa: Fillon si trovava in testa con il 44% dei voti, seguito da Juppé con il 28% e da Sarkozy con il 20% dei voti. Giovedì 24 si è tenuto anche il dibattito televisivo tra i due candidati vincitori che, secondo la maggior parte degli analisti, ha visto prevalere il senatore del dipartimento della Sarthe. Durante l’evento sono emerse in tutta chiarezza le posizioni dei due candidati: da un lato il più moderato Juppé, dall’altro il più tradizionalista e conservatore Fillon. Quest’ultimo ha dimostrato un dominio pressoché totale anche a livello territoriale, dato che il primo ha vinto solo nella Gironda (suo feudo), nella Guyana e nella Corréze.
Uno degli aspetti più importanti di questo secondo turno è proprio questo: il Partito Repubblicano francese ha dimostrato di coprire uno spettro politico piuttosto ampio senza sfaldarsi. Da un lato il moderato Juppé ha mostrato posizioni piuttosto aperte nei confronti della diversità etnica e religiosa in Francia, dichiarando a più riprese di voler costruire “un’identità felice” per la Francia multiculturale. Il sindaco di Bordeaux ha puntato forte sulla riduzione dell’intervento statale nell’economia del paese, anche per distanziarsi dall’area socialista. Dall’altro lato Fillon ha puntato forte sul sostegno statale agli imprenditori volto (nelle sue intenzioni) a creare almeno mezzo milione di posti di lavoro. Ha inoltre rimarcato con forza le proprie convinzioni su questioni sociali: ha promesso di rivedere la legislazione sui matrimoni gay e (probabilmente) sull’aborto in senso maggiormente conservatore proteggendo al contempo l’identità nazionale francese e domandando che la religione islamica in Francia accetti ciò che anche altri hanno accettato in passato, ovvero che “estremismi e provocazioni qui non sono bene accetti”. Per quanto concerne la politica estera, invece, Fillon è notoriamente filo-putiniano e improntato ad una politica di difesa del ruolo della Francia nel mondo, avendo dato l’impressione di essere disposto ad allearsi con Assad in chiave anti-ISIS.
Fillon ha ricoperto la carica di sindaco di Sablé-sur-Marne dal 1983 al 2001, venendo eletto a più riprese presso l’Assemblea Nazionale. Tra il ’93 e il ’95 è stato ministro della Ricerca nel governo Balladur. Dopo il ’95 e l’elezione di Chirac è uno dei pochi sostenitori del precedente Primo Ministro a figurare nel nuovo governo Juppé I come ministro delle Poste e dell’Informazione. La carica durerà fino al novembre del ’95 quando vi è il rimpasto di governo e Fillon approda al ministero del Lavoro, dove rimarrà fino al giugno del ’97. Nel 2002, dopo la rielezione di Chirac, è uno dei papabili nuovi primi ministri, ma il Presidente opta per Raffarin e Fillon si deve “accontentare” del ritorno al ministero del Lavoro. Nel 2005 De Villepin lo esclude dal rimpasto di governo: scriverà un articolo di fuoco per “le Monde” nel quale affermerà che dei mandati di Chirac passeranno alla storia solo grazie alle sue riforme. Nel 2007 decide di appoggiare Sarkozy il quale lo ripaga nominandolo primo ministro. Nel 2012 perde le elezioni presidenziali del partito per soli 93 voti e si scinde dall’UMP (Union pour un Mouvement Populaire, il partito “antenato” dei Repubblicani) per creare il R-UMP (Rassemblement Union pour un Mouvement Populaire), sciolto e riassorbito nel gennaio successivo in seguito ad un accordo tra Fillon e il vincente Copé.
Concludendo, le elezioni di maggio vedranno contrapporsi al primo turno quattro contendenti: come da risultato delle primarie Fillon per i Repubblicani è ormai il candidato principale, così come Marine Le Pen per la destra nazionalista di Front National. Per i socialisti Hollande sembra intenzionato a ricandidarsi, ma nel partito in molti preferirebbero la candidatura di Valls, dato che la popolarità del Presidente si trova ai minimi storici. Un possibile outsider potrebbe essere l’ex delfino di Hollande ed ex ministro dell’economia Emmanuel Macron: centrista e fondatore del movimento politico En Marche! che gli è valso la “scomunica” dai ranghi del partito socialista. Sicuramente la nomina di Fillon è una pessima notizia per la Le Pen, dato che questa potrebbe vedere ridursi buona parte dei consensi a beneficio dei Repubblicani che dopo le primarie sposteranno il proprio asse più a destra e potrebbero “schiacciare” il Front National riducendo le possibilità che il grande spauracchio dell’antieuropeismo alla francese superi il primo turno delle elezioni.
Studente studioso delle Relazioni Internazionali, particolarmente interessato a temi vicini alla Sicurezza (Inter)Nazionale. Orologiaio che cerca di capire il funzionamento di un sistema composto da 7 miliardi di ingranaggi.
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