Che ultimamente Blizzard stia tentando di riguadagnare la fiducia di una clientela disillusa facendo leva sulla nostalgia dei giocatori di vecchia data non è difficile da intuire. La nuova espansione di World of Warcraft, Legion, torna a concentrarsi su uno dei villain più amati dalla community, e la sua prima patch aggiorna e riapre il dungeon più popolare dei tempi di Burning Crusade: Karazhan. Non stupisce quindi la scelta di rilasciare l’accesso alla vecchia dimora dello stregone e guardiano Medivh anche come nuova avventura su Hearthstone. Se il lore resta lo stesso, la serietà del Deadwind Pass e l’austerità della torre dei corvi vengono abbandonate per una trama che strizza l’occhio ai personaggi del dungeon di Warcraft ma resta fedele allo spirito ironico e rilassato con cui il gioco di carte free-to-play è stato annunciato ormai 2 anni fa.
I vecchi e bellicosi boss sono ora infatti gli invitati della festa organizzata dal padrone di casa, Medivh. Il giocatore, invitato a unirsi al party, ha però poco tempo per ballare e divertirsi, trovandosi da subito impegnato ad affrontare ogni sorta di contrattempo: Medivh è infatti stato rapito da Prince Malchezaar, furioso per non esser stato invitato, e gli inquilini della torre sono fuori controllo. Il nostro compito sarà quello di affrontare il servizio di piatti incantato, la scacchiera e lo specchio magico, impedire al custode Curator di sguinzagliare il drago Nightbane e il satiro Terestian Hillhoof e affrontare l’addetto ai portali Netherspite per liberare il mago e ristabilire l’ordine. Come per le altre avventure, il tutto è distribuito lungo diversi piani e aree della torre che sono stati aperti di settimana in settimana a partire dall’11 Agosto.
E’ da Venerdì finalmente possibile accedere all’ultima parte di Karazhan, la Spire. Dopo esserci fatti strada tra l’agguerrito servizio di piatti del Silverware Golem e i trucchi dello Specchio Magico, la prima ala si conclude con una delle sfide più interessanti mai viste fino ad ora: la battaglia contro il Re Nero. In questo match il giocatore abbandona il formato constructed per cimentarsi in una vera e propria partita a scacchi, che come tale richiede – specialmente in modalità heroic – una particolare minuzia nel posizionamento dei pezzi. I minion non sono infatti controllabili direttamente, ma attaccano a ogni turno il pezzo nemico che hanno di fronte. Accanto ai classici pedoni si ha a disposizione un’intera scacchiera: dai cavalieri capaci di scegliere il bersaglio ma a cui non è consentito attaccare direttamente l’eroe nemico, ai curatori non dotati di danno in grado però di supportare le pedine accanto a cui verranno posizionati.
Dopo aver arraffato il malloppo (il deludente ed estremamente situazionale Moroes, e la simpatica Cloacked Huntress) si accede alla seconda ala: l’opera. Chi ha avuto la fortuna di godersi World of Warcraft ai tempi di Burning Crusade sa già cosa aspettarsi. Nella sua versione MMORPG, l’opera era un evento all’interno di Karazhan che metteva il gruppo di avventurieri di fronte a uno spettacolo teatrale semi-casuale. Solo una volta alzato il sipario si poteva conoscere quale esibizione il direttore artistico Barnes (ora trasformato in una delle carte leggendarie dell’avventura) avrebbe deciso di farci affrontare: il Lupo Cattivo, Romulo e Julianne o il Mago di Oz. Anche su Hearthstone questi sono i tre sono i personaggi che si dovranno combattere per metter le mani sull’ambito bottino. Se si ignora quella che in effetti è sempre stata l’unica vera sfida single player di Hearthstone, cioè la modalità eroica (di qui trovate un’ottima serie di guide qui), l’unico di questi boss per cui è effettivamente necessario costruire un mazzo apposito è il Lupo Cattivo. Julianne, immune fintanto che Romulo resta sul campo di battaglia e che sfrutta il potere eroico per rievocarlo, può esser battuta facilmente. Lo stesso vale per la Strega di Oz contro cui però, al contrario della sfida precedente, saremo noi a dover difendere un nostro minion, Dorothee, per evitare l’attivazione del potere del boss, capace di chiudere in un sol colpo la partita infliggendoci direttamente 100 danni. E’ il potere eroico del Lupo a renderlo un avversario stimolante: un’abilità passiva che rende tutti i nostri minion degli 1/1 che costano un solo cristallo di mana. E’ divertente sperimentare con qualche mazzo montato per l’occasione e godersi Dr. Boom e Sylvanas in campo fin dal primo turno.
Ma passiamo ora al bottino. Anche sotto questo punto di vista, il boss più interessante resta il Lupo. L’ottima Kindly Grandmother è affiancata all’Arcane Giant che sembra essere in effetti la (seconda) carta più potente e versatile dell’opera: Un minion 8/8 al prezzo apparentemente esagerato di 12 mana ma che, come tutti i giganti del gioco, vede il suo costo ridursi progressivamente nel corso della partita. Nel caso specifico, ogni magia lanciata dal giocatore renderà il gigante sempre più economico. I mazzi in cui questa carta brillerebbe sono davvero tanti: che si giochi l’hunter ‘yogg-n-load’ o il druido, il rogue o il classico tempo mage, è difficile resistere alla tentazione di infilare anche un solo Arcane Giant nel deck. Se confrontato con il gigante, Barnes, la leggendaria dell’ala, appare essere un minion piuttosto umile, un anonimo 3/4. L’ottimo effetto ne può però fare la carta chiave per una rapida vittoria. Una volta giocato, Barnes evoca una copia 1/1 di un minion casuale dal nostro mazzo. Col benestare dell’RNG (il Random Number Generator), che è spesso il vero protagonista di molte partite di Hearthstone, Barnes in combo con carte come Emperor Thaurissan, Ragnaros e Tirion Fordring può davvero regalare al giocatore un notevole vantaggio.
La terza ala, il Menagerie, si apre con lo scontro con il famigerato custode del serraglio Curator. I minion che gioca contro di noi sono protetti dal fatto che il boss stesso goda di ‘provocazione’. La sfida è superabile in almeno due modi: utilizzando mazzi farciti con spell, danni e removal, o aggiungendo carte come Sunfury Protector e Defender of Argus per costringere il boss a ingaggiare contro la nostra board. La partita contro il successivo drago Nightbane ci permetterà di cominciare il match con 10 cristalli di mana fin dall’inizio, e il boss finale, il satiro Terestian Hillhoof, potrà essere danneggiato solo distruggendo l’esercito di piccoli imp 1/1 che ammasserà in pochi turni. Sono davvero interessanti le ricompense di quest’ala: Menagerie Warden sembra essere un altro indizio a prova della volontà di Blizzard di spingere il Druido a giocare mazzi incentrati sulle Beast. La leggendaria The Curator (4/7 con provocazione che ci fa pescare una bestia, un drago e un murloc dal mazzo) può funzionare in diversi tipi di deck: Dragon Warrior, Paladin con Murloc Knight, e persino Mill Rogue (per via di King Mukla e Coldlight Oracle). Viste alcune delle precedenti ricompense dell’avventura (Zoobot, Managerie Magician), potrebbe anche essere un passo verso la creazione di un nuovo archetipo di mazzo costruito attorno a questi tre tipi di creatura. Sono buone anche le carte che si ottengono con le sfide di classe, specialmente l’ottimo drop da 1 mana per il mago, il Babbling Book. L’unica pecca di Menagerie sembra essere la carta Purify (ricompensa per il priest discussa e odiata sin dal momento della sua presentazione). Si tratta di un peschino dal costo eccessivo che difficilmente vedrà mai il campo da gioco.
A Shade of Aran e Netherspite è dedicata la Spire, l’ultima ala di Karazhan. Durante il primo scontro entrambi i giocatori godono di un bonus allo spell damage (un vantaggio che fa della corrispondente sfida di classe col rogue una partita particolarmente divertente), mentre il secondo match ricorda molto la vecchia battaglia che, in World of Warcraft, costringeva i giocatori a combattere destreggiandosi tra i diversi portali del drago-aiutante di Medivh. “Free Medivh!”, la partita che finalmente chiude l’avventura, è divisa in due fasi. La prima è un semplice scontro con Nazra Wildaxe che proverà a fermarci mettendo in campo un’armata di orchi. La sua sconfitta apre quindi la seconda parte della sfida, in cui otterremo l’arma di Medivh per combattere ancora una volta un nemico già incontrato nel prologo dell’avventura: Prince Malchezaar e il suo mazzo di demoni.
Medivh e Malchezaar sono anche le due carte leggendarie che otterremo una volta completata la Spire. Sebbene il guardiano di Karazhan (un body 7/7 al prezzo di 8 mana) possa sembrare troppo lento per competere con carte dallo stesso costo, è bene non dimenticare che il suo battle cry regala al giocatore un’arma estremamente utile: il bastone di Medivh, Atlesh, una 1/3 in grado di evocare minion (al prezzo di durabilità) ogni volta che lancerà una magia. Il valore di questa carta è dunque piuttosto alto, specialmente in mazzi control. La vera sorpresa della nuova avventura è però Prince Malchezaar. Si tratta di un minion dal body più che onesto (5/6 da 5 mana) che introduce una meccanica fino ad ora mai vista: il solo inserire Malchezaar nella nostra lista aggiungerà 5 carte leggendarie casuali al mazzo all’inizio di ogni partita. Nonostante questo “dono” sia un effetto dalla bontà indiscussa (specialmente per nuovi giocatori che possono godere solo di una collezione limitata), non si può ignorare il fatto che aumentare il numero totale di carte del deck possa risultare in una serie di sfortunate pescate morte, e ritardare inutilmente delle carte chiave che devono essere necessariamente trovate e giocate al momento giusto (Reeno Jackson, per fare un esempio).
Tra le ricompense minori dell’avventura, sono degni di nota i diversi portali (Fireland, Maelstrom, Silvermoon, Moonglade e Ironforge portal), Malchezaar’s Imp e Silverware Golem per eventuali mazzi DiscardLock, e Enchanted Raven, ottima beast per il druido.
Nonostante sia possibile intravedere diversi trend per quanto riguarda l’evoluzione del meta, è forse ancora troppo presto per azzardare previsioni. In attesa di toccare con mano l’impatto pratico che queste nuove carte avranno sui mazzi in ladder, possiamo comunque buttarci sulla modalità heroic per apprezzare appieno e in tutta la sua difficoltà questa nuova espansione di Hearthstone.
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