IMDIE MUSIC è la nuova rubrica de Il Meglio Di Internet che va alla ricerca delle realtà emergenti in tutta la penisola, portando la giusta visibilità a progetti musicali freschi ed interessanti. Per questo primo appuntamento, abbiamo intervistato gli Edonè, trio palermitano dal sapore internazionale e dalle sonorità insieme immediate e ricercate, in attivo dal 2012, per una intensa chiacchierata tra soul, composizione, sogni ed ispirazioni, e per guardare insieme i primi due di una serie di live video di recente uscita.
EDONÈ:
I: Bene, innanzitutto parlateci di voi. Cos’è Edonè?
Genz: Siamo, prima di tutto, tre ragazzi accomunati da una passione. Esistiamo in quanto Edoné da 4 anni, anche se Gabriele, il nostro bassista, ha preso parte al gruppo a metà 2015.
Lorenzo: L’idea che sta alla base di Edonè è poter fare musica senza particolari limitazioni, gerarchie o linee guida da seguire. Cerchiamo solo di coordinare il nostro buon senso e modellarlo in base alle esigenze e ai desideri di ciascuno di noi. Da tutto questo è comunque emerso un linguaggio comune che ci consente di adottare una determinata cifra stilistica senza per questo limitarne l’evoluzione. Questo percorso ci piace: ci arricchisce personalmente e soddisfa in buona parte l’esigenza di avere a che fare con ciò che più amiamo.
I: Ad un anno dall’omonimo EP, avete iniziato a pubblicare dei live video: sotto un’impostazione musicale simile, si nota comunque una evoluzione, dal suono più indie del primo lavoro, a strutture maggiormente virate verso il neo soul. Cosa dovremo aspettarci per il futuro?
Lorenzo: Il futuro sta nelle nostre intenzioni. Le varie piccole o grandi svolte che abbiamo operato sono nate da “illuminazioni” estemporanee, idee inusuali che affioravano insistentemente e da diverse convinzioni che crollavano. L’abbandono di ogni certezza, la sana autocritica con cui poter guardare indietro e dire “Non va bene” sono state le cose più sane di questo percorso, sia nel complesso che individualmente.
Gabriele: Raramente ci esaltiamo dopo la stesura e l’arrangiamento di un brano. Rimaniamo molto lucidi, molto critici, al massimo ci lasciamo scappare un “Funziona!” con la consapevolezza che, in maniera del tutto sana e altrettanto coerente, un domani potremmo accorgerci che ciò che ci piaceva e che ritenevamo valido in realtà non lo è più. Ci si mette in discussione costantemente, senza alcun problema.
I: I lavori degli Edonè sono, come già detto, completamente autoprodotti. Quanto è importante tutto ciò per la vostra libertà stilistica? Quali i vantaggi e gli svantaggi di una scelta simile?
Lorenzo: È bene sottolineare che il confine fra la scelta e la necessità dell’autoproduzione è decisamente meno labile di quanto si voglia far credere. Oggi siamo felici di avere gli strumenti per poter fare tutto da noi; 20 anni fa sarebbe stato tutto diverso. Un musicista moderno, anche un novizio, deve essere in grado di concludere da sé l’intero percorso di composizione-arrangiamento-esecuzione-produzione-fissaggio. Dopodiché affidarsi alle persone giuste ma di “pari livello” per consulenze tecniche di sorta è la scelta che riteniamo migliore. L’idea di spendere migliaia di euro per registrare un disco è commisurata al coraggio del proprio portafogli, viste le scarse probabilità di un ritorno economico. C’è da dire però che tra i limiti del nostro primo EP vi è quello, consistente, del comparto produttivo. In questo, visti i due anni trascorsi, credo ci sia stato un altro buon salto di qualità, frutto di studi, determinate prese di coscienza ed esperienza pratica.
Gabriele: Cerchiamo di coniugare la volontà di regalare la nostra musica, autofinanziarci, offrire un prodotto che mantenga buoni standard tecnici e, perché no, venderci. Per quanto riguarda la libertà stilistica, è una domanda a cui possiamo rispondere a metà: siamo liberi di operare le nostre scelte, frutto della nostra esperienza. Non sappiamo come e quanto sia ancora plasmabile la nostra musica. Non sempre una voce autorevole corrisponde a un giogo autoritario: magari ci sono alcune sfumature determinanti che non riusciamo a cogliere e che qualcuno potrebbe valorizzare.
I: Quali sono, quindi, le vostre ispirazioni principali e come vi rapportate ad esse in fase di composizione?
Genz: Come la maggior parte dei nostri coetanei che fanno musica, abbiamo cercato in età adolescenziale di ampliare quanto più possibile il nostro bagaglio musicale. Ognuno di noi porta, però, con sé determinati artisti, generi e correnti musicali nel cuore. Nel nostro caso, le preferenze sono decisamente eterogenee: se Gabriele ha un debole per tutto ciò che concerne il funk, R’n’B dei primordi e Motown Records, io ho una certa affinità con la world music e l’elettronica Lo-Fi, mentre Lorenzo negli ultimi anni si è avvicinato tantissimo al soul, alla song americana, al bop e in generale al jazz degli anni d’oro. Questo non implica in alcun modo che gli ascolti accumulati in giovane età (rock, cantautorato, blues, progressive, alternative, grunge, new wave, elettronica e chi più ne ha più ne metta) siano stati dimenticati, anzi. Semplicemente il tutto è affiancato da una certa curiosità, sia per ciò che ci siamo lasciati indietro, sia per ciò che di nuovo c’è nel mondo.
Gabriele: Per quanto riguarda il rapportarci alle nostre influenze, oseremmo dire che cerchiamo di tenerle a bada. Non l’un l’altro, anzi: ognuno per sé. Sappiamo che quando ci ritroviamo a comporre ed arrangiare un nuovo brano, lasciarsi influenzare da ciò che amiamo di più senza opporre alcuna resistenza è tanto facile quanto lontano sia dal linguaggio comune che abbiamo adottato, sia dall’intenzione di portare avanti qualcosa che non sia eccessivamente derivativo, nei limiti del fattibile.
I: Sorge spontaneo chiedere sopratutto a Lorenzo il perché della scelta di cantare in italiano con basi ed ispirazioni così internazionali.
Lorenzo: L’italiano è la nostra lingua, ciò che caratterizza la nostra esperienza di vita e che ci mette in comunicazione col nostro contesto socio-culturale. Questo comporta (si spera) un buon livello di padronanza non solo del significato delle parole utilizzate, ma anche del significante, della forma: gli elementi fonetici che caratterizzano un termine piuttosto che un altro, sia in funzione di un eventuale messaggio da veicolare, sia in funzione della sensazione che si desidera evocare. È un rapporto mutuale e indissolubile; sviluppare questa consapevolezza per un’altra lingua è un processo lungo e che necessita un pieno coinvolgimento, correlato alla necessità di utilizzare quella determinata lingua nel quotidiano. Senza scomodare l’ipotesi della relatività linguistica o le critiche ad essa correlata, noi vogliamo sapere cosa stiamo cantando, che sia una frase di senso totalmente compiuto o un’espressione allegorica adatta al contesto per metrica e suono. Vogliamo sapere cosa diciamo e come è recepito ciò che diciamo, anche su un piano meramente estetico. Tutto questo, ovviamente, secondo noi. Chi riesce, nonostante tutto, a padroneggiare l’inglese coniugando questi vari elementi è molto bravo e compie un lavoro oculato; noi abbiamo fatto questa scelta e, per quanto a volte l’Italiano sia una lingua ostica da inserire in un contesto ritmico e melodico articolato, siamo felici così.
Gabriele: Anche questo è stato naturale: non abbiamo fatto calcoli o imposto alcunché a tal proposito. Sicuramente tutto ciò presuppone anche una sorta di “sfida” nel conciliare ispirazioni non propriamente locali con elementi lirico-semantici appartenenti alla nostra cultura, alla nostra dimensione, al nostro reale contesto.
Genz: Una nota positiva c’è: chi canticchia le nostre canzoni non deve inventare parole in un’altra lingua!
I: Cosa ne pensate della situazione musicale in Sicilia? Vi è possibilità di uscita verso il continente, come già vari artisti che popolano l’indie italiano hanno fatto, o risulta ancora una mossa complessa?
Lorenzo: Domanda difficile! Ognuno percepisce ciò che vive: ci sono artisti siciliani che potrebbero risponderti con entusiasmo, che potrebbero citare realtà che funzionano meravigliosamente e che da queste realtà hanno tratto forza per arrivare dove sono arrivati. Noi percepiamo ben altro, e la colpa è nostra, sia chiaro. Potessimo però parlare da semplici spettatori, ti diremmo che per quanto riguarda Palermo la situazione è tendenzialmente peggiorata: perfino 6-7 anni fa ricordavamo ben più movimento, più proposte, più idee. Non era la Torino degli anni ’90 ma qualcosa di interessante si formava. E in fondo si è formato e ormai ha preso il volo. Oggi la proposta musicale c’è, ma mancano gli spazi.
Gabriele: La maggior parte dei locali che programma musica live propone cover band e tributi; prima di qualsiasi inutile invettiva, bisognerebbe analizzare il dato e comprendere perché sia così difficile coinvolgere il pubblico per chi propone la propria musica, cercando le ragioni, senza per questo rifugiarsi negli alibi. Probabilmente anche un determinato andamento economico non favorisce alcun investimento che strizzi l’occhio alle nuove proposte. Per questo cerchiamo di pensare a cosa è possibile migliorare: non ci piacciono le battaglie inutili e non vogliamo disperdere energie spendibili in maniera decisamente più proficua.
Genz: In Sicilia ci sono tante realtà davvero valide, che evadono dall’essere derivative o simili a qualcosa a tutti i costi “perché non c’è nulla di male”. Tuttavia l’eterogeneità dei progetti e la dispersione spesso creano molta confusione negli ascoltatori, e rintracciare un’identità precisa in quel che nasce in questo territorio, in questo istante, risulta molto difficile, così da non generare particolare interesse.
Gabriele: Per quanto riguarda l’attraversare i propri confini non possiamo mentire: la nostra regione non ricopre una posizione felice né a livello geografico né per quanto riguarda le infrastrutture: programmare uno o più live fuori dal nostro circondario è impensabile, se non mettendo in conto una notevole perdita economica, che non sempre corrisponde a un vero e proprio investimento.
I: Cosa prevedete per gli Edonè nell’immediato futuro?
Lorenzo: Domani abbiamo prove alle 19, come sempre. Chi vuole venire a farci compagnia è ben accetto. Per il resto non siamo uno di quei gruppi con piani d’azione articolati e accuratamente programmati: cerchiamo solo di suonare live il più possibile, allargare il nostro pubblico, raccogliere riscontri, limare, migliorare, comporre, arrangiare il nostro materiale per far sì che soddisfi noi, prima di tutto. Purtroppo in questo siamo “soli”. Non abbiamo contatti, non abbiamo ali protettrici e non vogliamo averle, a meno di determinate condizioni; nessuna scorciatoia, nessun sotterfugio, nessuna illusione.
Genz: A breve pubblicheremo gli ultimi brani della nostra live session video, dopo aver già fatto uscire Fiamma Al Vento e Il Vitreo, poi decideremo se raccogliere ciò che più ci piace e registrarlo in studio. Siamo musicisti, fare musica è quello che amiamo e che continuiamo a fare ogni giorno nella nostra vita.
-prendi un’idea, mettila qui, cambia questo, cambia quello, lasciati ispirare da questo qui, mangia e dormi quando puoi-
Chitarrista per passione, studente di Medicina nelle restanti 23 ore della giornata. Se non esistesse la musica, probabilmente non avrei validi motivi per alzarmi dal letto al mattino; sfrutto questi spazi per dirvi la mia.
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19 Marzo 2017
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