Il sistema industriale italiano, terza manifattura europea, presenza una profonda frammentarietà nel suo modello produttivo, dove le microimpresa rappresenta il 95% della produzione totale e offre occupazione a quasi 8 milioni di persone. Si parla di una numerosissima quantità di piccole realtà imprenditoriali, spesso a conduzione familiare, che si trovano ad affrontare un mercato globale in continuo cambiamento. Esiste, però, un’importante metamorfosi in corso che l’Italia deve riuscire a sfruttare al meglio: l’Industria 4.0.
Ogni rivoluzione industriale è stata caratterizzata dallo stravolgimento in modo irreversibile del sistema produttivo tramite nuove fonti energetiche o strumentali. Da qualche anno è iniziata quella che viene chiamata Industria 4.0, ovvero la quarta rivoluzione industriale. Si tratta della digitalizzazione di tutti i processi produttivi, l’utilizzo di macchine intelligenti interconnesse fra loro e una maggior elasticità degli aspetti aziendali, dal lavoro dei dipendenti alle quantità prodotte.
Si parla, spesso straparla, della “crisi” economica italiana, utilizzando come punto di riferimento il calo dei consumi. Guardando i dati ISTAT dei consumi medi delle famiglie è possibile vedere che non vi è una netta differenza fra i risultati del 2007 e quelli del 2015. Certamente è una prospettiva microeconomica, ma ci dimostra come i bisogni sono rimasti pressoché invariati. Allora cosa è cambiato? La percezione del valore. Nonostante i consumi siano altalenanti di anno in anno (per non dire di mese in mese) vi è un costante aumento nell’acquisto dei prodotti bio con un +20% nel 2015. La forza di questi beni alimentari si trova nella comunicazione capace di convincere il consumatore di una presunta superiorità, rendendolo disposto a pagare un prezzo maggiore rispetto al mercato.
L’Industria 4.0 spinge le imprese ad avere un’immagine pubblica online, opportunità per lo sviluppo di una story telling d’impresa e del prodotto. Il saper raccontare il valore aggiunto è fondamentale per l’export quanto per i consumi interni, come l’accuratezza nella targetizzazione può permettere di arrivare al cliente ideale col minor prezzo tramite la pubblicità online e le campagne mirate.
L’Industria 4.0 può avere grande importanza per la microimpresa che produce piatti tipici del territorio (ad esempio le bissiole chioggiotte) per farsi conoscere anche fuori dal territorio, portando come valore aggiunto la ricercatezza del prodotto.
La grande paura della delocalizzazione delle industrie all’estero ha toccato tutto il mondo, ma anche questo aspetto sta cambiando. Il grande vantaggio risiedeva nel minor costo della manodopera, fattore che ha favorito moltissimo la Cina in termini di quantità prodotta e crescita economica. Prendendo sempre come esempio la Cina, la situazione della manifattura non specializzata ora come ora è particolarmente tesa: le aziende possono ottenere grandi vantaggi in termini di risparmio dalla digitalizzazione e meccanizzazione dei processi produttivi, per questo è iniziato un processo di rilocalizzazione dell’industria americana. Manodopera specializzata e infrastrutture digitali possono garantire a un paese grandi possibilità di attrarre investimenti, oltre a un’immagine pubblica d’impresa ben più apprezzata (Un abito “made in Italy” e uno “made in Pakistan” hanno feedback ben diversi).
Come già detto, un importante modo per creare valore aggiunto è tramite l’export e la ricercatezza del prodotto italiano. Infatti l’Italia, oltre essere in surplus commerciale, è uno dei principali paesi esportatori al mondo e primo esportatore alimentare nel 2015. Le possibilità di ottenere buoni risultati all’estero (o perché no anche in una regione differente, se non si vuole uscire dal paese) sono molto estese e tramite la pubblicità mirata è possibile, con un budget ridotto, lanciare il proprio prodotto in una zona specifica ai clienti ideali. Una volta stabilito il mercato in cui si vuole operare si può ricorrere ai servizi di fatturazione online, oggi alla portata di tutte le attività, e a imprese di trasporti specializzate.
Gli italiani online aumentano di anno in anno, come il traffico da dispositivi mobili (in particolar modo gli smartphone). Questo comporta un cambio nelle pratiche di ricerca del consumatore: prima di questa diffusione massiva si faceva “un giro” per cercare locali o negozi sperando di non trovare la suddetta attività chiusa, mentre oggi questa pratica si sta perdendo in favore della ricerca su browser. Un’impresa che non compare nel motore di ricerca non esiste, per questo ogni piccola attività deve essere ben rintracciabile nel momento in cui il bisogno del consumatore si manifesta. Si potrebbe aggiungere anche la questione share economy, sistemi che cercano di ridurre le inefficienze del mercato ma che ancora non hanno raggiunto lo scopo in campo lavorativo.
Le persone passano sempre più tempo su internet e sui social, la tecnologia smart ha un ruolo massiccio in tutto ciò che si fa e le imprese devono saper cogliere tutto ciò. Il mercato tende a produrre beni e servizi sempre più personalizzati in base a gusti e disponibilità economiche del consumatore, mentre le aziende si ritrovano a sostenere costi sempre ridotti grazie allo sviluppo tecnologico e la flessibilità che offre il mobile. È in corso un cambio di paradigma: per le imprese non resta che evolversi, traendone il massimo beneficio, o morire d’inefficienza.
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